73 anni per un monumento al Teatro e non alle vittime

Monumento Caduti Vittime della Guerra

Monumento Caduti Vittime della Guerra

«Ci sono voluti 73 anni per sollevare la coltre di oblio calata, in omaggio ai vincitori, su quella strage di 6.000 cittadini Trapanesi innocenti morti». A ricordarlo è l’avvocato Giuseppe Marascia, vice segretario del Movimento “A Misura d’Uomo” il giorno dell’inaugurazione del monumenti alle vittime civile.

Il 6 Aprile 2016 la città di Trapani rende omaggio a quelle vittime innocenti, e lo farà con una composizione marmoreo commemorativa situata in via XXX Gennaio.

«Era l’ora che qualcuno se ne ricordasse, meglio tardi che mai», dichiara il dirigente del movimento civico.

«Trapani fu bombardata dai francesi il 22 giugno 1940, dall’aviazione inglese della RAF il 10 novembre 1941 e il 31 maggio 1942, e subì 27 bombardamenti degli angloamericani da gennaio a luglio 1943, con la conseguente distruzione dell’intero quartiere storico di San Pietro», precisa Marascia.

Ma il bombardamento più devastante avvenne nella notte fra il 5 ed il 6 Aprile del 1943 sul quartiere Casalicchio: sotto le macerie vecchi, donne, bambini, artigiani, pescatori, onesti lavoratori, il cuore di una città che veniva colpita mortalmente al cuore.

avv Giuseppe Marascia

avv Giuseppe Marascia

«Eroi muti, vittime senza volto, cancellati dalla storia per la loro unica colpa di essere stati Italiani durante il Fascismo», sostiene Marascia.

«Ma, non saranno i loro nomi svettanti in una stele – aggiunge con amarezza l’avvocato Marascia -, i loro volti sofferenti o i loro corpi straziati a suscitarne la memoria ed il dovuto cordoglio; per ironia della sorte il compito è affidato a due colonne del vecchio teatro Garibaldi che in quei bombardamenti rimase miracolosamente illeso, e che fu poi vittima innocente delle esigenze economiche della ricostruzione».

«Ed allora il rischio sarà quello dell’inevidenza – conclude il vice segretario di “A Misura d’Uomo -, la coltre potrebbe risultare solo appena discostata e l’oblio una condanna perpetua».

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