Misteri: Quando la Mafia partecipa a Feste e Processioni religiose!

Trapani, 11 aprile 2015 – “Eucarestia mafiosa” viene subito a mente dopo aver sbirciato sugli ultimi episodi della Processione dei Misteri di pochi giorni addietro a Trapani.

Antonio Nicaso

Antonio Nicaso

«In questo libro, Salvo Ognibene pone al centro della sua ricerca storica le luci e le ombre del rapporto tra gli uomini di Chiesa e uomini legati a clan mafiosi», spiega Antonio Nicaso nella prefazione ad “Eucarestia mafiosa”.

«Le mafie – spiega ancora Nicaso – non sono mai state un fenomeno estraneo al contesto sociale. Hanno sempre tratto la loro forza dalla rete di rapporti e di relazioni che hanno saputo creare attorno ai loro sistemi di potere».

Anche «L’Unione Maestranze è ormai un centro di potere e basta», scrive Giovanni Cammareri su “Monitor” denunciando come «la processione dei Misteri di quest’anno è andata male», a Trapani.

Nel libro, Salvo Ognibene, rileva come, a suo dire, «Sicilia, Calabria, Puglia e Campania – dove sono nate e si sono sviluppate le organizzazioni criminali» sono le stesse «regioni dove sicuramente c’è più devozione e maggiore partecipazione alla vita religiosa rispetto ad altri territori italiani».

Augusto Cavadi

Augusto Cavadi

Ciò perché, riportando il pensiero del teologo Augusto Cavadi: «le mafie hanno riadattato il Dio cattolico alle proprie esigenze». In sostanza, per Cavadi, «il cattolicesimo mediterraneo è stato una delle condizioni, uno degli elementi, di cui queste organizzazioni criminali si sono servite per darsi un’identità».

Partendo da questi assiomi Salvo Ognibene, analizza, nel proprio libro, fra altri fenomeni, quello delle feste e delle processioni religiose.

«Quella delle feste religiose è la parte della Chiesa più “soggetta” a infiltrazioni», scrive.

Ognibene ricorda, ad esempio, «il problema degli “inchini”»: «manifestazioni diventano occasioni per omaggiare i boss locali e magari quei soldi raccolti, in cambio di devozione o di un’immaginetta del santo raffigurato, servono a far vivere meglio i detenuti e le loro famiglie».

Ognibene cita l’esempio della «festa dei Gigli [che] si festeggia a Barra (Napoli) l’ultima domenica di settembre»: «racconta il collaboratore di giustizia Salvatore Manco: “Deve comunque essere sottolineato che, da sempre, tutti i commercianti pagano l’estorsione in occasione dei Gigli perché i rappresentanti del clan Aprea si presentano per chiedere un regalo per i Gigli … nell’occasione dei Gigli [inoltre] chi allestiva l’illuminazione pagava l’estorsione».

Ancora, riferendosi alla Festa di Sant’Agata a Catania, Ognibene scrive: «ci sono dei punti interrogativi molto importanti fra le candelore e la criminalità organizzata … il loro comportamento è andato mutando nel corso degli anni: … ora si staccano e soltanto per un breve periodo stanno accanto alla patrona di Catania … alcuni collaboratori di giustizia hanno raccontato di una competizione [fra i clan Santapaola e Cappello, NdR] su chi controllasse il maggior numero di candelore. Inoltre hanno raccontato che il denaro raccolto dalle candelore, prima dell’inizio della festa, serviva per comprare armi e droga».

Infine un altro interessante spunto: «il terzo problema, che è quello più misterioso, sono i “ceroni” … i portatori di ceri sono più di mille e la loro presenza determina l’andamento del fercolo. Si piazzano davanti alla Santa e ne determinano la velocità: da questo ne conseguono i ritardi. E le scommesse, anche sui tempi di conclusione della processione, sono parte integrante della festa».

Nulla che vi ricorda, i rallentamenti, gli sfilacciamenti, i ritardi nell’ingresso, la processione 2015 dei Misteri a Trapani?

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