Misiliscemi, i nomi di chi ha ridurrà Trapani a paesone vuoto
“Misiliscemi ad un passo dalla nascita. Pronto il decreto per il nuovo Comune”. La notizia pubblicata ieri dal Giornale di Sicilia poteva essere uno shock per la sonnecchiosa città di Trapani, ma non lo è stato.
Apatia allo stato puro.
Ora che mancano due relazioni ed un voto formale conclusivo del procedimento amministrativo, è il caso di ricapitolare come la città di Trapani ha perso abitanti, territorio, entrate fiscali e, perfino, l’aeroporto. Un motivo in più per chiamarlo “aeroporto della Sicilia Occidentale” oppure Aeroporto di Misiliscemi, perché ricade al 95% sul territorio del nuovo Comune e per la restante parte su quello di Marsala.
La raccolta delle firme: si pensava che fosse solo una provocazione
«Tutti vedevano la nostra proposta come una provocazione», dichiara Salvatore Tallarita, presidente dell’associazione che ha dato origine alla rivoluzionaria scissione territoriale.
«Il progetto Misiliscemi comune autonomo continua. A poco più di un mese dall’avvio delle raccolta firme per poter indire il referendum affinché le otto frazioni […] si stacchino e diano vita ad un Comune autonomo, il bilancio è più che positivo. […] E’ il progetto di Misiliscemi, un territorio stanco di subire scelte di altri e che, adesso, vuole essere artefice del proprio destino».
Quando Antonio Trama, sulle colonne del Giornale di Sicilia, scriveva “Otto frazioni alleate per diventare Comune autonomo” era il 15 novembre 2010, l’associazione Misiliscemi ha compiuto cinque anni di vita. Tanto nel 2010 che cinque anni prima, sindaco di Trapani era tal Girolamo Fazio, quello che i sondaggi di Repubblica – Ipr Marketing indicavano come il “settimo miglior sindaco d’Italia”, per gradimento degli elettori.
I residenti delle frazioni non erano certamente contenti dell’Amministrazione in carica, quella dell’ex onorevole Fazio. Si sentivano abbandonati nei servizi e con le loro idee di sviluppo calpestate.
Perché gli abitanti del futuro Comune di Misiliscemi vogliono l’Autonomia? Lo spiegò Enzo Abbruscato (PD): «Le Frazioni sono state maltrattate nell’approvazione del Piano regolatore», sostenne. Lamentò la troppo estesa “Zona A” (dove non possono essere aumentati i volumi edificati) presenti nelle Zone delle Frazioni Sud. Una semplice questione di cemento, secondo l’esponente democratico, ma senza una seria analisi dei fabbisogni correlati alla crescita demografica, praticamente quasi zero.
Il Consiglio comunale vota a favore della scissione
Il 25 maggio 2015, alle 22:05, il Consiglio comunale di Trapani, nonostante il parere contrario del sindaco in carica Vito Damiano, votò a maggioranza per la scissione: 11 a favore, 8 contrari.
Ricordiamo i nomi degli undici a favore della scissione per coloro che non lo sanno e per gli altri che oggi vorrebbero che non si sapesse. Tra loro (gli ex) consiglieri Francesco Salone, Pietro Cafarelli, Vito Mannina, Tiziana Carpitella, Salvatore Pumo, Francesco Briale, Giuseppe Ruggirello e Franco Ravazza ed i consiglieri riconfermati, quindi in carica, Vincenzo Abbruscato, Domenico Ferrante e Andrea Vassallo.
E questo nonostante che, come dichiarato in Aula dal personale del Servizio Tributi del Comune di Trapani, con la scissione il Comune avrebbe perso ben 3,8 milioni di euro di entrate, tra minori incassi per Addizionale Irpef, TARI, IMU, Tassa di Soggiorno, ecc. Neppure uno tsunami li avrebbe scosso, o fatto riflettere, perché erano tutti concentrati a non turbare gli elettori, sperando di continuare a “mungerli” nella imminente tornata elettorale comunale con i voti di preferenza “salva-poltrona“.
«Il Consiglio comunale ha votato, per mero rendiconto politico-elettorale, contro la maggioranza della Città, quella che, in caso di effettiva “scissione” delle Frazioni Sud si vedrebbe danneggiata economicamente, ed in servizi, per la perdita degli introiti fiscali garantiti oggi dagli immobili insistenti nelle Frazioni stesse», scrissi sul mio blog (“Scissione di Misiliscemi: il Consiglio comunale è inadeguato!”).
In particolare, sottolineai (vedi “Secessione di Misiliscemi: Le chiacchiere, la verità, le proposte“) come «proprio uno di coloro, il consigliere Domenico Ferrante (oggi PSI), che si espresso per la “scissione” perché le Frazioni Sud erano abbandonate, ma ironia della sorte, era stato lui stesso assessore (2009-2010) della “Giunta Fazio”! In sostanza, accusava se stesso d’aver abbandonato le Frazioni!».
La mia proposta, invece, era quella di riconoscere alle frazioni Sud (Misiliscemi) e a quelle Nord (Regalbesi) una certa autonomia finanziaria e gestionale, all’uopo istituendovi i Consigli di Quartiere. “Secessione Misiliscemi: I Consigli di Circoscrizione come risposta” scrissi. L’idea venne sostenuta in Aula consiliare da Nicola Lamia e da Giuseppe Guaiana, ma l’ipotesi venne affossata pochi giorni dopo.
“Circoscrizioni, chi le affossò in Regione?” Tra gli altri anche l’unico trapanese Girolamo Fazio. Le Circoscrizioni furono abolite per un solo voto!
Arriva il referendum, e i trapanesi vanno al mare
«I trapanesi, almeno molti, non lo sapevano, ma domenica 27 maggio dell’anno 2018 si vota per il referendum “pro” o “contro” la scissione del Comune in due distinti comuni e, quindi, per l’eventuale nascita del neo Comune di Misiliscemi», denunciai il 21 maggio 2018 nell’articolo “Trapani: Domenica al voto per la scissione di Misiliscemi”.
E quanto temetti avvenne, scrivo “Misiliscemi vince, Trapani perde“: «Misiliscemi c’è, quindi. Il 52,04 % degli abitanti delle frazioni, come prevedibile, ieri era recato alle urne e in grande maggioranza (3.336 elettori contro 391) ha scelto, democraticamente, il distacco dal capoluogo».
«La nota apatia dei trapanesi – aggiunsi – ha fatto il loro gioco, i trapanesi non sono stati capaci di difendere l’integrità della propria città. Solo il 7,19% dei residenti del Centro, invece, ha deciso di provare a fermare la prevedibile marea di partecipazione delle frazioni».
«Si dirà d’ora in poi che l’informazione è stata insufficiente, ma non è affatto vero ! C’erano in lizza ben 5 candidati a sindaco di Trapani, oltre 300 candidati consiglieri. Se il predetto esercito avesse voluto, avrebbe ben potuto spiegare cosa stava per succedere la imminente domenica 27, illustrarne le conseguenze e suggerire di recarsi alle urne, però così non è stato».
«E Trapani? Il capoluogo si riduce per superficie territoriale e per abitanti ad un paesone, senza ospedale, senza università, senza lo stadio, senza casa circondariale, e senza tanto altro. Oggi la speranza è che si comprenda che prima di pensare a costruire nuove Opere serva costruire una Comunità».
Se Massimo D’Azeglio diceva che dobbiamo fare gli italiani, io – più modestamente – dissi e ancora dico – che dobbiamo fare i trapanesi.