ERICE: ALLA RESA DEI CONTI

Gianrosario Simonte

Gianrosario Simonte

ERICE – In extremis ma è stata effettivamente, questo pomeriggio, presentata. E’ la “mozione di sfiducia” nei confronti del sindaco Giacomo Tranchida. Il documento porta con se otto firme (il minimo di legge). Ne serviranno altre cinque (e sarà dura, ammetto gli stessi firmatari) per l’approvazione e serve, soprattutto, il tempo. Infatti il Consiglio corre verso lo scioglimento per la bocciatura del Bilancio cosiddetto di Previsione 2009 (ma presentato a luglio dalla Giunta).

Le firme in calce alla mozione di sfiducia sono quelle di: Luigi Nacci ed Alberto Mazzeo (UDC), Antonio Tosto (MPA), Antonino Simonte (ex-I Moderati), Vito Milana e Giovanni Maltese (PDL), Sergio Pace (già Forza Italia, ora ufficialmente Indipendente) e Franco Denaro (eletto nella Margherita, ma oggi Indipendente).

La presentazione della “Mozione” – la cui valida approvazione comporterebbe la decadenza di Sindaco e Giunta e nuove elezioni in primavera – è stata contestata Gianrosario Simonte, capogruppo di “Erice Che Vogliamo” il partito trasversale del sindaco.

Per Simonte “Maldestramente, ancora una volta, i soliti noti Consiglieri ericini tentano il colpo di mano per eliminare l’Amministrazione Tranchida. In extremis, dopo avergli tagliato la Giunta (unico caso in Sicilia) tentano finanche di dare il “colpo di grazia” al Sindaco, presentando la tanto famigerata mozione di sfiducia al fine di compiere l’ultimo grave dispetto alla città di Erice, mandando a casa il Sindaco eletto liberamente dai cittadini tutti, di destra e di sinistra” .

Un’altra vigliaccata – la descrive ancora Simonte – per tentare di riparare ad un errore grossolano ed inaspettato commesso dagli stessi, che si giustifica solamente con la rabbia cieca di alcuni fra questi nei confronti di un Sindaco che, dopo decenni di lento e deludente andazzo politico, diversamente da loro ha duramente lavorato e concretamente prodotto per la città di Erice risultati al di là di ogni aspettativ a”.

Gianrosario Simone s’appella, infine, alla speranza che i poteri del Consiglio vengano immediatamente sospesi (è una possibilità della legge) prima della stessa firma e pubblicazione del decreto di scioglimento, al fine di bloccare “l’ultimo diabolico atto di soverchieria intentato dai soliti pochi noti ”.

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