Trapani: Pippo Civati giustifica l’inciucio PD-PDL

TRAPANI, 20 OTT – «Abbiamo bisogno di una politica che sia più semplice nelle parole, anche più rigorosa nei comportamenti, forse più immediata nelle cose che abbiamo da portare all’attenzione delle persone», con queste parole s’è presentato, ieri pomeriggio, a Trapani, Pippo Civati, deputato del Partito Democratico e candidato, assieme a Renzi, Pittella e Cuperlo, alla segreteria nazionale di quel Partito.

La sala del “Comitato per Civati”, sita in via Giovann Gentile, era stipata, poco meno di un centinaio di persone, molti simpatizzanti, diversi semplici curiosi, tanti “pendolari” della politica.

Diversi gli esponenti di SEL presenti, a partire da Massimo Candela; ma anche di Rifondazione, come Aldo Marchingiglio e Ciccio Bellina; o, ancora, Rino Marino di “Per Un’Altra storia”, per quello che è considerato il candidato più a “sinistra” del PD.

Tuttavia, da questo punto di vista, Pippo Civati, una sorta di Matteo Renzi, ma un po’ meno brillante nell’oratoria, ha rappresentato, a parte le belle parole, una delusione.

Civati, infatti, nel suo intervento, riesce a definire l’inciucio PD-PDL semplicemente come una «situazione particolare», «che debba essere transitoria», di cui lamenta solo che non è stato «definito quanto durerà questa stagione», e che spesso «ci troviamo a votare su cui non sono convinti né il PD né i suoi parlamentari», «siamo all’indistinzione totale, facciamo cose contrarie di quelle che erano scritte nella nostra carta d’intenti», ma, d’altro canto, «c’era da governare».

Il parlamentare del Partito Democratico – successivamente, un po’ per uscire dallo spinoso argomento del governo di “larghe intese” – ha espresso rimpianto per la mancata elezione di Prodi prima e Rodotà poi alla carica di presidente della Repubblica, riscuotendo l’applauso dei presenti.

Successivamente, tornando ad affrontare i temi della vita interna del Partito, Peppe Civati s’è lamentato di come, in Sicilia, si producano «tessere in batteria», per, ovviamente, tentare di “influenzare” l’esito del Congresso e delle Primarie.

Per Civati, invece, c’è bisogno di un congresso «dove ci si misuri sulla base delle idee che abbiamo» e non sui numeri delle tessere.

Civati, in proposito dichiara d’essere pessimista: «Non ne posso più: vedo troppa attenzione sui sostenitori, le cordate, le correnti».

Accennando al merito delle sue idee, Civati è apparso contrario all’attuale legge elettorale che permette che i parlamentari siano “nominati” dalle Segreteria del Partito esprimendo, invece, una gradimento per la riproposizione della “preferenza” che permette ai cittadini di scegliere il proprio rappresentante.

Inoltre ha espresso l’opportunità, «per dare un segnale», di tassare maggiormente (ma non troppo) le rendite finanziarie, e concentrare i tagli del “cuneo fiscale” a favore di chi ha redditi più bassi piuttosto che spalmarli un po’ su tutti, di riavviare la stagione di «un federalismo fatto bene».

Niente di “rivoluzionario”, insomma.

Peppe Civati s’è poi rivolto a SEL chiedendo, «da subito», di riprendere il dialogo politico; il deputato ha ammesso che anche SEL è in “imbarazzo” «perché noi siamo al governo con il PDL, ma non ci attaccano perché vorrebbero tornare assieme a noi».

Quindi il candidato alla segreteria del PD ha posto il tema dei tanti elettori nostri che hanno votato Peppe Grillo, «perché un elettore su tre dei nostri ha votato Grillo»: «io mi chiedo cos’è mancato? Quali errori abbiamo commesso?». Civati, una risposta prova a darsela: «Abbiamo fatto una campagna elettorale all’inseguimento di Monti, di uno che si sapeva non prendeva i voti, mentre i nostri elettori avevano un’esigenza di cambiamento, e gli otto punti del cambiamento li abbiamo presentati dopo le elezioni».

Al termine, che  pensiamo di Civati? Se dobbiamo valutarlo per quel che ha detto ieri pomeriggio potrebbe semplicemente dire: “sotto il vestito nulla”. Insomma Civati ci risulta indistinto dagli altri candidati. Insomma vediamo tante facce, ma un’unico PD. Quello solito. Quello dove per i temi cari alla “Sinistra” non c’è più spazio.

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