MAFIOSI, IMPRENDITORI E POLITICI

TRAPANI – «Capimafia che sono medici, mafiosi che escono di galera e, nei salotti, incontrano professionisti e politici. Gente che dovrebbe guardarsi bene dal frequentare persone che escono dalla galera per mafia. La realtà che emerge è che di Cosa Nostra fanno parte esponenti qualificati del mondo delle professioni, dell´imprenditoria e della politica. Persone che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che frequentano i nostri stessi salotti». La disamina del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato prova a definire l´incredibile spaccato sociale e politico, prima che giudiziario, che viene fuori dalle decine di inchieste e processi che, negli ultimi anni, hanno travolto quasi tutti i leader politici e gli amministratori del Trapanese, di ogni schieramento.

 

Nei rapporti di potere, nei "tavolini" che vedono seduti insieme a spartirsi appalti e contributi imprenditori, politici e mafiosi, la parte politica non conta. Tanto meno per Cosa nostra che assicura i suoi voti a chiunque li "compri" con denaro, posti di lavoro, appalti, affari.

Da Pietro Pizzo a David Costa a Onofrio Fratello. Indagati, i primi due anche arrestati, processati, in attesa di giudizio il primo (miracolosamente graziato dall´indulto previsto dalla legge per chi è accusato di 416 ter, voto di scambio politico-mafioso), assolto il secondo, condannato con il patteggiamento il terzo.

Basta spulciare gli atti delle inchieste per trovare delle vere e proprie chicche: come la documentazione dei contributi finanziari alla campagna elettorale di Francesco Pizzo, figlio del senatore Pietro Pizzo, arrestato perché accusato di aver chiesto e pagato ai boss i voti per il figlio. Ed ecco che, nel conto corrente del mandatario elettorale di Francesco Pizzo, candidato alle amministrative di Marsala nel 2001 per il nuovo Psi, c´è traccia di un contributo di 20 milioni di lire versato dal senatore di Forza Italia Antonio D´Alì, da pochi mesi sottosegretario all´Interno. Venti milioni arrivano anche dal conto corrente di Pietro Pizzo, accusato da un pentito di averne versati ben 80 per comprare i voti della cosca di Natale Bonafede.

Quei soldi, effettivamente, dal conto di Pizzo sono usciti ma lui dice di averli dati a vari candidati del nuovo Psi per rafforzare la lista. Ed eccoli tutti in aula i presunti beneficiari dei soldi, un dirigente della motorizzazione, una professoressa, un segretario di sezione, un commerciante. Tutti chiamati da Pizzo a dire che sì, quei soldi li hanno ricevuti. Tutti ora accusati di falsa testimonianza dopo che è bastato chiamare l´attacchino o il titolare della copisteria o la candidata minore per scoprire che quei soldi Pizzo chi sa a chi li ha dati. Una sfilata di politici e insospettabili tutti pronti a mentire davanti ai giudici, come quel consigliere comunale, Giuseppe Bianco, che ha mentito persino sulla sua fedina penale: aveva giurato di essere pulito e invece aveva una condanna sulle spalle.

Ci sono rapporti e intrecci nascosti che a Trapani valgono più della verità. Lo sa bene Francesco Paolo Lucchese, già commissario dell´Udc a Trapani, ora sotto inchiesta per false informazioni al pm. Ha negato quello che altri testimoni avevano affermato: di essere stato nottetempo, a casa di Francesco Canino, l´ex deputato dc arrestato per mafia e ora sorvegliato speciale, per decidere cosa fare con la candidatura del fratello di Onofrio Fratello, Salvatore, al posto dell´ex deputato impossibilitato a ricandidarsi alle scorse Regionali dopo aver patteggiato la condanna a due anni per mafia.

Cosa che non gli impedisce di continuare a fare politica con il suo movimento "I moderati". «Con un colpo di telefono sposto tremila voti in una notte», gli hanno sentito dire al cellulare. Forza delle coop, le stesse che hanno costituito la forza di David Costa. Dal processo, l´ex assessore è uscito pulito grazie anche alla provvidenziale ritrattazione di Giuseppe Galfano, lo sconfitto nella corsa a sindaco di Marsala, che prima ricordava benissimo di averlo visto arrivare a un pranzo con il boss Natale Bonafede nell´auto blu. Poi ha negato tutto. E per Costa ancora ringrazia quel parroco che ogni domenica dedica una preghiera ai giudici che lo hanno assolto.

(Repubblica, 6 aprile 2007).

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