E’ morto il capitano Carlo Figliomeni
«Il Porto di Trapani, oggi, in generale, versa in uno stato di grande sofferenza. [… dopo la Coppa America … ] ci si aspettava che il porto potesse godere di un ulteriore sviluppo commerciale, che le istituzioni ponessero maggiore interesse alle potenzialità del sistema portuale, realizzando le opere di cui esso aveva ed ha bisogno. Invece nulla di ciò è avvenuto».
«Bisognerebbe, innanzi tutto, effettuare l’escavazione dei fondali fino almeno a dodici metri. Sarebbe poi opportuno rimuovere il braccio del vecchio fanale verde al sud del porto. Occorrerebbe allargare e consolidare il ponte del canale di mezzo per l’accesso al Ronciglio. Si dovrebbe completare la sistemazione delle banchine per gli ormeggi di navi, soprattutto quelle da crociera di grandi dimensioni».
Ma, soprattutto, «la mia speranza è che la nuova Autorità di Sistema Portuale possa, operando con determinazione, conseguire buoni risultati mettendo finalmente un freno a chi vuole rendere il porto di Trapani una sua proprietà esclusiva».
Questo il testamento che ci lascia, a noi trapanesi, Carlo Figliomeni che oggi se n’è andato. Figliomeni è stato un pezzo importante della storia della marineria e dell’imprenditoria trapanese degli ultimi 60 anni. Di recente aveva pubblicato una sua testimonianza: “Uomo di mare e capitano d’industria”, edito dalla trapanese Morgana Edizioni e dal cui testo abbiamo tratto le prime righe.
Io, personalmente, l’avevo intervistato una dozzina d’anni fa, quando onesto e lucido, esaminava i problemi del porto di Trapani.
In particolare chiesi: “Come ha inciso la Coppa America nelle attività del Porto di Trapani?”, “La banchina Isolella perché non funziona a pieno regime”?, “I costi dei servizi portuali sono competitivi rispetto a quelle degli altri porti?”, “Una nuova società. l’Egusemar, vuole entrare nel mercato dei servizi portuali che ne pensa?”.
Un’intervista, quest’ultima ancora attuale. Carlo aveva già previsto tutto, nel 2007.