VALDERICE RICORDA CIACCIO MONTALTO
VALDERICE (TRAPANI) –
Meno di trent’anni, poco più di una generazione. Sono ventotto per l’esattezza e come accade in questi casi il tempo trascorso sembra un’eternità. Era il 25 gennaio 1983 quando il giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto veniva ucciso dai sicari a Valderice, davanti l’abitazione del padre, in via Carollo. Sono trascorsi ventotto anni ed in questo 2011 l’anniversario cade in un momento molto particolare e significativo per la politica e la società siciliana, con la condanna definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra dell’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro.
La condanna di un esponente politico di spicco per il quale adesso si sono schiuse le porte del carcere dà un grande valore al lavoro del giudice Montalto e di tutti gli altri magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine che sono morti per mano mafiosa. Se oggi si arriva a mettere sotto inchiesta, processare e condannare quella parte politica collusa che ventotto anni fa, ai tempi del giudice Montalto, veniva definità “intoccabile”, lo si deve al lavoro di questi uomini ed al loro sacrificio. Nessun atto di eroismo, per carità, ma soltanto uno spiccato senso del dovere e coraggio a portarlo avanti fino in fondo. Uomini coscenziosi in una società spesso estranea al senso del dovere, purtroppo.
In occasione di questo ventottesimo anniversario l’Amministrazione Comunale di Valderice farà deporre una corona d’alloro sul luogo in cui venne ucciso Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Presente, insieme ai rappresentanti delle istituzioni, anche una delegazione di studenti della locale scuola media “Mazzini”, ai quali il sindaco Camillo Iovino ha indirizzato una lettera per sottolineare ai giovani “il valore della memoria”. Nella missiva il primo cittadino cita valori quali “democrazia”, “libertà” ed “unità nazionale”. “Tutti valori – si legge – che la mafia mina alle fondamenta condizionando tutti noi, determinando vincoli di vantaggio per pochissimi e di svantaggio per tutti gli altri, riducendo quindi i nostri spazi di democrazia e libertà”.
Affermazioni sacrosante che corrispondono al vero ma a questo punto non ci voglia male il buon Camillo Iovino, alla luce di quanto affermato speriamo che riesca a dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati nel corso del processo “Cosa Nostra Resort” che lo vede imputato per favoreggiamento. Lo stesso procedimento che ha visto tra l’altro il Comune di Valderice costituirsi parte civile. Una sua condanna sarebbe l’ennesima sconfitta di “quella” politica e renderebbe vuoto e tremendamente di circostanza il suo messaggio agli studenti.
Davvero non ci voglia male Camillo Iovino, stiamo solo citando la realtà dei fatti (il dibattimento è in pieno svolgimento) facendo appello a quei principi di democrazia e libertà di stampa e di informazione, di cui sopra.