Viva la Costituzione: Lettera aperta al direttore de «Il Locale News»
Gentile direttore Nicola Baldarotta,
leggo sul suo giornale della mia condanna, in primo grado. Leggo, pure, però, e con grande dispiacere, il commento del suo collaboratore: «diffamò un webmaster».
La pregherei di volermi riconoscere, come fa, giustamente, coi vari presunti criminali accusati di un qualsiasi reato, il condizionale «avrebbe». Si tratta solo, secondo me, in maniera elementare, di ricordare la Costituzione Italiana vigente dove, all’art. 27, prenda nota, è scritto ancora «L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».
Comprendo che, in questa piccola città, e in questo piccolo ambiente di soft-giornalisti, sono un “blogger” scomodo.
Non certo un giornalista che “passa” i comunicati stampa tali e quali, o che fa l’inconsapevole “portavoce” dei potenti, ma che cerca di fare “inchiesta”, di denunciare, nomi e cognomi alla mano, fatti e misfatti dei politicanti trapanesi e dei dintorni. Quindi capisco che sono “antipatico” ai giornalisti-soft ma l’antipatia non può, e non deve, sfociare nella denigrazione gratuita.
Sono un “cittadino”, ritengo, esemplare.
Uno che non si gira le spalle, sono uno che, sposando i contenuti dell’art. 4 della Costituzione Italiana vigente, cerca di svolgere «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società», uno che – mezzi tecnologici in mano, il mio blog – prova ad esercitare il «diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero» come recita l’art. 21 della sempre apparentamente vigente Costituzione Italiana.
Sono uno, in definitiva, che offre, gratuitamente e disinteressatamente, il proprio tempo a favore degli altri, i miei concittadini.
Sono uno che, si direbbe, “ha la schiena dritta”.
Uno che da anni, i sindaci tanto di destra, Fazio, e, di sinistra, Tranchida, hanno preso di mira per le sue inchieste “scomode”. Le ricordo in proposito che assommano ad una decina le querele per presunte diffamazioni che, loro, o i loro entourage, mi hanno “scagliato” contro e devo ricordarle che, sinora, tanto la Procura quanto il Tribunale di Trapani hanno sempre riconosciuto la mia correttezza, che ho scritto solo di questioni di “interesse generale”, sempre e solo la verità, in maniera “pulita”, archiviando sempre o respingendo richieste e denunce varie.
Non toccherebbe a me ricordarle, lo dovrebbe sapere già lei, che “Ossigeno per l’Informazione”, l’osservatorio nazionale proprio dei giornalisti italiani, ha presentato lunedì a Roma, a Palazzo Madama, un dossier denominato “Taci o ti querelo” con cui si denuncia l’abuso persecutorio, spesso da parte dei politici, dello strumento della querela per diffamazione per intimidire chi intende il ruolo di giornalista non come “portavoce” dei potenti ma come “cane da guardia” della democrazia e della libertà. Un uso, poi, che nel 92% dei casi, sbatte contro il muro della Giustizia e viene archiviato con costi per l’apparato dello Stato e per giornalisti ed editori.
La questione di ieri, del tesoriere di “Erice che Vogliamo” che poi, dopo le elezioni 2007, diventa webmaster del Comune di Erice per incarico “fiduciario” di Giacomo Tranchida, non è chiusa.
Ci saranno da leggere le motivazioni della diversa valutazione dei contenuti di uno stesso testo che per un giudice, Adele Pipitone non contengono espressioni penalmente rilevanti, e per un altro, Francesco Maria Giarrusso invece sembra di si. Poi ci sarà l’appello a Palermo. Mi ritenga innocente almeno sino ad allora, grazie.
Natale Salvo, blogger.