ANM, GRILLO: SI ALLE RIFORME, MA SENZA PUNIRCI
Ma la Giustizia è malata, i tempi di erogazione della Giustizia troppo lunghi. «Non c’è Giustizia se non in tempi rapidi – conferma – e posso affermare che un simile risultato costituisca il comune anelito della maggior parte dei colleghi che mi onoro di rappresentare».
Qual’è allora il problema che rende i procedimenti interminabili? «Il problema della lentezza è solo in piccola parte ascrivibile a responsabilità dei giudici», precisa. C’è indubbiamente una «complessità del nostro sistema processuale» ammette aggiungendo che «nel nostro sistema tutti i processi (tranne rarissime eccezioni) si svolgono in tre gradi del giudizio». Un invito, in qualche modo, a ridurre i casi degli appelli evitando quelli palesemente infondati?
Poi ci sono le tattiche «dilatorie» degli avvocati che, sfruttando le «maglie» della Giustizia hanno interesse all’allungamento dei processi: «in recente esperienza – ci racconta il giudice Grillo -, dopo avere rigettato delle richieste palesemente dilatorie, ho dovuto ascoltare il difensore dell’imputato, che ha apertamente polemizzato affermando il diritto della difesa di perseguire strategie dilatorie in vista della maturazione della prescrizione»!
Ma Grillo condanna anche le tattiche degli avvocati della difesa che pur di impinguare le proprie parcelle a spese dello Stato (grazie al «gratuito patrocinio» per chi dichiara redditi inferiori agli 11.000 euro annui) «Spesse volte mi è accaduto di imbattermi in casi di sentenze appellate e poi portate fino in Cassazione, quando il risultato ottenuto con la sentenza di primo grado non era in alcun modo migliorabile». Ovviamente si tratta di "marginali settori dell’ avvocatura", sottolinea Grillo.
Questi fattori comportano una ridotta adesione ai «riti alternativi deflattivi», dal patteggiamento al giudizio abbreviato.
Poi ci sono, ad ingolfare il «sistema-Giustizia», tutta una serie di procedimenti «bagatellari». «Il problema è serio e l’ANM ha da sempre proposto una vasta depenalizzazione», dichiara il dott. Piero Grillo. Tuttavia «spesso la depenalizzazione viene ad assumere il significato di impunità» poichè «una simile scelta deve però confrontarsi con l’inefficacia delle sanzioni amministrative: … affidare alle amministrazioni – specie locali – la repressione di fenomeni diffusi (imponendo l’ adozione di provvedimenti che riducono il consenso elettorale) equivale a rinunciare al perseguimento ( vedi ad esempio l’ abusivismo edilizio)»!
Tra i «procedimenti deflattivi» c’è quello del «decreto penale» (art. 459 cpp), domandiamo. Ma questo non ammette totalmente la difesa dell’imputato … «Già nel vigore del vecchio codice la migliore dottrina dubitava della costituzionalità del “rito” – ammette Grillo – Anche qui è un problema di scelta del legislatore. Spesso come GIP ho potuto constatare che il contraddittorio differito costringa al processo persone che altrimenti avrebbero potuto facilmente fornire spiegazione. E’ fatale, l’assenza della difesa può comportare errori evitabili, che non emergono dalle carte del processo … rimediabili con l’impugnazione». In realtà bisogna, anche qui, ci dice il dott. Piero Grillo dell’ANM – «i ritardi nell’emissione del decreto penale, portano alla prescrizione. Si tratta infatti di reati a prescrizione brevissima».
La legge sulle intercettazioni è anche definitiva «legge bavaglio» perchè rappresenta una limitazione della libertà di espressione della stampa. Ma, spesso, specie a livello locale, lo strumento della denuncia per «diffamazione», da parte di rappresentanti organi istituzionali politici (Comune, Provincia ecc), magari effettuata tramite tramite ricchi studi legali pagati dall’Ente, rappresenta uno strumento piu che di richiesta di Giustizia di minaccia/ritorsione nei confronti degli oppositori e, soprattutto, della stampa indipendente?
«Comprendo come una querela per diffamazione costituisca un forte strumento di pressione – ci dice Grillo -. Ritengo che chi sceglie di svolgere il ruolo di uomo pubblico debba mettere in conto le critiche, anche serrate, ed accettarle come momento dialettico. Portare tutte le beghe in Tribunale non costituisce buona prova di autocritica ed accettazione del ruolo dialettico e democratico di stampa ed opposizione. E’, però, vero che la dialettica non può trascendere nell’ insulto gratuito o nella propalazione di notizie false lesive dell’onore. Quindi il giornalista deve – da parte sua – verificare con scrupolo le sue fonti ed esercitare la polemica con toni civili e non gratuitamente denigratori».
La Giustizia ha costi notevoli. Nel 2009 il Dipartimento organizzazione giudiziaria, nel suo complesso, ha avuto uno stanziamento di 4.129.719.755,00 euro. Non è poco. … Lei chiede ulteriori «straordinari» … «Parto dalla fine: l’ANM non chiede ulteriori straordinari. Per il giudice non è prevista una retribuzione del lavoro straordinario. Senza lamentarmi, in quanto la mia retribuzione è adeguata alle responsabilità che mi assumo (mi occupo di misure di prevenzione e confisca dei beni alla criminalità) ed il mio lavoro mi gratifica. Il pubblico impiego in generale, da sempre è tacciato di fannulloneria. La magistratura in particolare, additata come primo nemico. Noi magistrati, ed in special modo i più anziani che godono di stipendi migliori, contribuiremmo senza protestare ad una manovra che veda tutti i contribuenti partecipare al gettito. Non possiamo pagare noi da soli una manovra resa necessaria dal ripianamento dei debiti delle banche, tenendo indenne il sistema bancario da ogni forma di contribuzione. L’annunciata lotta all’evasione costituisce un semplice slogan, se assistiamo alla rinuncia di una ulteriore contribuzione da parte di quanti si sono avvalsi del c.d. “scudo fiscale”, ottenendo di far rientrare in Italia, con il semplice pagamento di un obolo del 5%, somme sottratte completamente ad una tassazione che si sarebbe attestata su aliquote superiori al 50%».
La soluzione al taglio delle spese è ben altra, per il riferente dell’ANM: «Da quando sono entrato in Magistratura sento parlare di razionalizzazione delle sedi giudiziarie con la soppressione di quelle inutili (che sono tante), ma ogni qual volta si mette mano al problema – come puntualmente è accaduto per la soppressione delle Province – la politica fa prevalere le ragioni del “campanile” e le rivendicazioni dei privilegi della Provincia». Inoltre, per motivi inconprendibili (?) ammette Grillo che « … spendiamo somme ingenti per intercettazioni telefoniche pur utilizzando linee pubbliche, noleggiamo costose microspie, che – a minor costo – potrebbero essere acquistate».
Insomma appare evidente che sul tema della Giustizia qualcuno bari. E probabilmente non sono nè PM e ne Giudici … «rossi».