Aldo Virzì denuncia la mancanza di autonomia della stampa locale
Lo scorso 6 giugno, commentando le ennesime … “perle del sindaco Tranchida”, Aldo Virzì, direttore del giornale online Tvio, concludeva accennando al ruolo dell’informazione a Trapani :
« Sono troppo vecchio del mestiere per non comprendere certe cose, ma tutto va fatto con stile. Non si possono dare lezioni su come si costruisce un servizio se, costretti o meno, lo facciamo anche noi. Un giornale dovrebbe comunque sempre avere una sua autonomia, per esempio davanti all’evidenza: la dichiarazione di una istituzione è un’evidenza ».
Il messaggio di Aldo Virzì sembra chiaro.
In estrema sintesi, l’informazione locale trapanese spesso non possiede « autonomia », e, « costretta o meno », giunge pure a negare la « evidenza » dei fatti.
Le dichiarazioni di Virzì sui suoi “colleghi” non sono certamente nuove, infatti già nell’ottobre 2007 durante un convegno svoltosi a Marsala, sosteneva : « il panorama dell’informazione a Trapani è un panorama triste; non ci sono editori ma persone che giocano a fare informazione [creando] dei mezzi di disinformazione più che di informazione».
« Qui la schiena dritta ce l’hanno veramente pochi »
Naturalmente, se è chiaro che Virzì alluda al sindaco di Trapani Tranchida quale beneficiario della benevolenza della stampa locale, non è altrettanto esplicito quale sia l’organo di informazione – oppure al plurale, gli organi di informazione – si sia trasformato in un semplice organo di propaganda.
E’ nata prima la stampa corrotta o quella che ricatta il politico ?
Che il rapporto tra i ducetti locali (alias, i sindaci con la stella di latta sul petto e la velina nella fondina), da una parte, con gli editori in cerca di denaro per mantenere alto il proprio reddito ed i cronisti che scodinzolano in attesa di un osso o di un tozzo di pane duro, dall’altra parte, sia perverso è cosa evidente a chiunque abbia voglia di vedere, di leggere e, principalmente, di capire !
Non so rispondere, perché qui siamo difronte alla fatidica domanda se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Non mi sforzerò di immaginare, quindi, se sia nato prima il ducetto con gli stivali ed il cinturone che corrompe l’informazione distribuendo mance (alias, con acquisti di spot pubblicitari di low quality, investendo sul nulla il danaro pubblico) oppure l’editore che ricatta il politico lanciando, al bisogno, informazioni ambigue o negativa, fino all’ottenimento di tante piccole commesse da un paio di migliaia di euro pubblici “a botta“.
Un fascio di luce lunare sul tema giunge dall’affermazione del febbraio 2011, con il quale l’ex miglior italico sindaco Girolamo Fazio commentando la sentenza del processo che lo aveva visto scontrarsi con direttore ed editore di Telesud, accusati di ricattarlo.
« Secondo l’accusa, l’emittente avrebbe accentuato i toni della critica, che pur rimanendo nei limiti della liceità risultava sgradita all’amministrazione, abituata ad una “linea amica”, con il deliberato fine di indurre il Fazio a stipulare la convenzione ».
Insomma, Fazio aveva fruito di una « linea amica » quando – nel suo primo mandato – Comune ed emittente televisiva erano legati da una lucrosa convenzione, tuttavia « l’emittente avrebbe accentuato i toni della critica », durante il secondo mandato elettorale, quando la convenzione non fu rinnovata.
La città di Trapani paga il conto per non avere un’informazione libera
Volendo ora esprimersi con termini chiari, semplici ed obiettivamente seri, non può non generare forti conati di vomito il sol ipotizzare che taluni organi di “informazione”, per vendere i propri servizi al ducetto di turno all’uopo non danno o limitano fortemente le voci critiche.
A mio parere, così agendo non solo non aiutano la città di Trapani a crescere, ma sono complici responsabili del crescente stato di degrado materiale e sociale.
Il ruolo dell’informazione? Non di abbaiare al servizio chi paga meglio
Atteso che Aldo Virzì, ormai giornalista decano, è renitente a « dare lezioni su come si costruisce un servizio », senza voglia di apparire sapiente, tento di proporre un aiutino ai colleghi ed ai non colleghi.
« La stampa svolge un ruolo eminente in una società democratica: […] le spetta comunicare […] informazioni e idee su tutte le questioni di interesse generale. Alla sua funzione che consiste nel diffonderle, si aggiunge il diritto, per il pubblico, di riceverle. Se così non fosse, la stampa non potrebbe svolgere il suo ruolo indispensabile di cane da guardia ».
Quanto virgolettato è la definizione pronunciata dalla Corte di Strasburgo, la Suprema Giustizia europea, sul ruolo della stampa.
Quid abundat non vitiat, pertanto cito altresì Antonio Di Lalla, ancor più esplicito in un suo editoriale :
« L’informazione dovrebbe essere al servizio del bene comune […] dovrebbe essere finalizzata alla conoscenza dei problemi della comunità politica, con una chiara scelta di campo per fare le pulci al potere dominante; dovrebbe essere insomma il grimaldello per rompere ogni serratura che tenta di chiudere i portoni del palazzo. Essere di parte non significa essere faziosi ma cani da guardia della democrazia, non di chi paga meglio e vuole metterci il guinzaglio per farci abbaiare su comando ».
Compito a casa per i cronisti locali: riflettere su Parresia e Aristotele
L’editoriale poi si concluse con un paio di esempi, che assegno come compiti da svolgere a casa a quei simpatici cronisti locali che mi risultano incrociati coi cani da riporto :
« La Bibbia, con una parola che forse ci suona nuova o strana, ci invita alla “parresia”, cioè alla libertà di dire tutto, senza filtri, al coraggio di fare la verità, anche se ha un costo salato in amicizie, in denaro, in carriera. Aristotele, discepolo di Platone, non esita a dire: “sono amico di Platone, ma più amica mi è la verità” (amicus Plato, sed magis amica veritas) ».
Sono sicuro che chi è nato servo lo resti e che queste perle non gli servano a nulla, del resto chi ha coniugi e familiari da “sistemare“, oppure vizietti da soddisfare, non obbedisce agli impulsi positivi della sua materia grigia, ma si limita ad osservare gli scomparti del portafoglio.