Alberto Ditta: Occorre tutelare gli spazi antropologici
Quale è «La base di una città vivibile» è stato il tema trattato da Alberto Ditta, presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Trapani nel suo intervento all’Assemblea Civica “Trapani a Misura d’Uomo” tenuta ieri nel complesso storico ex Principe di Napoli.
«Come le amministrazioni dovrebbero progettare una Città» è stato il percorso proposto, nel poco tempo a disposizione dall’architetto Ditta.
Ditta: servono piazze, ville, luoghi d’aggregazione all’aperto
«Il ritmo di vita contemporaneo – ha spiegato il professionista – riduce gli spazi della città a luoghi di passaggio, sempre più veloce, con perdita di significato e di luoghi d’incontro. Non ci sono quegli spazi che ci permettono di interagire fra di noi. La conseguenza non è solo il degrado urbano che ne deriva ma, anche, la perdita di una delle componenti della qualità della vita urbana rappresentata dal confronto e della crescita collettiva».
Una constatazione che propone chiaramente la soluzione al problema che lascio individuare al lettore.
L’architetto Alberto Ditta – proseguendo – ha denunciato come «anche le funzioni ricreative e di svago vengono sempre assorbite da quelle economiche. Gli spazi pubblici sono scomparsi o, quelli che ci sono sono sono usufruibili per assenza di manutenzione o di interesse da parte dell’Amministrazione».
«La Città – spiega l’architetto – non vive nelle case, la città vive fuori, nelle ville, nei parchi, in tutti i luoghi di aggregazione».
Ditta: I luoghi che non sono luoghi d’aggregazione
Per “luoghi d’aggregazione”, però, a scanso d’equivoci, Ditta non intende i pub (oggi unico Centro d’aggregazione giovanile in assenza di politiche comunali): «Vedere lì questa gente, col bicchiere in mano, che si dedicano solo a questo, la cosa mi va male, non è gradevole», dichiara.
Egualmente, fra i “luoghi d’aggregazione” l’architetto Alberto Ditta non inserisce i “Centri Commerciali” progettati solo affinché «uno entra la dentro e non esce se non compra qualcosa».
«Le categoria più deboli, bambini ed anziani rischiano di non avere [eufemismo, non ce l’hanno già più, NdR] un luogo dove riconoscersi ed in cui esprimere i propri valori», insiste il presidente dell’Ordine degli Architetti.
«I bambini passano cinque ore in un’aula a scuola – continua Ditta che spiega d’essere anche un Dirigente Scolastico – dopodiché altre cinque ore davanti il computer dentro una stanzetta. Non c’è più spazio per loro». Qui, i ricordi dell’architetto Ditta, come i miei, vanno a quando eravamo piccoli e dopo pranzo si scappava a giocare giù per strada, negli slarghi, nelle piazze.
Le proteste dei commercianti che protestano contro le strade chiuse al traffico per dare gli spazi ai “pedoni”? «se la gente è in macchina non si ferma per comprare» assicura Ditta.
In definitiva la Città deve essere «più sana, più gradevole, più … A Misura d’Uomo» sottolinea l’oratore.
L’architetto Ditta ha quindi concluso introdotto la necessità di tutelare gli «spazi antropologici» del cittadino: Gli esseri umani, infatti, non abitano solo uno spazio fisico, vivono simultaneamente in spazi affettivi, estetici, sociali, storici … insomma di uno spazio nel quale il cittadino riconosce la propria identità.