Cantiere Navale sempre chiuso, gli operai denunciano silenzio
Trapani, 13 maggio 2015 – «Ancora una volta i diritti di noi lavoratori vengono calpestati e vengono concessi dei privilegi a chi ha causato la distruzione del Cantiere Navale di Trapani, la perdita di decine di posti di lavoro e l’annichilimento di un intero settore altamente produttivo della città che, se ben sviluppato, porterebbe alla creazione non di decine, ma di centinaia di posti di lavoro».
E’ quanto denunciano, in un comunicato diffuso quest’oggi, gli ex lavoratori del Cantiere Navale di Trapani.
In particolare i lavoratori, riuniti oggi in Cooperativa, denunciano la «difficoltà nel comprendere quali siano le ragioni che stanno facendo ritardare l’assegnazione dell’area demaniale».
Una sola certezza: «escludiamo possa addebitarsi esclusivamente alla burocrazia poiché tutte le procedure presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono state espletate da tempo ormai».
In sostanza, senza mezze misure, i lavoratori adombrano pressioni “politiche” sull’Amministrazione Centrale dello Stato finalizzate a tenere in “stand bye” la situazione del Cantiere Navale trapanese.
Quanto precede, magari in attesa di, in qualche maniera, avvantaggiare «La vecchia proprietà la stessa che ha causato il licenziamento di noi operai, il fallimento del cantiere e che si trova sotto inchiesta per lo smaltimento illegale di rifiuti speciali (enormi quantità di oli e altri derivati delle lavorazioni sono stati interrati nella ex area ASI)»
Una situazione, però, insostenibile perché, per i soci della Cooperativa Cantiere Navale, «i suddetti ritardi stanno distruggendo quanto rimane del cantiere perché gli eventi atmosferici, i continui furti di rame ed i saccheggi stanno trasformando l’ex CNT nel cimitero della cantieristica trapanese».
In ultimo, nel comunicato, una constatazione: che «da quattro anni lottiamo tra mille difficoltà, tra silenzi compiacenti e ritardi maliziosi»; e poi una richiesta: che «Le attrezzature presenti nel cantiere devono essere vincolate all’area stessa a ristoro di chi sarà costretto a sostenere costi elevatissimi per rendere nuovamente operativo il Cantiere e bonificare la superficie interessata dallo sversamento illegale di oli, acque di sentine e rifiuti speciali risalenti al periodo dell’America’s Cup».