Un ricordo di Ciaccio Montalto, perchè non sia morto invano
Trapani, 28 gennaio 2015 – «Siete corrotti!», così il magistrato Ciaccio Montalto aveva urlato nei corridoi del Tribunale di Trapani, durante un alterco con un collega. «Ciaccio Montalto dunque seppe tutto, gridò a Costa di essere un corrotto e un mese dopo fu ucciso», così Salvatore Mugno ricorda il magistrato nel suo libro “Una Toga amara”.
«Era una telefonata, intercettata su suo ordine … quella telefonata era la prova che la più potente cosca mafiosa di Trapani, quella dei Minore, aveva consegnato decine di milioni (casse d’aranci”, dicevano i due al telefono) a un giudice per cercare di cancellare pesantissime accuse. Ad ascoltare la telefonata, nella sala della Questura, quel giorno era il sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto. Era il dicembre del 1982», dettaglia un altro passo del libro dello scrittore trapanese.
Ciaccio Montalto, veniva assassinato, davanti la sua casa di Valderice, iIl 25 gennaio del 1983.
«Mio figlio lavorava in un ambiente ostile. Circondato da colleghi invidiosi e forse codardi. So soltanto che era stanco Ripeteva continuamente che l’ambiente di Trapani non gli piaceva», così ricorda Irene Montalto madre del giudice. Ed infatti aveva chiesto il trasferimento in Toscana.
Ma Costa non c’entrava nulla con l’omicidio, naturalmente. Lo precisa, nel libro di Mugno, ancora la madre: «No, Costa era solo l’ultima ruota del carro, un anello piccolissimo. Certo che, però, da lui si poteva salire più in alto, ripercorrere tutti i gradini della piramide».
«Io ritengo che il disegno che ha ucciso Giangiacomo sia venuto da lontano, dall’estero, dagli Stati Uniti – ipotizza, nel libro, la vedova Maria Isabella La Torre – Penso a certi intrecci, ai servizi segreti americani. Mafia trapanese? C’era in gioco ben altro: flussi finanziari, miliardi, riciclaggio».
In una intervista al settimanale “Panorama”, anch’essa riportata da Mugno, la La Torre ribadisce «Giacomo è stato ucciso per aver puntato gli occhi sulle banche. Proprio così, e Giacomo diceva che nei consigli d’amministrazione delle banche private trapanesi c’era la mappa delle potenti alleanze fra logge massoniche, gruppi di potere e cosche mafiose».
«Trapani, la città più massone d’Italia, immersa dentro una nebulosa tesa soprattutto a far scomparire dalla vista i confini della legalità … viene passata al setaccio da Ciaccio Montalto. E’ un sostituto scomodo …», Mugno così riporta da “Da Cosa nasce Cosa”, di Alfio Caruso.
Giudici corrotti. Gruppi di potere che “ragionano” con massoni e mafiosi. Mafia. Giro di denaro sporco. Ce n’è per tutti i gusti.
Riflessioni, opinioni, certo. In parte. Ma in parte fatti. E da cui partire, nel giorno dell’anniversario della sua morte, per cambiare questa maledetta Città. Altrimenti Ciaccio Montalto sarà morto invano e morirà ogni giorno.