ACT E AMBIENTALISTI, LA STORIA SI RIPETE?

Da oltre due anni il binomio Coppa America-Porto di Trapani è diventato il simbolo di una grande questione ambientale e di legalità di rilievo europeo. 

Questo perché, con la scusa di organizzare un importante evento sportivo, si è tentato di realizzare alcune megaopere portuali, peraltro non indispensabili ai fini delle regate veliche. In sostanza, si è fatto ricorso a procedure eccezionali, senza rispettare la normativa ambientale e quella comunitaria e aggredendo la Riserva Naturale “Saline di Trapani” e l’omonima Zona di Protezione Speciale: siti istituiti dall’Unione Europea per tutelare un ambiente unico e di grande interesse naturalistico.

Questo secondo quanto riportato nel dossier di Legambiente "MARE MOSTRUM 2007".

Alla luce delle novità che vorrebbero Trapani nuovamente scelta per ospitare uno degli Act siamo destinati a rivivere quanto successo dal 2004 a oggi? 

Secondo il dossier di Legambiente "Tutto è iniziato nell’ottobre del 2004, con un’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri con cui sono state emanate disposizioni straordinarie per lo svolgimento della pre-regata della trentaduesima Coppa America, nominando il Capo del Dipartimento della Protezione Civile come Commissario delegato e attribuendo all’Autorità Portuale di Trapani specifici compiti operativi. Spesa complessiva prevista, circa 100 milioni di euro.

Dall’ottobre 2004 al febbraio 2005 le autorità locali (Comune e Provincia di Trapani, Autorità Portuale, ecc.) chiedono con forza alla Regione Siciliana di eliminare i vincoli di Riserva Naturale su un lungo tratto di costa in cui il Piano Regolatore del Porto di Trapani (non approvato in via definitiva e mai sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale) prevede la realizzazione di faraoniche ed irrealistiche opere portuali.

Nel febbraio 2005 iniziano i lavori per la realizzazione della grande banchina del Ronciglio e delle dighe foranee, per oltre 46 milioni di euro, senza attendere le autorizzazioni di legge per gli aspetti di compatibilità ambientale. 

I lavori causano l’interramento di porzioni di saline, la distruzione di estese aree di posidonia, la produzione di centinaia di migliaia di metri cubi di materiali di scavi e di dragaggio, parte dei quali smaltiti in violazione di legge. 

Si continua a lavorare alacremente anche dopo la conclusione delle regate e la decadenza dell’ordinanza che li autorizzava e disattendendo le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente. Nel novembre 2006 la Procura della Repubblica di Trapani, dopo una puntuale e complessa indagine della Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri di Trapani, blocca i lavori e sequestra il cantiere, provvedimenti confermati dal GIP e dal Tribunale del Riesame. I lavori fortunatamente non sono più ripresi.

Con provvedimento del 30 marzo 2007 Il Ministero dell’Ambiente, dopo una lunga istruttoria, le verifiche dell’ICRAM e una copiosa relazione istruttoria della Commissione Nazionale VIA, boccia tutte le opere rilevando la sostanziale non ottemperanza alle prescrizioni formulate nel settembre 2005 e conseguentemente una generale non sostenibilità ambientale delle opere fin qui realizzate. Una cosa è certa: se i progetti fossero stati preventivamente sottoposti alle valutazioni previste dalla legge, le opere non si sarebbero potute realizzare nei termini in cui sono state eseguite.

Si attende ora la conclusione dell’indagine della Procura, ma e’ ormai dimostrato che la Coppa America è stata utilizzata come testa d’ariete per sfondare leggi e procedure ordinarie, oltre che per realizzare grandi opere pubbliche non autorizzate per anni dalla Regione e non consentite dai vincoli di tutela ambientale, confidando sull’ubriacatura mediatica della Coppa America. 

Inoltre la battaglia congiunta di tutte le associazioni, ambientaliste e non solo, ha dimostrato che disattendere leggi e forzare procedure ordinarie non accelera i tempi ma crea solo conflitti e che le procedure di urgenza causano solo guasti e contenziosi quando le si usa per costruire grandi opere che andrebbero progettate e realizzate in via ordinaria.

La Sicilia è ormai un’Isola delle vacanze in preda all’euforia da investimento turistico e non mancano altri esempi di gestione per così dire “creativa” non solo degli strumenti urbanistici, ma anche dei rapporti tra pubblico e privato."

Adesso pare che ci si appresti ad ospitare un altro Act. La storia con tutti i suoi conflitti è destinata a ripetersi?

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