DEGRADO E SUICIDIO
A leggere l'ultimo studio sulla qualità della vita uscito su Italia Oggi, come città, non siamo messi tanto male da questo punto di vista: nella classifica generale siamo al 5^ posto in virtù di condizioni privilegiate per quanto riguarda diversi aspetti.
Il disagio sociale praticamente non esiste: stiamo tutti bene e nessuno ha poi tanto motivo di lamentarsi.
Certo, salvo poi leggere che in certi quartieri si procede a ritmo di due furti a settimana, che magari si fa una capatina a derubare il prete del quartiere (padre Mariano Gatto parroco di San Paolo ne sa qualcosa – NdR), poi magari si sente di un suicidio, del ragazzo che si è buttato dal quinto piano e che aveva problemi di droga e cattive compagnie, magari mancanza di lavoro, magari dirà qualcun altro “non ne voleva manco a brodo”.
Sta di fatto che la fotografia non è certo delle più incoraggianti ma mette in risalto come il problema sociale e, di conseguenza, quello culturale, nella nostra città c'è ed è grave.
Questa non è chiaramente la fotografia di un'intera città, ma quella di un quartiere si: un quartiere dove il livello culturale è bassissimo e dove il disagio sociale è assai al di sotto di quello registrato nel resto della città. Per non parlare dei servizi, dell'educazione alla cosa pubblica, della presenza dei più elementari servizi che sono quasi del tutto assenti.
Parafrasando un famoso libro di Carlo Levi potremmo dire che Cristo si è fermato a Milo, così come Cappuccinelli o certe zone del Rione Palme, dove la situazione è brutta, ma non disperata come al Bronx nei confronti del quale anche lo stesso sindaco di Trapani si è dichiarato sconfitto arrendendosi, se non nelle parole, almeno nei fatti.
E nei fatti , in questo posto si va dai piccoli atti vandalici figli di una diseducazione diffusa, ai suicidi vittime di se stessi e dell'abbandono.
Da la Sicilia di oggi: “Un uomo di 30 anni che ha deciso di togliersi la vita lanciandosi dalla finestra di casa, un appartamento al quinto piano di un edificio popolare.
Soccorso, portato in ospedale, è poi deceduto per le gravissime ferite.
Vincenzo era il suo nome, abitava in una casa popolare nel rione di Fontanelle Milo assieme alla madre vedova. Tanti anni addietro era nell’Esercito, aveva scelto la ferma prolungata, è stato congedato da caporal maggiore, sembra per ragioni di salute. E da qualche tempo in effetti è
risultato affetto da una grave forma di depressione. Nel pomeriggio di venerdì l’insano gesto. Sfuggendo ad ogni controllo, ha aperto la finestra di un balcone, è si è buttato nel vuoto,
proprio mentre nel frangente la madre si accorgeva di quello che stava ponendo in essere.“
“In questo quartiere la depressione è l'unica cosa che c'è in abbondanza, – ci ha detto Anna, una signora che abita nel quartiere – non bisogna pensare che si sia ucciso solo perché depresso, bisogna domandarsi perché era depresso e guardandosi intorno, qualche risposta ce la si può dare…”