Charlie Hebdo: Libertà è Partecipazione? Certo, ma assieme a chi?
Trapani, lì 12 gennaio 2015 – «Trapani non ha risposto all’invito e questa assenza è stata rumorosa», così Ornella Fulco, redattrice di TrapaniOggi, scrive sul proprio giornale a commento della iniziativa promossa dal sindacato dei giornalisti di Trapani, in risposta ai recenti luttuosi fatti di Parigi (ne parliamo qui: “Attaccata Redazione Charlie Hebdo: E’ strage a Parigi”, dove mostriamo, anche, una serie delle ultime vignette pubblicate dal giornale francese).
In effetti al sit-in davanti il Municipio di Trapani (chissà perché sempre qui, e non davanti la Prefettura luogo più simbolico nel caso specifico, ad esempio), erano presenti, forse una dozzina di giornalisti e qualche personaggio politico.
Mancavano i cittadini, lo ribadisce Telesud («Davvero pochi invece i cittadini che hanno partecipato al sit-in»). Fulco se ne lamenta ed invoca Giorgio Gaber e la sua “Libertà è Partecipazione”.
Pia Marchingiglio, commenta subito su Facebook: «La categoria “giornalisti” in questa città, del tutto lontana dai cittadini», e quindi non può pensare di trovare “solidarietà” fra la popolazione. D’altro canto, aggiunge, «ritengo i cittadini non in grado di esprimere dissenso o solidarietà o altro».
Più diretto è Lilli Vento, altro giornalista e politico trapanese, che sempre su Facebook commenta: «Je suis Charlie dicono in tutto il mondo, ma in Italia, in questo nostro tormentato Paese, non sono proprio in molti a potersi identificare in Charlie, perché il loro modo di far giornalismo all’interno di redazioni in cui il padrone detta le regole, non ha nulla a che vedere con quei valori che vorrebbero il giornalista vigile protagonista della nostra storia, attento osservatore e controllore, nell’esclusivo interesse dei cittadini, degli abusi del potere politico».
Solidarietà a chi, allora, e, soprattutto, con chi? Ai/coi “giornalisti” trapanesi? Cosa hanno a che dividere loro dai giornalisti del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”, fatti centro dell’azione militare che ne ha sterminati un bel po?
Domenica «In piazza con le matite i manifestanti hanno ribadito l’impegno civile per la democrazia, per la pace e la libertà di pensiero quali beni comuni da difendere», scrive Luigi Todaro sul Giornale di Sicilia.
Quando, e quanto, la stampa trapanese s’è impegnata, s’è battuta per la libertà di pensiero a Trapani? Dove ha mostrato questo “impegno civile”?
Dov’erano i giornalisti trapanesi, quale solidarietà esprimevano a “Charlie Hebdo”, quando questo pubblicava una vignetta ritenuta, da più, “blasfema” contro la religione cattolica? Quando dal Vaticano (Leggi: “Una vignetta blasfema agita i cattolici”, del 21 dicembre 2012) si chiedeva al Governo francese che «mai più si ripeta» una tale espressione?
«La libertà non è star sopra un albero», canta sempre Giorgio Gaber.
Come permettere, ad esempio, che gli unici politici presenti nella piazza, a loro fianco, sorridenti, con la matita in mano, in favore di flash, fossero proprio coloro che hanno scatenato svariati attacchi giudiziari contro la stampa libera trapanese?
Come potevano i giornalisti trapanesi, ed i loro rappresentanti sindacali, ad esempio, permettere che a manifestare per la “libertà di stampa e di pensiero” stessero, fianco a fianco Rino Giacalone e l’ex-sindaco Girolamo Fazio che ha portato davanti al Giudice proprio Giacalone (Leggi: “Caso Giacalone: condannata la Libertà di parola” del 13 ottobre 2013) per costringerlo a pagare 25 mila euro di “danni” per aver espresso un proprio pensiero?
O che ci fosse Giacomo Tranchida che proprio a noi ha intentato un’altra causa civile da 200 mila euro (Leggi: “Il Sindaco Tranchida cita AltraTrapani per 200mila euro“ del 17 marzo 2011), sempre per reprimere la nostra libertà di espressione?
La Libertà di pensiero non ha bisogno di queste manifestazioni “simboliche”, ha bisogno di fatti, di emarginare i personaggi – politici e non – che alla libertà di pensiero, in diverse forme, attentano ogni giorno. Ma per fare questo serve coraggio, e serve tagliare i “cordoni ombelicali” da coloro che, dopo tutto, un banner pubblicitario sul tuo giornale, un gettone di presenza per qualche partecipazione a una delle tanti manifestazioni antimafia o un posto di “addetto stampa” al Comune, o in qualche Ente pubblico, te lo possono sempre garantire.
E questo coraggio, questa indipendenza, alla stampa trapanese manca. E’ per questo che, domenica, i giornalisti trapanesi non han potuto manifestare assieme a nessuno, se non se stessi ed i propri finanziatori ma anche chi “reprime” le libertà d’espressione.