LA STATUA DELLA MADONNA

Madonna di TrapaniCon Sant’Alberto, la Madonna è patrona ed avvocata di Trapani, invocata da numerosi fedeli e da forestieri. Gente comune, patrizi, personaggi altisonanti nel corso dei secoli hanno omaggiato il simulacro con offerta di ceri, sostanziose elemosine, oro ed argento, donativi ed ex voto. Il vicerè Gusman conte di Alba de Lista vedendola ebbe a dire: “chi vuol vederla più bella, vada in Paradiso”.

Secondo molti è Opera del Pisano ma secondo Salvatore Accardi la realtà potrebbe esere diversa.

La devozione dei trapanesi verso la Madonna s’è manifestata e divulgata con la produzione di copie del simulacro in corallo ed alabastro, in statue e dipinti posti nelle cappelle e chiese della città. Persino i senatori la omaggiarono con una riproduzione che si trova nella sommità centrale del prospetto del palazzo senatorio, Palazzo Cavarretta oggi sede di uffici del comune.

Grandi erano le feste organizzate in suo onore tanto che dall’inizio del Seicento e fino ad inoltrato Settecento, i giurati e poi senatori spendevano dalle 120 alle 180 onze ogni anno nel periodo di Agosto.

Descrivere o parlare del simulacro della Madonna dell’Annunziata non è semplice, in quanto, il percorso storico delle notizie e delle leggende scaturite sono talmente notevoli e impossibili da annoverare (specialmente nei fatti, nei miracoli, nella festa, fiera e quant’altro) da contenere un compendio di scritture davvero ragguardevole.

Si narra in un manoscritto in lingua siciliana del 1360, l'epica storia della statua in alabastro della Vergine Maria che fu trasportata in Siria dall'isola di Cipro dove fu fatta nell'anno 733 da dove, imbarcata su una nave veneziana a causa di un’altra tempesta giunse a Trapani nel 1244. Tra mito e leggenda popolare, diversi autori hanno esposto gli eventi del suo approdo nella nostra città, non fornendo notizie su chi abbia modellato il simulacro per niente comparabile alle madonne scolpite in quel periodo da diversi artisti francesi o pisani le quali sono diverse da quella dell’Annunziata, che non è cinta da alcuna corona e che volge un vago sorriso all’astante compiacendosi dello sguardo del suo Bambino.

Forse è lecito dubitare anche di quanto affermato da moderni critici d’arte, i quali attribuiscono la paternità del simulacro trapanese allo scultore Nino Pisano, che negli anni giovanili scolpì alcune madonne in stile gotico. In mancanza di testimonianza scritta è opportuno verificare con le date la veridicità di quanto si vuole sostenere. Supposto sia esatto il 1244, l’anno in cui approdò la statua citata in più manoscritti e che Nino Pisano ne sia l’autore, non comprendiamo come lo stesso, morto nel 1368, l’abbia scolpita prima del 1244 e a quale età, considerando che dal medesimo anno e fino al 1368 sarebbe vissuto più di 124 anni! Lo stesso dicasi per il padre Andrea, deceduto nel 1339, che scolpì simile “madonna con bambino”. Alcuni cultori d’arte affermano che la statua arrivasse a Trapani nel 1291, dopo la sconfitta dei Crociati subita a San Giovanni d’Acri per l’offensiva scatenata dal sultano egiziano Malik al Asbiraf, che pose fine all’avventura dei Cavalieri di San Giovanni in Terra Santa. Anche in questa ipotesi è evidente che Nino Pisano, a meno che non fosse stato un genio pari a Leonardo da Vinci, avrebbe dovuto scolpirla nei primissimi anni giovanili, forse quindicenne, per cui, supposto tale, avrebbe avuto nel 1368 circa 92 anni.

Non si comprende il motivo per cui il simulacro si trovasse in un angolo della Palestina e come addirittura fosse stato scolpito nel 733 in Siria, l’odierno Libano, inviato a Endithet in Cipro, proprio in quell’epoca in cui non era presente alcuna espressione artistica di tale finezza ed espressività stilistica e durante la quale ci si trovava in pieno periodo di iconoclastia, quando si distrussero gran parte delle raffigurazioni sacre. Forse non sapremo mai l’autore di esperta mano, che plasmandola, anticipò simili opere realizzate nel corso del Rinascimento.

Alquanto arcana è la traduzione di Leonardo Orlandini di alcune frasi che erano scritte in antico aramaico orientale sul colorato lembo del mantello della Madonna, definite dall’autore essere di lingua caldea. Anche se non le commentiamo per non conoscere l’aramaico, non possiamo far a meno di esprimere il nostro dubbio sull’ecclesiale e nepotistica traduzione dello scrittore, quando conferma che la statua sia stata realizzata il 15 agosto del 733, data questa che guardacaso che coincide con la festa dell'assunzione. sudetto mese nella santissima festa dell’Assuntione.

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