Visita a Berlino: Il pellegrinaggio nella capitale dell’orrore

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Se il pellegrinaggio alla città santa della Mecca è un obbligo per ogni musulmano, per ogni Essere Umano, dovrebbe essere obbligatorio un pellegrinaggio a Berlino.

La capitale tedesca, infatti, è sede di significativi luoghi della memoria la cui “scoperta” rappresenta un viaggio nella storia. Una storia che consente di comprendere l’attualità e “leggerla”, spesso, sotto un nuovo punto di vista.

La mia recente breve visita turistica a Berlino, essendo la prima in questa città, è stata necessariamente incentrata sulla visita di questi luoghi.

Due aspetti del Muro di Berlino

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Sicuramente il “Muro di Berlino” (1961 – 1989) può essere visto semplicemente come un semplice confine tra Stati (la Repubblica Democratica e la Repubblica Federale).

La visita fisica ai due spezzoni ancora conservati, tuttavia, fa riflettere sui tanti “Muri” che oggi dividono varie aree geografiche della Terra. Dal “Muro” tra Gaza e Israele dietro il quale muoiono di sofferenze tanti palestinesi, al “Muro” tra il Messico e gli Stati Uniti o al “Muro” marittimo, il Mediterraneo, tra Africa ed Europa, sul quale si arrestano, spesso drammaticamente, i sogni di tanti Esseri Umani.

Alla drammaticità del grigiore del tratto di Muro di Bernauer Strassecon il doppio muro, la “striscia della morte” illuminata, le torrette dei cecchini, la stradella per il pattugliamento –, si contrappone il colore, la denuncia, la speranza del tratto in Mühlenstraße, lungo il fiume Sprea.

Quest’ultimo tratto è una vera e propria galleria d’arte all’aperto (“Est Side Gallery”): decine i “murales” presenti, molti di valida e significativa espressione artistica. Sicuramente il “murales” più noto è quello che ritrae il “bacio letale” tra il presidente russo Leonid Brežnev e quello della Germania Est Erich Honecker.

Nel tratto di Bernauer Strasse, oltre una visita al Centro Documentazione, suggerisco quella alla Chiesa Evangelica della Riconciliazione che si trova nello stesso luogo dove la precedente esisteva: nella vecchia “striscia della morte” tra i due muri. La vecchia chiesa, come tante abitazioni, fu abbattuta per favorire i controlli ed impedire i tentativi di attraversamento clandestino del “Muro”. Nonostante ciò – tra il 13 agosto 1961 e l’8 novembre 1989 – furono decine i tentativi di fuga: almeno 133 gli Esseri Umani uccisi nel tentativo di attraversare il “Muro”.

I Mausolei dell’Armata Sovietica

Berlino-Mausoleo-Armata-Sovietica

La prima visita di Berlino non può esimersi, poi, dal visitare i parchi cittadini: il Volk Park, il Tiergarten e il Treptow Park. Si tratta di boschi, ben curati, all’interno dei quali esistono pure vasti prati nei quali i berlinesi prendono il sole, riposano, fanno pic nic.

Purtroppo, l’attenzione va oltre questi aspetti agresti. Negli ultimi due parchi, sono presenti dei grandi monumenti in memoria dei soldati russi morti durante la presa di Berlino. Il secondo in particolare, quello di Treptow Park, è gigantesco, credo poter dire che sia più ampio di un campo di calcio e lungo forse tre campi di calcio messi in fila. Dopo una gigantesca “porta” vigilata da due soldati in bronzo inginocchiati, vi sono sedici sarcofagi posti su due file, su cui campeggiano 32 bassorilievi che raccontano l’orrore e le sofferenza della guerra, la resistenza, la vittoria e la riconciliazione finale. In fondo, su una collina artificiale, in cima ad una scala di 60 gradini, una chiesetta sormontata da un’enorme statua.

Il memoriale non vuole certo glorificare la guerra; anzi, nei bassorilievi, mostra la sofferenza delle donne davanti alla morte dei propri cari sotto i bombardamenti.

Il ricordo dell’olocausto della popolazione Rom e Sinti

Berlino-Memoriale-Sinti-Rom

Al Tiergarten, oltre che all’altro imponente memoriale sovietico, sono presenti un piccolo memoriale agli omosessuali sterminati dai Nazisti e un più grande e toccante memoriale a ricordo dell’olocausto della Popolazione Romanì, il Porrajmos. Si calcola che 500.000 rom e sinti furono sterminati dai Nazisti.

Il memoriale è costituito da una fontana con al centro un triangolo su cui sopra, ogni giorno, viene posto un fiore fresco. La forma triangolare della pietra si riferisce ai distintivi che dovevano essere indossati dai prigionieri dei campi di concentramento. Attorno una scritta, in inglese e tedesco, riporta il testo della poesia “Auschwitz” dell’italiano Alexian Santino Spinelli:

Faccia incavata
Occhi oscurati
Labbra fredde.
Silenzio.
Cuore strappato
Senza fiato
Senza parole
Nessun pianto.

Attorno alla fontana delle pietre. Su alcune di esse, sono incisi i nomi dei campi di concentramento dove trovarono la morte quelli che noi, ancora oggi, come ieri i Nazisti, chiamiamo Zingari: Dachau, Auschwitz, Buchenwald, ecc.

Chi oggi discrimina gli Esseri Umani per etnia, religione (ieri gli ebrei, oggi i musulmani) o orientamento sessuale dovrebbe comprendere che sta semplicemente proseguendo quel “lavoro” avviato dai Nazisti.

Il Museo della Resistenza tedesca

Berlino-Museo-Resistenza

L’ultima stazione di questo mio viaggio nella storia a Berlino è stato il “Gedenkstatte Deutscher Widerstand”, il Memoriale e Museo della Resistenza tedesca. Sempre vicino al Tiergarten.

La visita è gratuita. E’ interessante scoprire che anche la Germania ebbe la sua Resistenza.

La struttura occupa quella che ieri, durante la Guerra, era sede dell’Alto Comando dell’esercito tedesco. Oggi, nel silenzioso cortile, una statua, otto alberi e una corona dall’alloro ricordano la fucilazione di alcuni degli esecutori e ideatori del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Un’intervista sul mensile “30 giorni” (“Quei “criminali” che volevano mettere fine alla guerra”) offre nuova luce sulla vicenda.

Al secondo piano della struttura un’interessante mostra fotografica. Con l’aiuto di una audioguida anche in italiano e anch’essa gratuita, è possibile scoprire altri aspetti dell’ascesa del Nazismo ai danni della Repubblica di Weimar (che aveva appena soppiantato l’Impero germanico), del suo controllo totalizzante sulla popolazione, e su i suoi abomini quale lo sterminio, nel 1941, dei disabili mentali.

Onestamente sconoscevo il programma “Aktion T4” che portò all’uccisione di almeno 70.000 malati o presunti tali («vite indegne di vita», secondo Hitler). Tantomeno del precedente programma (1933-1939) che vide la sterilizzazione coatta di 200.000 – 350.000 persone affetta da presunte malattie ereditarie: dalla schizofrenia all’alcolismo cronico, dalla cecità al ritardo mentale. Il professor Giancarlo Restelli, in proposito, ci regala degli interessanti appunti sul suo blog: “Lo sterminio dei disabili nel Terzo Reich“.

La visita al museo di Berlino mi ha stimolato un approfondimento. Si tratta di una conoscenza che porta a profonde riflessioni nel campo dell’eugenetica.

Una sala del Museo è dedicata alla storia di Elser. Pochi, neanche io, sanno che Georg Elser realizzò un altro attentato l’8 novembre 1939. Anche qui Hitler ne uscì incredibilmente vivo e la storia continuò come la conosciamo oggi.

Il “Gedenkstatte Deutscher Widerstand”, in sostanza, mostra come, anche nella Germania Nazista, “mentre tanti eseguivano gli ordini, alcuni seguirono la propria coscienza”. Il Museo-Memoriale ricorda queste centinaia di uomini e donne finiti incarcerati e spesso uccisi perché, in vari modi e a vario livello, combatterono il Nazismo. Rifiutando l’arruolamento o semplicemente ballando lo swing. Ci fu pure chi provò a fare propaganda anti nazista inserendo biglietti nelle buche della posta dei vicini.

Tanti singoli e anche gruppi, come quello comunista attorno a Hanno Gunther o quello cattolico della “Rosa Bianca”.

«Ogni parola che esce dalla bocca di Hitler è una menzogna. Quando egli parla di pace pensa alla guerra, quando egli in modo blasfemo pronuncia il nome dell’Onnipotente, si riferisce invece alla potenza del Male, agli angeli caduti, a Satana. La sua bocca è come l’ingresso fetido dell’inferno ed il suo potere è corrotto nel più profondo». [tratto dal quarto volantino della “Rosa Bianca”].

L’ultimo aspetto interessante del “Gedenkstatte Deutscher Widerstand” ricorda il rapporto tra la religione e il Nazismo. Ovvero tra una parte trasversale della Chiesa, specie quella parte della chiesa evangelica costituita nei “Cristiani tedeschi” [“Avvenire” lo ricorda in questa intervista], che collaborò col Nazismo contro gli ebrei.

Una Chiesa che ricorda, a mio parere, quella auspicata da Matteo Salvini, leader del partito nazional popolare italiano della Lega. Un leader tutto madonne e rosari, salvo non rispettare il pensiero del Papa e il messaggio del Vangelo. Gli accostamenti a Satana di Hitler – da parte della “Rosa Bianca” – non possono essere lontani da un accostamento al Male di Salvini.

Oggi questi posti sono meta non solo dei turisti ma anche degli studenti tedeschi di ogni ordine e grado; affinchè non si ripeta la storia.

Berlino non è solo questo, sicuramente. Ma conoscerla comincia da qua.


Note:

Da ricerche in Rete, successive al mio viaggio a Berlino e dalla voglia di approfondire, ho rilevato un’ampia filmografia e bibliografia di qualità sui personaggi conosciuti al “Museo della Resistenza“.

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Una risposta

  1. Giancarlo Restelli ha detto:

    Grazie per la citazione nel suo articolo molto interessante.
    G. Restelli

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