PRIMO MATRIMONIO GAY IN ITALIA
MARSALA (TRAPANI) –
La notizia è vecchia d’un paio di mesi. L’aveva scritta Miriam Li Peri, lo scorso 10 aprile per Live Sicilia, ma solo ora la riporta Repubblica e quindi sale alla diffusione nazionale. Marsala è stata sede del primo matrimonio gay in Italia. A celebrare la funzione religiosa, a favore di due donne lesbiche, il pastore Alessandro Esposito della Chiesa Valdese di Trapani e Marsala. Lui, il pastore, non lo chiama matrimonio ma benezione. Resta comunque che finalmente la nostra città va sui giornali nazionali per un fatto positivo e di grande sperrore culturale.
Le nozze, secondo quanto scrive Repubblica-Palermo, sono state celebrate dal pastore della chiesa valdese di Trapani e Marsala, Alessandro Esposito, insieme ad altre due officianti delle chiese luterana e mennonita, . Il matrimonio era stato già celebrato civilmente in Germania che garantisce i diritti alle coppie omosessuali come la registrazione in Comune e l’eredità del partner.
Alessandro Esposito, il giorvane pastore valdese, ha dichiarato alla giornalista, che «L’amore è amore e, come tale, non conosce barriere: a tracciare confini non è lui, siamo noi …l’omosessualità è uno dei molteplici volti dell’amore: come tale, possiede pari diritti e pari dignità rispetto a tutti gli altri. Dire che sia malattia è frutto dell’ignoranza. Affermare che si tratti di peccato è conseguenza di un fondamentalismo ottuso. In ambo i casi si tratta di una mancanza di sensibilità che mi avvilisce e mi indigna”.
«Quella che abbiamo celebrato presso la chiesa valdese di Trapani e Marsala – ha spiegato poi il pastore valdese – è propriamente una benedizione, nel senso che non ha alcun effetto civile. Questo perché lo Stato italiano, al momento, non riconosce alcun diritto alle coppie di fatto, omosessuali come eterosessuali» ... anche se occorrerbb ricordarsi che « il nostro è un ordinamento laico sulla base della carta costituzionale e che il matrimonio civile deve essere un diritto di tutti. La Chiesa si rivolge ai credenti. Lo Stato deve parlare a tutti. L’Italia si guardi attorno e si renda conto che essere parte dell’Europa significa qualcosa di più che starci dentro. Invece vedo un’Europa dei diritti sempre più grande, a fronte di un’Italia sempre più piccola».
Paolo Patanè, dell’arigay nazionale, ha commentato la notizia sostenendo che «certi gesti confermano che esiste un’alternativa per credere in Dio e non dividere gli uomini. Io credo che sia inaccettabile che le religioni dividano, di qualunque separazione si stia parlando».