ADDETTI STAMPA IN BORGHESE
TRAPANI – «Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda», affermava il giornalista e scrittore argentino Horacio Verbitsky (Fonte: Wikipedia). Non me ne voglia l’amico Gianfranco Criscenti, direttore del quindicinale alcamese L’Isola. Ma sembra proprio che lui sia incorso in una clamorosa bufala attribuendo la frase, nell’editoriale dello scorso 11 ottobre, al cinico editore americano della prima metà del secolo scorso William Randolph Hearst, uomo, quest’ultimo, cui si ispirò Orson Welles per il suo famoso film “Citizen Kane” (da noi “Quarto Potere”, sempre Fonte: Wikipedia).
Ma al di là di questo “dettaglio” culturale, l’editoriale di Gianfranco è veramente interessante ed apprezzabile.
Perché mi ha permesso di conoscere il neologismo «Addetti stampa in borghese». Un neologismo che dice tutto. Non è suo frutto, ovviamente (lo usa, ad esempio, il 2 giugno 2005 Francesco Pinna giornalista della “Nuova Sardegna”). Ma Gianfranco ha il merito di riportarlo e farmelo conoscere.
Scrive il direttore de “L’Isola”: «quante volte il lettore ha la sensazione di leggere un volantino pubblicitario anziché un quotidiano o un settimanale? Quante volte dietro il travestimento della notizia si scorge – a volte anche facilmente – un volere terzo, un obbiettivo distorto o una vera e propria reclamé a difesa di qualcuno? … Di esempi ce ne sono a decine, soprattutto nella stampa locale e regionale, microcosmi dove anche molti giornalisti sono (ecco il neologismo, NdR) addetti stampa in borghese».
E forse fare “l’addetto stampa in borghese” è una maniera per fare denaro, per trovare lavoro. Guadagnare “punti” e considerazione nei confronti di chi ha il potere di “concedere” il sacrosanto “posto”!
Scrive ancora Gianfranco Criscenti, per chi non avesse capito « … la professione giornalistica poi è ormai assimilabile a quella di tante signorine assunte alle cronache nazionale grazie alla loro presenza in quel di Arcore durante la notte …». Ovviamente non occorre fare di tutta l’erba un fascio.
Ma è certo che sapere che gente che ha il doppio incarico ti fa venire dubbi sulla “indipendenza” del prodotto della sua penna. Ed a Trapani di questi doppi incarichi, di questi conflitti di interessi (servire il lettore o servire il politico di turno), ce ne sono assai. Con gente che prima è addetto stampa dell’onorevole/senatore tizio o dell’Ente caio (ASI, CCIAA, ecc) grazie all’onorevole/senatore tizio, e poi scrive dei fatti di politica cittadina.
Tutto ciò fa credere, a noi, che sarebbe opportuna, se non indispensabile, una netta separazione delle carriere. E, per dire la verità, quest’idea non è nostra. E’ la Legge 150 del 2000 a stabilire, all’art. 9, proprio così: «I coordinatori e i componenti dell’ufficio stampa non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche. Eventuali deroghe possono essere previste dalla contrattazione collettiva» (peraltro non ancora intervenuta – n.d.r.). E l’Ordine dei giornalisti a prevedere (“Carta dei doveri del giornalista”) e sanzionare «il giornalista che assume incarichi e responsabilità in contrasto con l’esercizio autonomo della professione».
Allora dove sono Ordine e sindacato? Perché non sanzionano chi viola tale norma legislativa? Forse perché i primi ad essere in conflitto sono i loro rappresentanti?