MA LA MONTAGNA PARTORISCE IL TOPOLINO

Giovanni De SantisSembrano le parole del “predicatore” Beppe Grillo: «La cosidetta “base”, i simpatizzanti, gli eletti nei consessi civici locali, che sono i più genuini e consapevoli interpreti delle esigenze e delle istanze della collettività, sono stati declassati al rango di cavalieri serventi di novelli oligarchi, che in molti casi preferiscono isolarsi in segreterie di Partito e nei salotti del potere, piuttosto che onorare il loro mandato frequentando le piazze ed i quartieri. Quasi tutti i Partiti sono, infatti, caparbiamente “governanti” da senatori e deputati nazionali e regionali in un regime di democrazia formale di cui si ammanta il sostanziale regime oligarchico che al loro interno vige».

A scriverle, invece, è un veterano del Consiglio  comunale, dove ha la poltrona da dieci anni: Giovanni De Santis. E’ questo, infatti, il contenuto del “manifesto politico” del nuovo “movimento”  presentato la scorsa domenica, in un hotel cittadino: i Democratici Liberi.

De Santis, dopo aver dichiarato la “propria indipendenza” dal Partito grazie al quale è consigliere comunale (la Margherita), ha precisato che «pur essendo equidistante sia dall’Unione che dalla Casa della Libertà, non intende porsi in una velleitaria posizione d’isolamento».

Ciò avrebbe provocato, infatti, alla lunga, la propria “espulsione” dall’accesso a future “poltrone”: con poco più di 300 voti dove dovrebbe andare?
Per l’ex-del centrosinistra De Santis, resterebbero due strade: quella – in salita e piena di incognite personali – di “sollevare” e guidare un nuovo e vero “movimento” popolare che si contrapponga all’attuale politica-politicante, ovvero quella – più semplice e foriera di risultati personali – di entrare in un Partito. De Santis, purtroppo, per noi, ha scelto la strada più semplice.

Lui, infatti, spiega «non vuole essere l’ennesimo vessillo dell’antipolitica populista». Il suo obiettivo a medio termine, scrive ancora nel “manifesto politico” è quello di aderire «ad un soggetto politico di più ampio respiro. L’area politica di riferimento è quella moderata legata alla tradizione cattolico-democratica e riformista, che guarda con attenzione a chi lavora per il consolidamento delle autonomie territoriali e del decentramento amministrativo».
Insomma, leggesi M.P.A.

Ma di quale decentramento amministrativo, tuttavia, sta parlando De Santis? Da Presidente della Commissione Statuto ha prima fatto inutilmente trascorrere cinque anni senza realizzare il necessario  Regolamento per i Consigli di Quartiere (rendendo impossibile la loro elezione, per come invece previsto dall’attuale Statuto comunale) per poi nel verbale finale della Commissione scrivere «Appare, nella sostanza, inattuabile, in quanto non sostenibile economicamente e a livello organizzativo, l’attivazione delle circoscrizioni di decentramento (Consigli di Quartiere, NdR)».

De Santis, ancora lui, non Beppe Grillo, denuncia che, in Consiglio comunale, «spesso l’interesse di pochi mortifica i diritti e le aspirazioni di molti». Tuttavia, lui preferisce semplicemente cambiare Partito. Crede, forse, che, in un’altra “Casa”,  le proprie aspirazioni di ricoprire una poltrona più “grande” non saranno bloccate dal deputato di turno?

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