Acquedotto Trapani: l’acqua è idonea al consumo umano?
Trapani, 11 febbraio 2015 – Il «Cloro residuo libero», al rubinetto di San Giovannello, è pari ad appena 0,04 microgrammi per litro, contro un «valore minimo consigliato» (D. Lgs. 3172001) che dovrebbe essere pari ad almeno 5 volte: 0,20 mg/l. E’ il risultato delle analisi delle acque destinate al consumo umano immesse nelle condotte cittadine dal comune di Trapani.
Le analisi, scaricabili integralmente QUI, sono state condotte dal laboratorio dalla biologa dott. Giuseppina Miceli del “Laboratorio Bio Analisi” di via Caserta, Erice.
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Dal campionamento della fontanella di via Vespri, poi, il risultato sarebbe, naturalmente, ancora più basso: «<0,01 N.V. », ovvero «parametro non valutabile, inferiore al limite di rilevabilità».
Ma cosa indica il dato del «Cloro residuo libero»? perché è così importante?
«Il cloro è un agente ossidante che è stato usato con successo per il controllo igienico-sanitario delle acque potabili», rispondono le “Linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi” pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica il 5 maggio 2000. In parole povere, il cloro uccide i batteri eventualmente presenti nell’acqua.
Il D.P.R. 24 Maggio 1988 n. 236, allegato 1, Tabella C (parametri concernenti sostanze indesiderabili), punto 41 (Cloruro residuo libero) precisa come «qualora sia necessario un trattamento di clorazione dell’acqua è consigliabile che, al punto di messa a disposizione dell’utente, nell’acqua si abbia un valore di 0,2 mg/l di cloro».
Quindi, i valori misurati dal “Laboratorio Bio Analisi” al rubinetto di San Giovannello è evidentemente inadeguato.
Il Comune, quindi, perché non ci spiega questa difformità?
Tornando alle “Linee Guida” del 2000, peraltro,qui si legge come «l‘attività biocida del cloro, inoltre, è sensibile Al pH e decresce rapidamente sopra il valore 7», ciò mettendoci in pre allarme, dato che il PH dell’acqua distribuita a Trapani è pari a 7,68. «A tali concentrazioni di cloro l’acqua può essere considerata potabile», proseguono, infine, le “Linee Guida”, anche se, poi, pongono l’attenzione sulla «presenza di sottoprodotti(BPD)» da eccessiva clorazione.
Sotto il termine DBP, nel caso di trattamenti di clorazione, si includono centinaia di sostanze. Fra queste ci sono, certamente, composti che provocano potenziali effetti nocivi (composti tossici, genotossici e, anche, cancerogeni).
Fra questi i “Trialometani” (THM), sono indicati fra i più tossici («I trialometani sono sospettati di creare danni al fegato, reni e al sistema nervoso centrale. Sono inoltre considerati cancerogeni», riporta il sito Lenntech).
Ma nell’acqua che viene immessa nell’acquedotto di Trapani, secondo le analisi della dottoressa Miceli, tali sostanze sono presenti solo per 5 μg/l, ovvero entro la soglia di 30 μg/l, e sono rappresentati sostanzialmente dal Cloroformio.
In definitiva, come ricorda l’ASL di Forlì «come ribadito costantemente dall’OMS, il rischio per la salute derivante da contaminazioni microbiologiche è di gran lunga più elevato di quello derivante dalla presenza di THM nei quantitativi indicati dalla normativa vigente».
A chi immagina, però, di bere acqua imbottigliata per evitare il cloro rispondiamo che «Il cloro è ovunque … Il tè che ordini al bar è stato fatto “probabilmente” con acqua del rubinetto, l’insalata è stata lavata con l’acqua del rubinetto … nelle piscine l’acqua è fortemente clorata…».