101.000 via dall’Italia; Stop al clientelismo per fermare la fuga!
“Via dall’Italia, la generazione in fuga”, titolava ieri il quotidiano di ispirazione cattolica “Avvenire”.
Il quotidiano presentava, infatti, il decimo rapporto “Italiani nel Mondo” curato dalla Fondazione Migrantes.
«Da gennaio a dicembre 2014, hanno trasferito la loro residenza all’estero per espatrio 101.297 cittadini italiani», si legge nel rapporto. Nel 2013 erano stati 94.126.
In totale sono oltre 4.600.000 gli italiani che vivono all’estero.
62.797 – di quelli partiti nel 2014 – sono in età lavorativa avendo tra i 18 e i 49 anni; i minori sono 20.145 e di questi il 12,8% ha meno di 10 anni; hanno più di 65 anni 7.205 persone.
Se i primi, quindi, sono in “fuga” alla ricerca di lavoro o migliori condizioni di lavoro, i secondi, i pensionati, cercano un luogo dove la propria pensione ha un maggiore “potere d’acquisto”.
«Il fenomeno dell’emigrazione per ragioni lavorative, tra i laureati, è tendenzialmente in crescita negli ultimi anni», si legge nel rapporto. «Il titolo di studio posseduto risulta più efficace per chi si è trasferito all’estero», si aggiunge.
Forse perché all’estero le capacità ed i meriti sono più apprezzati, forse perché all’estero il fenomeno del “clientelismo” para-mafioso è meno diffuso.
E non mi sembra un caso che, come evidenzia il rapporto, c’è un «balzo in avanti della Sicilia che dalla quarta posizione del 2014 arriva, nel 2015, alla seconda»: 8.765 emigrati lo scorso anno.
La Germania, con 14.270 trasferiti, è stata la meta preferita. A seguire il Regno Unito (13.425) – primo paese lo scorso anno – la Svizzera (11.092) e la Francia (9.020).
«I laureati di secondo livello – si legge nel rapporto 2015 di Migrantes – dichiarano di essersi trasferiti all’estero principalmente per mancanza di opportunità di lavoro in Italia (38%) e, in subordine, per aver ricevuto un’offerta interessante (in termini di retribuzione, prospettive di carriera e competenze tecniche o trasversali meglio valorizzate) da un’azienda o un ente estero (24%)».
In futuro? «La prospettiva di rientro in Italia, nel medio termine (cinque anni), – scrive ancora Migrantes – risulta modesta: il 42% dichiara che è molto improbabile a causa della grande incertezza rispetto al mercato del lavoro italiano».
“Cervelli in fuga, cercano meno tasse e meno raccomandazioni”, scrivevo un anno fa, commentando il IX rapporto “Italiani nel Mondo”.
Da allora cosa è cambiato? Nulla; qui la parola “meritocrazia” non esiste, qui si assume con nomine che loro chiamano “fiduciarie” (anche ad Erice, come spiego in “Per lavorare serve la fiducia del sindaco“) ed io chiamo nomine per “clientelismo”, o dei vari “oligarchi” degli Enti Pubblici (ad esempio al Luglio Musicale, come spiego in “De Santis partorisce il topolino“).
La cosa grave è che nessuno si indigna, tutti sono rassegnati a che il “clientelismo, la Mafia del “favore”, dell’amico, continui a perpetrarsi nella nostra Città, anche a costo che i nostri migliori giovani, quelli che non hanno gli “amici” al posto giusto, scelgano la strada dell’emigrazione al Nord o, come scrive, Migrantes in giro per il mondo.