Referendum: Un Parlamento illegittimo che cambia la Costituzione!

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La questione del “referendum costituzionale” del prossimo 4 dicembre 2016 sta scaldando il dibattito politico in piazze, teatri, salotti tv (magari meno qui a Trapani che altrove). Ad ancora trenta giorni dal voto – per la validità del quale non serve un “quorum” minimo di votanti -, si susseguono attacchi fra le parti, insulti, violente cariche di polizia su manifestanti, insomma si è diviso un Paese, 50 e 50, 52 e 48. Tutto questo quando, invece, a mio parere, la Costituzione dovrebbe essere quel “Contratto” supremo che unisce un Popolo.

Condividendo il pensiero di molti che pongono diverse “pregiudiziali” al “merito” della cosiddetta riforma costituzionale, desidero riportare e diffondere alcuni interessanti passaggi che ho letto su “Affari Italiani” – edizione del 13 ottobre scorso e al quale sito rimando per la lettura, meritevole, dell’intero articolo.

“Affari Italiani” intervista, sul tema, Annibale Marini (presidente emerito della Corte Costituzionale).

Il giudice costituzionale Marini: Napolitano doveva sciogliere il Parlamento

principi costituzioneMarini fa una premessa: la Costituzione è revisionabile, come qualunque altra legge. Precisa, infatti, che «L’unica legge che non contempla un procedimento di revisione è quella poco recente nota sotto il nome di XII tavole».

Tuttavia il giudice Annibale Marini pone l’attenzione sul legittimo “potere” di questo Parlamento di revisionare la Costituzione vigente.

«La cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi o Boschi-Renzi (secondo quanto più a ciascuno aggrada), oltre ad essere una pessima riforma, è stata singolarmente deliberata da un Parlamento eletto sulla base di leggi dichiarate costituzionalmente illegittime dalla Corte costituzionale con la nota, per non dire notissima, sentenza n. 1 del 2014 [da leggere integralmente qui]. Quindi riforma pessima e priva della necessaria legittimazione parlamentare», dichiara Marini al giornale.

Corte Costituzionale«Cosa si fa in casi simili? – spiega il giudice costituzionale – La risposta è fin troppo ovvia. Come lo stesso Presidente emerito della Repubblica ben sa o dovrebbe sapere e comunque non è ammissibile che non sappia un Parlamento in questi casi avrebbe dovuto essere sciolto per indire nuove elezioni sulla base di leggi conformi a Costituzione».

«E invece cosa fa questo Parlamento? – conclude Annibale Marini nell’intervista – Si cura poco o niente della sentenza della Corte e si mette disinvoltamente non solo a fare riforme ma a riformare la stessa Costituzione in allegra compagnia non solo di un Presidente del Consiglio (non parlamentare) ma anche, quel che è più grave, del padre dei padri di questa riforma e cioè di quel Presidente della Repubblica che il Parlamento avrebbe dovuto, ripeto, ancora una volta, sciogliere».

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