PORTO PESCHERECCIO
TRAPANI – La storia del dragaggio del porto peschereccio, appaltato – già nel 2002, ma iniziato, dopo 25 mesi, nel 2004 – all’Acquamar Srl del geom. Antonino Romano dalla Provincia di Trapani, è la storia dell’approssimazione della Pubblica Amministrazione della nostra Provincia. Una storia fatta di lavori programmati male, diretti con approssimazione e nell’ignoranza dei piu’ elementari precetti di legge, prima bloccati e poi lasciati a metà. Una storia che è “saltata fuori” solo per la nostra pervicacia. E che, riteniamo, al di là della presenza o meno di aspetti di natura penale, sia ricordata ad esempio di come “non si amministra”.
LA DENUNCIA. «Da alcune settimane sono in corso lavori di dragaggio del fondale dello specchio acqueo antistante le banchine» di Piazza Scalo d’Alaggio, al porto peschereccio di Trapani, al fine di rendere operative tutte le banchine sia per le imbarcazioni da pesca e sia, l’anno venturo, per gli yacht che si prevede ormeggiarvi durante gli “Acts” della prossima “Coppa America”.
E’ il 14 aprile 2004 quando denunciamo, alla Procura della Repubblica di Trapani, e, poi, anche alla stampa, come l’Acquamar, l’Azienda che sta svolgendo i lavori, sta accumulando i rifiuti sulle banchine e «immediatamente nei pressi di civili abitazioni ed attività commerciali». Questo, a nostro avviso, «oltre che ad arrecare inconvenienti alla popolazione, per le esalazioni maleodoranti, arreca un danno d’immagine al paesaggio, in un sito prossimo a beni di interesse storico ed artistico, e può recare pericoli all’igiene pubblica».
La nostra denuncia ottiene una particolare visibilità mediatica.
LA SOPRINTENDENZA. Dal testo della lettera che, il 16 aprile 2004, l’ing. Sergio Alessandro, della Soprintendenza Beni Culturali, scrive alla Provincia e Comune di Trapani appare chiaro come i lavori siano in corso senza autorizzazione. Scrive, infatti, la Soprintendenza chiedendo di volerla notiziare dei lavori «stante che l’area interessata ricade in zona tutelata e nulla risulta agli atti della scrivente».
In proposito la Legge, infatti, con precisione l’art. 151 del D. Lgs. 490/1999 , stabilisce che esiste – per le aree tutelate – «l’obbligo di sottoporre alla Regione i progetti delle opere di qualunque genere, al fine di ottenere la dovuta autorizzazione». La stessa legge punisce – con l’arresto fino a due anni – «chiunque svolge opere senza autorizzazione o in difformità ad essa».
Dalla relazione degli Ispettori ASL si rivelerà che l’Autorità Portuale di Trapani aveva, il 30 marzo 2004, autorizzato il “deposito temporaneo” dei fanghi da escavazione «in attesa essiccazione». Se ne avesse titolo e del perché, comunque, non avesse reso partecipe, tempestivamente, la Soprintendenza non si venne a sapere.
Non si comprende neanche, se l’Autorità Portuale aveva effettivamente autorizzato il deposito dei fanghi, come mai ne chiese lo sgombero, durante la riunione in Prefettura del 19 aprile – successiva alla nostra denuncia, quindi – (come si evidenzia dalla nota Acquamar del 20 aprile 2004).
L’ASL. Il 3 maggio 2004 gli ispettori dell’ASL, Antonino Fazio e Americo De Nobili, inviano a Prefetto, Procura ed Enti Locali, un “rapporto di servizio” da cui si rileva come tali ispettori non provino ad esaminare i rifiuti ammassati sulle banchine e si accontentino di rilevare che «i fanghi sono stati classificati come rifiuti speciali non pericolosi dal laboratorio … a seguito di analisi del 2 aprile 2003».
Come potevano essere efficacemente analizzati tali rifiuti nel 2003 se i lavori iniziano solo il 17 marzo 2004 noi non lo comprendiamo. Anche l’Azienda Acquamar denuncia, l’11 febbraio 2005, alla Provincia ed alla Prefettura, la superficialità della cosa: «… iniziati i lavori, si appalesò subito che la natura dei materiali, oggetto dell’escavazione, era talmente diversa da quella prevista da rendere necessaria la redazione di una perizia di variante …».
All’ASL sembrò, però, normale non ripetere le analisi.
Tuttavia, nel proprio rapporto, gli ispettori ASL, danno atto che il Direttore dei Lavori, il 20 aprile 2004 – ovvero sei giorni dopo la nostra pubblica ed efficace denunzia -, dispose «l’immediata rimozione dei materiali accantonati in area portuale». Perchè questa “fretta” se era tutto in regola?
LA PROVINCIA. L’Acquamar – nella propria nota del 11 maggio 2005 – denuncia all’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici come «dopo aver effettuato n. 3 riunioni in Capitaneria, n. 3 presso l’Autorità Portuale, n. 3 Conferenze in Prefettura, n. 10 sospensioni – di fatto – dei lavori …» la Provincia aveva comunicato all’Impresa che i lavori devono intendersi ultimati «a far data dal 21 maggio 2004 … senza consentire il raggiungimento dei quantitativi di lavoro previsti, senza soddisfare le finalità progettuali, … senza calcolare equamente il danno subito dall’Impresa stessa … facendole rischiare un tracollo finanziario» e comunque causando all’Impresa «uno stato di tribolazione per l’esecuzione di un’opera pubblica, fra l’altro di modesta entità ed eseguibile nel giro di pochi giorni … qualora gli Enti interessati avessero voluto risolvere il problema» (Nota Acquamar del 20 aprile 2004).
IL COMUNE DI TRAPANI. Sorvolando su altri aspetti (autorizzazioni alla discarica dei rifiuti confermate dall’assessore in Prefettura e che non giungono tempestivamente al gestore della discarica di C.da Borranea che rispedisce al mittente i camion), ci chiediamo come mai un consigliere comunale della maggioranza, nel caso Antonietta Calamia (AN), che si era pubblicamente fatta portavoce delle «lamentele avanzate dai cittadini e operatori della zona», sia stata “costretta” – il 6 maggio 2004 – a porgere delle “scuse” all’Amministrazione comunale («le mie parole sono state travisate»!).
LA PROCURA. Il sostituto Gianni Tei, col benestare del Procuratore Giacomo Bodero Maccabeo, il 18 ottobre 2004, decide l’archiviazione del fascicolo. Ci domandiamo come mai, se tutto era così semplice, e liscio, si sono rese necessarie «n. 3 riunioni in Capitaneria, n. 3 presso l’Autorità Portuale, n. 3 Conferenze in Prefettura, n. 10 sospensioni – di fatto – dei lavori …» (e poi l’abbandono definitivo degli stessi), per come denuncia l’amministratore dell’Acquamar geom. Antonino Romano. Non lo sapremo mai.
Resta, di positivo, della vicenda, che, a seguito della nostra denuncia, e del “battage” mediatico conseguente, i rifiuti furono allontanati dalle banchine, accogliendo le lamentele dei cittadini che si erano rivolti a noi, all’epoca referenti di Legambiente a Trapani.
Col tempo si scoprono tanti bluff, tante cose realizzate male, tante altre non realizzate. I trapanesi sapranno giudicare la realtà o come hanno fatto sinora, si nutrono di chiacchiere e fumo?