La querela contro la satira della prof. Rocca: il GIP l’esamina a maggio
Che mondo sarebbe quello senza la risata? Quello dove sarebbe negato il diritto a ridere, ma anche quello dove sarebbe impedito di sbeffeggiare il personaggio politico di turno?
Se ci limitiamo alla Città di Trapani, non possiamo dimenticare il grande Giorgio Forattini e come traspose, in una sapiente vignetta, il pensiero dell’allora sindaco Erasmo Garuccio: “La Mafia non esiste”.
La satira però diffama sostiene qualcuno. Immaginare lo stesso Erasmo Garuccio, deceduto un paio d’anni fa, senza l’immancabile vignetta che lo ha accompagnato per trent’anni sarebbe come consegnare l’ex sindaco all’oblio, ritengo invece io.
La Satira sempre odiata dai politici potenti
Si legge su Wikipedia come «Sin dall’Antica Grecia la satira ha sempre avuto una fortissima impronta politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città (la polis), e avendo una notevole influenza sull’opinione pubblica ateniese, proprio a ridosso delle elezioni».
E si legge pure come «è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell’epoca, come nel caso del demagogo Cleone contro il poeta comico Aristofane».
C’è, però, chi la satira – quando riguarda se stessi – non l’accetta e propone più o meno “violente” reazioni; oggi di rado si fa ricorso all’uccisione di chi ti sbeffeggia, o a farlo oggetto di legnate: ecco che quindi si apre la strada al più “civile” ricorso della querela giudiziaria.
Sarà il Giudice Brignone a decidere sul caso Rocca & Santangelo / Salvo
Il prossimo 10 maggio la dottoressa Caterina Brignone, GIP presso il Tribunale di Trapani, dovrà dirimere un caso di satira politica.
Il caso di Natale Salvo e del suo commento sul “cambio di casacca” di Sabrina Rocca, ex del Partito Democratico, per il quale è stata pure candidato sindaco nel 2012, poi “avvicinatasi” al Movimento Cinque Stelle.
Per il Pubblico Ministero Rosaria Penna, cui la Procura ha attribuito il “caso”, non esistono “estremi di reato” nelle espressioni usate dal Salvo sul proprio blog [QUI L’ARTICOLO “INCRIMINATO”]: «nella fattispecie concreta – scrive nella proposta di archiviazione del procedimento – è palese come l’indagato abbia inteso esprimere attraverso una metafora – sebbene sicuramente forte e di cattivo gusto – una mera critica per quel che egli ha avvertito essere “un tradimento politico” da parte di Sabrina Rocca, individuata come leader della “sinistra trapanese”».
Insomma la dottoressa Penna riconosce il diritto di critica, e soprattutto, di ridere, e di sbeffeggiare – colla “metafora” – il personaggio politico.
La Rocca ed il senatore Maurizio Santangelo (Cinque Stelle), che hanno assieme querelato il Salvo, invece no.
L’insegnante di filosofia, infatti, ritiene che la richiesta avanzata dal PM Penna sia «manifestatamente il frutto di un’errata valutazione» e, in sostanza, chiede l’imputazione coatta di Natale Salvo per condurlo a processo.
E’ interessante, tuttavia, rilevare come i querelanti (Rocca e Santangelo) che definiscano come una «triste metafora sessista» quella di Salvo sono i primi ad auto discriminarsi: Salvo avrebbe offeso – nella metafora – «in particolare la donna Sabrina Rocca».
Invito, tuttavia, l’amica Rocca a rileggere la storia di Paflàgone narrata ne “I Cavalieri” di Aristofane [leggi qui il testo integrale].