E Centri d’Incontro? Oggi l’orto di pochi
Trapani, 8 giugno – Sono 6 i “Centri Territoriali d’Incontro”, a Trapani, gestiti dal Settore Servizi Sociali del Comune di Trapani, ad “ascoltare” l’apposita pagina del sito web del Comune¹ : due nelle frazioni (Rilievo e Fulgatore), due nella periferia (Villa Rosina e Borgo Annunziata) e due in Centro (via dei Mille e al “Principe di Napoli”).
Restano scoperti dal servizio, invece, interi altri quartieri quali i popolosi e popolari Cappuccinelli, Rione San’Alberto, Rione Fontanelle-Milo, Rione San Pietro.
COSA DOVREBBERO ESSERE I CENTRI D’INCONTRO
Il funzionamento dei “Centri Territoriali d’Incontro”, esistenti nel territorio comunale di Trapani, è disciplinato da un apposito Regolamento² approvato, anni addietro, dal Consiglio comunale.
In particolare, all’art. 2, è chiaramente stabilito che «Le prestazioni ed i servizi resi all’interno dei Centri Territoriali di Incontro sono rivolti a tutti i cittadini residenti a prescindere dalle loro condizioni economiche, dall’età e dalla eventuale disabilità». E’ altresì previsto che «Le attività consistono in attività ricreative, culturali e sociali che rendano il centro un luogo di incontro».
Si tratterebbe di “Centri” altamente avanzati, addirittura autogestiti, dato che – per come statuisce l’art. 8 del Regolamento – è previsto un «Comitato di rappresentanza degli utenti frequentanti il Centro Territoriale di Incontro con funzioni prepositive e consultive», organismo elettivo che dura in carica due anni e composto da tre componenti di cui uno assume assume il titolo di “portavoce”. Il Comune, poi, «provvederà ad assegnare un budget per singolo Centro Territoriale di Incontro», consentendo lo svolgimento delle attività programmate dal Comitato di rappresentanza.
COME SONO IN REALTA’ I CENTRI D’INCONTRO
La realtà dei fatti è, purtroppo, totalmente diversa tanto dal dettato regolamentare quanto da ogni valutazione di logica, efficienza ed efficacia.
La chiave di volta per distruggere un Regolamento con finalità di ampio respiro e certamente condivisibili è, come al solito, l’eccezione. In questo caso, l’eccezione è reperibile nell’art. 6, terzo comma, del Regolamento che statuisce « … fermo restando che talune iniziative ed attività sono riservate esclusivamente ai cittadini anziani».
L’interpretazione che danno gli Uffici, i Burocrati insomma, a Trapani, è, infatti, che dentro i “Centri Territoriali d’Incontro” non possono mettere piede gli under 60 (o under 55, se donne).
In totale, secondo dati comunicatici dalla dott. Rita Scaringi, funzionario comunale, al 31.12.2011, i Soci iscritti ai Centri sono appena 668 (su circa 70.000 residenti a Trapani che avrebbero, tutti, a norma di regolamento, il diritto all’iscrizione). Insomma solo l’1% degli aventi diritto possono accedere, per i Burocrati, ai Servizi dei Centri!
Una illegittima interpretazione che trova, purtroppo, sponda nella parte politica, sindaco ed assessore, che, mai, a provato a “sfondare” questo muro di gomma dei Burocrati.
Sembra che non ci sia interesse a sottrarre agli anziani, ed ai loro Portavoce, un qualcosa che è “cosa loro”.
A PERDERCI PURE GLI ANZIANI
Una “cosa loro”, degli Anziani, che poi, alla fine è svuotata di contenuti se non qualche partita a briscola durante la settimana e la classica serata danzante, ricca di lisci e mazurke, nel week-end. Per la verità, fra i Soci dei Centri vengono distribuiti, pure, 50 abbonamenti gratuiti di Tribuna alle gare del Trapani Calcio³.
Una “cosa loro”, svuotata, anche e sopratutto, di fondi, appena 7mila euro annui per gestire 6 Centri!
Anche l’assistente sociale e l’animatore che, assieme ad un impiegato comunale e ad un responsabile dei servizi sociali, dovrebbero offrire professionalità a favore dei servizi del Centro ci sono solo sulla carta, sull’art. 3 del Regolamento. Nei fatti, si fanno vedere di rado.
LE ATTIVITA’ CHE SI POTREBBERO SVOLGERE
Il solito sconosciuto Regolamento, all’art. 5, invano sostiene che «all’interno degli stessi vengono realizzate attività di consulenza e sostegno sociale, ricreative e culturali tali da favorire il sostegno alla persona ed alla famiglia nonché la sana e costruttiva utilizzazione del tempo libero».
Invano il redattore del Regolamento elenca tutta una lista di possibili attività da poter realizzare presso il Centro: consulenze esterne da parte di associazioni, patronati e sindacati; attività motoria; conferenze/dibattiti; mostre; scambi intergenerazionali; attività di laboratorio; cineforum; disponibilità di tv satellitare. Di tutto questo non se può e non se ne deve fare nulla. Anche la classica “lettura di giornali” è limitata al classico “Sicilia”.
Di offerta culturale, formativa non se parla proprio. Costa soldi, forse, e costa offrire informazione e consapevolezza agli “utenti”, ai cittadini insomma. E questo non deve accadere, in un paese, Trapani, dove il potere sopravvive grazie all’ignoranza dei più.
LA DENUNCIA IN UNA CONFERENZA
Di tutta questa storia, di come dovrebbero essere, in realtà, i Centri Civici (come li chiameremmo noi), della loro essenziale utilità, ne parlammo in un dibattito da noi organizzato nell’aprile 2012, con la presenza di alcuni candidati sindaci, con la psicologa Fabrizia Sala, lo psichiatra Gabriele Tripi, il bibliotecario Domenico Ciccarello, lo scrittore Salvatore Mugno.
Convinti che si tratta di un servizio di primaria importanza, abbiamo sottoposto queste nostre riflessioni al nuovo assessore ai servizi sociali del Comune di Trapani, Maria Gabriella De Maria.