Il PD boccia il nuovo statuto proposto dal PD
ERICE (TRAPANI), 6 MAR – Occorre «Dimostrare, con atti concreti, all’immaginario collettivo che fare il Consigliere Comunale non significa svolgere una professione e quindi “buscar gettone”».
E’ quanto, con fermezza e con rabbia, dichiara il consigliere comunale del Partito Democratico (della prim’ora, essendosi candidato già a maggio col PD e non avendo, come altri, invece, aderito al partito di Bersani due giorni prima delle elezioni politiche).
L’argomento del contendere è il voto del Consiglio, che, nonostante una maggioranza “bulgara” che sostiene il sindaco Tranchida, ha unanimemente, invece (salvo il voto di Simonte), bocciato un importante atto che andava sulla linea “taglia-costi della politica”.
Si trattava di una proposta di modifica dello Statuto del Comune di Erice, volta a ridurre il numero delle riunioni delle Commissioni e quindi dei consiglieri ed in sostanza ad abbattere i costi della politica, porta la data del 6 settembre 2012.
E’ firmata, unanimemente, dalla Giunta di Erice (Delibera n. 183) e quindi del Partito Democratico, essendo sia il sindaco Giacomo Tranchida, e sia i suoi assessori Daniela Toscano, Laura Montanti, Gianvito Mauro e Angelo Catalano tutti e cinque aderenti al Partito Democratico.
«Nel rappresentare la mia massima delusione per l’accaduto, nelle prossime ore rifletterò sulla mia permanenza nel gruppo consiliare del PD, visto i gratuiti e offensivi attacchi subiti per la mia presa di posizione con il voto favorevole (l’unico su 17 presenti) espresso a favore della delibera», dichiara ancora Simonte.
Per il coerente consigliere, che conferma, tuttavia, la propria adesione all’Amministrazione Tranchida, «c’è bisogno di un “vero” e “radicale” cambiamento, così come evidenziato dalla “debacle” elettorale delle elezioni politiche».
«Al Consiglio Comunale di Erice – invece, conclude Simonte – sembra di essere fuori dalla storia e dal mondo e non si è fatto altro, con la seduta di ieri martedì 5 marzo, che sprecare una buona occasione per dimostrare ai cittadini che l’emergente anti-politica si contrasta con la buona politica dei fatti e non delle parole».