A DIFESA DEL REFERENDUM
TRAPANI – 18,75%. E’ l’affluenza media dei cittadini della provincia di Trapani ai referendum dello scorso 21 giugno 2009. E ci sono pure “punte” disarmanti: 7,71% a San Vito Lo Capo, 8,82 % a Favignana, 9,35 % a Pantelleria. Trapani s’è attestata sotto la media provinciale (14,00 %),idem Erice (14,16%). Il dato è preoccupante. Al di la degli inviti, più o meno seguiti, dei Partiti a non votare o della “certezza” dell’inutilità del voto dovuto al mancato probabile mancato raggiungimento del quorum.
Il Circolo di Trapani di Italia dei Valori aveva “invitato” i propri iscritti ad andare a votare ma ad astenersi dal prendere le due schede del referendum che dava ad una minoranza del paese (anche il 35%) la maggioranza assoluta del Parlamento, ma aveva invitato a votare SI al referendum sulla norma truffa elettore (per la verità usata anche da Antonio di Pietro alle Europee, ma noi i “prosciutti” davanti gli occhi non li abbiamo!) che permette di candidarsi in più circoscrizioni e poi col “gioco” delle “opzioni” di far eleggere chi si vuole … Ma il consiglio non è che sia stato particolarmente seguito dai cittadini: solo lo 0,11% degli elettori, andato al seggio ha preso in provincia di Trapani, una sola scheda (lo 0,15% a Trapani).
Con percentuali così basse è ovvio che risulta bocciato lo stesso strumento del referendum che, peraltro, è l’unico strumento di democrazia diretta che abbiamo atteso che con il voto alle elezioni si firma solo una “delega in bianco” all’eventuale eletto.
Bisognerebbe vedere, comunque, se la bocciatura è dovuta solo a “stanchezza”, “ignoranza”, o semplicemente al fatto che, dopo tutto, la casta non tiene quasi mai in considerazione l’esito referendario trovando escamotage per aggirare o reiterare le norme bocciate (vedi referendum sul finanziamenti ai partiti ora trasformati in rimborsi elettorali, o quello sul nucleare del 1987 violato dall’Enel prima con la partecipazioni nelle centrali estere e dal governo Berlusconi ora con la riproposizione di 4 centrali atomiche).
Personalmente penso che l’istituto referendario vada non solo difeso, ma addirittura potenziato e valorizzato. Penso ai Bilanci dei comuni che potrebbero passare, almeno pro quota, da un dibattito ed una approvazione cittadina (Bilancio partecipato). Un modo per rimettere al centro la partecipazione, la crescita democratica e rendere un cittadino tale, e non solo un voto.