I giochi sono fatti, Misiliscemi vince, Trapani perde!
«Misiliscemi c’è, quindi. Il 52,04 % degli abitanti delle frazioni, come prevedibile, ieri s’è recato alle urne e in grande maggioranza (3.336 elettori contro 391) ha scelto, democraticamente, il distacco dal capoluogo», così Natale Salvo, rappresentante del Partito Umanista, commenta lo spoglio del referendum che, stanotte, ha decretato la scissione di 8.000 concittadini dal resto di Trapani.
«La nota apatia dei trapanesi – ha aggiunto Salvo – ha fatto il loro gioco, i trapanesi non sono stati capaci di difendere l’integrità della propria città. Solo il 7,19% dei residenti del Centro, invece, ha deciso di provare a fermare la prevedibile marea di partecipazione delle frazioni. L’assenza di quorum a Trapani ha annullato i 3.340 voti per il NO contro 410 SI».
«Si darà ora che l’informazione è stata insufficiente. Ma non è vero. C’erano in giro 5 candidati sindaco a Trapani, e 300 candidati consiglieri, che, se avessero voluto, avrebbero ben potuto spiegare cosa stava per succedere domenica 27, illustrarne le conseguenze e suggerire di recarsi alle urne. Così non è stato. Come la banda musicale che continuava a suonare mentre il Titanic affondava, i politici trapanesi hanno continuato a parlare d’altro, di Colombaia piuttosto che di soluzioni serie per le aspirazioni delle frazioni».
«Al di la di spiacevoli e poco giustificabili episodi aggressivi che hanno accompagnato la fase di voto, noi umanisti siamo felici che la Comunità di Misiliscemi abbia raggiunto quel risultato cui ha dedicato il proprio impegno negli ultimi 10 anni almeno. Un plauso va all’architetto Salvatore Tallarita e ai membri del direttivo dell’associazione che hanno costruito, con forza, con pazienza, con orgoglio, prima una Vera Comunità e poi un Comune», spiega l’esponente del Partito Umanista.
«E Trapani? Il capoluogo si riduce in territorio e in abitanti ad un paesone. Qui la speranza è che si comprenda che prima di pensare a costruire nuove Opere serva costruire una Comunità. Se Massimo D’Azeglio diceva che dobbiamo fare gli italiani, io dico che dobbiamo fare i trapanesi. Come? Dando loro luoghi d’aggregazione, piazze pedonali e non piazza-parcheggio (piazza Abbeveratoio annunziata, piazza Nicolodi, piazza Scarlatti, piazza San Pietro, ad esempio) e Centri Civici proprio come io e Giuseppe Marascia abbiamo chiesto per anni, ma inutilmente sinora», conclude Natale Salvo.