Caso Andrea Bulgarella: l’imprenditore querela giornalista
Mai una virgola fu più “galeotta”.
Oggi, sulla stampa digitale locale, vedi “Il Mattino di Sicilia” ad esempio, è stata diffusa la notizia che Andrea Bulgarella avrebbe querelato il giornalista Rino Giacalone.
Si erano appena spenti i riflettori sulla vicenda che ha visto, nelle scorse settimane, l’imprenditore trapanese ma trapiantato da anni in Toscana Andrea Burgarella al centro di una grossa e grave indagine giudiziaria.
Nel momento in cui l’inchiesta era apparsa “sgonfiata” per l’annullamento, da parte del Tribunale dei Riesame di Firenze di una serie di sequestri di documenti in forza di un Decreto di perquisizione emesso dalla DIA della Procura dello stesso capoluogo toscano, inopinatamente il “Caso Bulgarella” torna, quindi, sotto i riflettori dei media.
Una sorta di strano “autogol” – la querela – per l’ex presidente del Trapani Calcio Bulgarella, insomma.
L’iniziativa della querela ci sembra sproporzionata e intempestiva, ed il fatto che sia “annunciata” a mezzo comunicato stampa ci sembra condotta anomala. Ovvio che chiunque ha diritto alla tutela del proprio onore, ma esistono altri mezzi – e non si può dire che non siano stati offerti anche ampiamente – per difendersi dagli “attacchi” dei media quando ritenuti calunniosi: le richieste di rettifica e di replica. Non comprendo, quindi, come mai Bulgarella sia caduto nella “trappola” della querela.
In effetti il giornalista Giacalone, sulle pagine di un mensile a diffusione regionale di cui è redattore (“S”, edizione ottobre), aveva ricordato la vicenda in una “inchiesta” di sei pagine intitolata, provocatoriamente, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.
La presunta indagine del giornalista, tuttavia, non appariva aggiungere nulla a quanto già ampiamente pubblicato da un po tutti gli organi di informazione nazionale, e un po meno dai locali ed ho, a suo tempo, denunciato la condotta “delicata” (omertosa) della stampa locale.
In particolare, al centro della querela, per quanto riportato da “Il Mattino di Sicilia”, sarebbe la frase riportata da Giacalone su “S” dove scrive: che aziende che facevano capo al Bulgarella operavano « … in un’ottica di favorire il Bellomo … facente capo a Matteo Messina Denaro, a cui Bulgarella è legato da strettissimi rapporti».
Giacalone, per “dovere di cronaca”, si limita a copiare la frase contenuta in una delle 40 pagine del “Decreto di perquisizione” cui è stato soggetto Andrea Bulgarella. Non sono un professore d’italiano ma a me sembra che la virgola posta fra Matteo Messina Denaro e Bulgarella sottintenda chiaramente che Bulgarella avesse contatti col Bellomo e non certo col Matteo Messina Denaro. Era Bellomo, eventualmente, ad avere contatti col boss. Una differenza di non poco conto.
Non vediamo nulla di diffamante nel riportare l’atto di una Procura!
Diverso è il caso della frase, sempre riportata da Giacalone su “S”: « Fu Andrea Bulgarella a vendere la Calcestruzzi Ericina al boss Vincenzo Virga». Qui l’avv. Enrico Pucci, che tutela l’imprenditore, ha perfettamente ragione. Giacalone, qui, è inciampato in un errore grossolano!
Bulgarella non avrebbe potuto mai vendere la “Calcestruzzi Ericina” a nessuno, perché non l’ha mai posseduta! Lui aveva una quota in “Calcestruzzi Valdericina” che è altra società.
Gli atti della Procura sono chiari, in proposito:
«dalla documentazione acquisita risulta che BULGARELLA Andrea ha infatti fatto parte della compagine sociale della “Calcestruzzi Valderice Ingrassia Giovanni Srl”, meglio nota come “Calcestruzzi Valderice” … ricoprendo l’incarico di presidente del C.d.A. dal 1981 al 1985. …. Dopo la messa in liquidazione, avvenuta il 6 settembre 1991 (sei anni dopo che Bulgarella non è più presidente, NdR), negli stessi locali della cessata società e con l’utilizzo dei medesimi impianti di produzione è insediata la “Calcestruzzi Ericina”, sequestrata poi a Vincenzo Virga».
Gli atti della Procura, poi, proseguono raccontando come
« … veniva costituita una società agevolmente riconducibile al VIRGA (essendovi presente il figlio), la quale, senza soluzione di continuità, proseguiva la vantaggiosa attività della “Calcestruzzi Valderice”, ora “Calcestruzzi Ericina”. … ».
Un errore, quello di Giacalone, solo parzialmente perdonabile dalla frase, sempre riportata negli atti della Procura:
« … in sostanza BULGARELLA … (ha investito in Toscana) il provento dell’attività da lui svolta in seno alla società “Calcestruzzi Ericina” che dalle sue mani passa direttamente a quelle del boss mafioso VIRGA Vincenzo».
Sarebbe bastato al giornalista, piuttosto che copiare tale e quale, leggere con attenzione il documento nelle sue mani per comprendere che la Procura stessa aveva scritto una castroneria!
E sarebbe bastato a Burgarella dichiarare, e far rettificare, nel senso corretto la notizia. Comprendiamo che quando si è nervosi per accuse ingiuste si opera d’impulso, ma un imprenditore dell’esperienza e capacità di Bulgarella non può agire d’impulso.
D’altro canto non ci trova quale possa essere l’accusa, il reato, e quindi la diffamazione, da fatti che appaiono assolutamente limpidi e leciti: la Procura scrive, sempre
« … BULGARELLA … sarebbe riuscito ad effettuare acquisti ed investimenti per svariate decine di milioni di euro in Toscana, costituenti il provento dell’attività da lui svolta in senso alla “Calcestruzzi ...»
che quindi sembra, a seguire il tenore letterale, aver “venduto bene” la sua “Calcestruzzi Valdericina” alla neonata “Calcestruzzi Ericina”.
Insomma l’imprenditore aveva deciso di smobilitare, come in effetti avvenne, il suo impegno a Trapani e “ricominciare” la propria attività in Toscana ed aveva trovato chi lo aveva pagato per il giusto valore dell’Azienda, poiché, per come scrive la Procura:
« … la liquidazione ha avuto luogo, inopinatamente, in una fase di sostanziale benessere della società medesima, d’altra parte perfettamente coerente rispetto alla notoria floridezza del settore nel periodo in questione ...».
Torno a ribadire cosa ho scritto in un mio precedente articolo con cui trattavo la vicenda (“Per la Procura ci sono legami mafiosi”): «necessitano ben altri riscontri che semplici indizi, “vicinanze”, “collaborazioni” e “dichiarazioni” di collaboranti, prima che si possa assicurare che Andrea Bulgarella sia “a disposizione della mafia trapanese” …».
Ed ancora in “La Stampa omertosa trapanese”: «il “Decreto di perquisizione”, già di per se atto grave perché offensivo delle libertà individuali, non indica – a mio parere, naturalmente – reati nel vero senso della parola ma elenca innumerovoli casi di “ambiguità” nelle frequentazioni del Bulgarella e di “interessamenti” politici poco “pertinenti” e poco “corretti” (dei vari D’Alì, Poma, Grimaldi e Ruggirello)».
Di tutto altro tenore, invece, era il mio giudizio critico-morale sull’operato dei “Comitati d’affari” da come si evidenziava dal rapporto della Procura: « Pur non risultando quelle riportate, e tratte dal rapporto dell’Antimafia riportato nel “Decreto” autorizzativo delle perquisizioni a Bulgarella, Poma + 9, indicazioni di per sé illecite, sicuramente non si tratta di informazioni che accrescono l’immagine dei politici ivi nominati».
Quanto sopra riportato, auspico che le incomprensioni si chiariscano ed Andrea Bulgarella rinunci ad instaurare l’annunciato procedimento per la presunta diffamazione di Giacalone a suo danno.