Rosina Salvo, gli studenti incontrano l’autore di Sicilia my love
Trapani, 12 aprile 2015 – L’Aula Magna dell’Istituto Magistrale “Rosina Salvo” di Trapani ha accolto, venerdì scorso, il prof. Enzo Randazzo, dirigente scolastico del Liceo classico “T. Fazello” di Sciacca, ma al contempo scrittore, per conoscere ed approfondire la sua recente opera: “Sicilia, my love”.
Alla conferenza erano presenti Giuseppina Messina, il dirigente scolastico dell’istituto ospitante, il professore Paolo Marciante, docente di italiano e le professoresse Mondino e Rizzuto che hanno collaborato alla pubblicazione del romanzo. Nel corso della manifestazione, dopo la proiezione del video “Sicilia, my love in Arte”, creato da Alessandro Becchina e che aveva come tema l’arte nel paesaggio siciliano, alcuni studenti si sono cimentati nella letture e nella rappresentazione scenica di alcuni estratti del testo.
Il romanzo è stato presentato dalla studentessa Rossana Poma che ha descritto il personaggio principale e la trama. La studentessa, dalla lettura del romanzo, ha inteso come «lo scrittore vuole esaltare, nel proprio romanzo, l’animo dei siciliani, i loro valori, la loro interculturalità, la loro ospitalità e i colori di una terra che rimane nei cuori dei siciliani lontani dalla loro patria».
All’introduzione è seguito un dibattito fra gli studenti e l’autore, ed al quale hanno partecipato anche gli altri docenti presenti.
Una prima curiosità degli studenti si è rivolta sul nome del protagonista, Ippolito Cagliostro, ovvero se ci fosse «un collegamento tra Ippocrate, famoso e serio medico greco, e Cagliostro, alchimista e truffatore palermitano del ‘700».
Enzo Randazzo, affettuosamente, rispondendo alla studentessa, ha ammesso che «questa fusione è volontaria poiché nasce da una riflessione e dalla volontà di cogliere il siciliano nella duplicità del suo modo d’essere, serio e truffatore».
Nell’inquadrare il periodo storico in cui posta la vicenda romanzata, la professoressa Rizzuto ha spiegato come «la società di cui parliamo nel romanzo è quella che ruota attorno agli anni 60/80 del secolo scorso, una società diversa da quella attuale, una società dove i giovani possono incontrarsi solo nei circoli e nelle piazze; dove il modo di vivere è molto diverso da quello di oggi in cui i giovani hanno più possibilità di incontrarsi grazie ai social network che rendono “il Mondo un cortile”».
Altra attenzione degli studenti s’è posta sull’uso del dialetto nel romanzo. In particolare i ragazzi hanno chiesto una valutazione sull’eventualità «di inserirlo nei programmi scolastici».
L’autore non ha avuto difficoltà a sostenere come la scelta dell’uso del dialetto (ovvero della “lingua siciliana”, NdR) nel romanzo nascesse «da motivazioni formative e non da questioni politiche». Per Enzo Randazzo, comunque, sicuramente, «conservare il proprio dialetto vuol dire conservare un pezzetto di Sicilia e vuol dire trasmettere valori e saggezza».
Sulla questione è intervenuto anche il professore Marciante: «sì, è importante conoscere il proprio dialetto, la propria storia, la propria cultura e le tradizioni senza però farne diventare una lotta politica». Marciante si riferisce, però, più alle recriminazioni della Lega Nord contro l’italiano che alla “lingua siciliana”.
In Università, il docente di Mediazione Linguistica ci ha proprio insegnato che le Direttive Europee sostengono l’importanza dello studio delle lingue regionali.
Trattando il romanzo della Sicilia, terra di mafia, mafiosi e mafiosità, una domanda degli studenti non poteva non toccare il tema. «Pensa che gli aspetti positivi e la bellezza della nostra terra possano squarciare fenomeni come la Mafia?», è stato chiesto delicatamente.
«C’è speranza», premette ottimisticamente Enzo Randazzo. Poi, però, speriamo di aver preso male gli appunti, o di aver aver mal compreso, l’autore si lancia in una digressione: «Innanzitutto bisogna dire che la Mafia è un fenomeno che esiste realmente, in Sicilia come in altri luoghi, nelle tradizioni e che ha una sua forza e un suo “fascino”»!
No, non abbiamo capito male. Randazzo, prosegue e spiega: «noi abbiamo una cultura migliore rispetto a quella degli altri popoli grazie agli antichi domini: i greci, ad esempio, ci hanno portato il loro senso per l’eroismo, l’ospitalità, la creatività e l’ingegnosità, che per certi versi si incrocia con il fenomeno mafioso».
Un’ultima domanda, un ultimo studente per cambiare argomento. «Cosa significa per lei scrivere?», chiede.
«Prima di tutto scrivere è difficile – spiega il prof. Enzo Randazzo –, può mancare il tempo e la concentrazione, ma quando scrivo … mi diverto! Scrivere da’ modo di comunicare e di esprimersi, raramente però uno scrittore è contento di ciò che ha scritto, tuttavia quando mi rendo conto che il romanzo viene letto, e riesce a creare dibattiti nelle scuole, sono soddisfatto perché riesce a rendere la scuola più vivace. “Sicilia, my love”, in particolare, voglio che sia un contributo per mettere insieme la volontà di riscatto dei siciliani, trasmettendo anche nelle scuole i valori e le tradizioni passate».