Affare Ryanair: Che ne pensa il manager Alessandro Riolo
Alessandro Riolo è un “cervello in fuga”. Trapanese, vive e lavora da molti anni oramai, come manager, a Londra. Riolo è sempre attaccato alla propria terra, la segue, la studia, tiene un blog, commenta incessantemente sui social network anche i fatti del nostro, del suo, territorio.
Quella che segue non è una vera e propria intervista ma il “montaggio” di alcuni suoi commenti aventi tutti per oggetto il contratto di co-marketing della Ryanair.
Alessandro, sei ottimista sullo sblocco dei pagamenti a Ryanair?
«Fossi Ryanair, di fronte alla diminuzione del co-marketing e ai ritardi nei pagamenti, avrei fatto la stessa cosa», di ridurre le rotte. «I miei aerei, che costano decine di milioni di Euro cadauno, li manderei in altri aeroporti dove trovo controparti migliori e più affidabili».
Molti operatori lamentano che la Ryanair abbia tolto diverse rotte col Nord Europa, quelle più ricche…
«Solo la rotta per Londra costa a Ryanair tra 8 e 9 milioni di Euro l’anno …». Airgest e quindi Trapani, per Riolo, per le proprie incapacità «la penale si sta già pagando quando vi mettono Kaunas e Cracovia invece di Stoccolma e Londra».
Siamo pessimisti, quindi, sig. Riolo.
Si parla sempre di aprire ad altri operatori, ad altre compagnie: e se scegliessimo noi le rotte e le mettessimo a bando pubblico?
«No, per favore i bandi no. Parlare di bandi è desolante almeno quanto fare un accordo con un singolo vettore. Trapani potrà aspirare al massimo solo a due vettori in ogni caso (Ryanar e Wizzair), ma se volessimo effettivamente liberalizzare, tanto vale diminuire la pressione fiscale aeroportuale (6 Euro e 50 solo di addizionale d’imbarco) per tutti i vettori contestualmente alla proibizione di ulteriori accordi di co-marketing».
Pressione fiscale sulle compagnie aeree? Mi spieghi meglio?
«Dal 1 Luglio del 2013 l’addizionale d’imbarco é di 6 Euro e 50 a passeggero, dato che nel 2014 si sono imbarcati a Trapani oltre 750 mila persone, lo Stato ha incamerato solo di addizionale (ci sono altri tributi) quasi 5 milioni di Euro».
Una parte di questa somma finisce nelle casse del Comune, però.
«L’ultimo che ho contrallato [2012, NdR], a Trapani 37 mila, a Marsala, che ricordiamo è sede di sedime, aeroportuale, zero. Questo dei soldi che non arrivano a Marsala da 12 anni è uno scandalo assoluto».
Che ne fa lo Stato di tutti questi soldi, perché ne gira così pochi al Comune?
«Questi soldi vanno al FSTA, il fondo speciale per il trasporto aereo. Quello che serve a pagare gli ammortizzatori sociali agli ex Alitalia. In realtà lo Stato ne raccoglie molti di più, centinaia di milioni di Euro in più di quelli che servono, e li usa per prestarli a interessi bassissimi alle gestioni in perdita dell’INPS. Sostanzialmente ci paga gli assegni sociali, una parte almeno. Trattano gli aeroporti come vacche da mungere».
«Anche i 37 mila che danno a Trapani, sono un furto, ne dovrebbero mandare di più, ma i conti li fa il ministero dell’Interno, pro domo sua».
Allora sarebbe necessario che chi Governa, chi sta in Parlamento, si battesse per ridurre le tasse aeroportuali?
«Per chiarire un punto: non è che calassero le tasse aeroportuali, Trapani diventerebbe come Ibiza e Palermo come Palma de Mallorca dall’oggi al domani. Ma il turismo in Spagna è più sviluppato perché, tra le tante cose, per decenni hanno mantenuto costantemente i loro costi aeroportuali piú bassi rispetto a quelli italiani».
«Per fare turismo bisogna guardare a tanti fattori in maniera strategica, tra cui anche i costi aeroportuali. Far pagare Palermo più di Barcellona o Trapani più di Malaga o Palma non sta né in cielo né in terra, però purtroppo è così da decenni, ed i politici italiani si riempiono la bocca di “turismo petrolio del sud”».
Co-marketing sì, co-marketing no. Come sviluppare i flussi turistici sull’aeroporto di Trapani-Birgi?
«Il problema di Birgi è il fatto che condivida il bacino con Punta Raisi, e finché Punta Raisi non diventa saturo (è progettato per 10 milioni di passeggeri, non è mai riuscito a farne 5), o non si differenziano in qualche modo le tariffe tra i due aeroporti, i vettori sceglieranno sempre Punta Raisi».
«Vito Riggio [il presidente del’ENAC, l’Autorità di regolamentazione dell’aviazione civile, NdR] ha proposto per anni l’integrazione tra Gesap e Airgest. Il piano é che chiaramente avere Ryanair o Wizzair a Punta Raisi é un problema per la Gesap, perché fanno scappare gli altri vettori. Spostarli a Trapani, come Catania ha fatto con Comiso, é chiaramente una idea sensata, dal punto di vista di un unico gestore».
Unico gestore? Quindi Gesap e Airgest dovrebbero unirsi in un unico soggetto, o comunque avere un unico proprietario?
«Questo sembra, quello che vorrebbe fare il maggior azionista privato di Airgest, Corporacion America, che sono anni che cerca di comprare Gesap, ma i palermitani fanno orecchie da mercanti, e sparano cifre senza senso».
«Gli azionisti pubblici di Gesap fanno sogni di gloria su quante centinaia di milioni di euro gli entreranno dalla privatizzazione di Gesap, sono anni che si “sciarriano come cani”, e “la processione non cammina”».
Non sarebbe il caso di guardarci, allora intorno, di puntare a rafforzare i collegamenti di Trapani su Punta Raisi?
«Tieni conto che in sovvenzioni pubbliche mettere un bus ogni mezz’ora da Punta Raisi costa quanto tenere aperto l’aeroporto di Trapani tramite co-marketing. Con i soldi che servono per aggiustare la rete ferroviaria, cosa che si dovrebbe fare in ogni caso, ci si paga il co-marketing per 16 anni».
Ed allora se provassimo a creare una società di navigazione tutta siciliana?
«Il sistema italiano, ed il sistema siciliano ancor di più, sono più colpevoli di chiunque altro nel fallimento di Air Sicilia e Windjet. Le imprese Siciliane già non possono competere con le aziende italiane perché gli costa tutto più caro, a iniziare dal credito bancario, se poi la competizione si allarga a paesi europei come l’Irlanda, che ha una pressione fiscale molto bassa ed una burocrazia quasi inesistente, non vale la pena nemmeno provarci».
Insomma Alessandro, non ci dai alcuna speranza! … non ci resta che fuggire a Londra anche noi!