Cacciati i rifiuti dal Porto

TRAPANI – Piazza Scalo d’Alaggio era piena di nauseabondi cumuli di fanghi dragati dal Porto peschereccio – L’impegno di due cittadini, Salvatore Cassisa, e Natale Salvo, presidente di Legambiente, è servito per imporre alla Pubblica Amministrazione il rispetto delle norme di legge sulle discariche di rifiuti.

Lo specchio acqueo del porto peschereccio di Trapani era divenuto – effettivamente – quasi inagibile. Dopo anni di accumuli di fanghi, portati dalle maree e dagli scarichi fognari, e di rifiuti, incoscentemente scaricati dalle motobarche, l’Amministrazione provinciale – finalmente, diremmo – aveva pensato di procedere al necessario dragaggio.

Tuttavia, in sede di progettazione e finanziamento del lavoro, non si era ben posta talune problematiche tecniche connesse, quale, ad esempio, quello dello smaltimento dei rifiuti prodotti del dragaggio.

Sta il fatto che – appaltati i lavori alla Ditta Acquamar s.r.l. di Trapani – il lontano 13 febbraio 2002, essi sono stati iniziati solo il 17 marzo 2004. Venticinque mesi di ritardoper mancanze delle dovute e necessarie istruzioni e per mancato adempimento alla normativa di legge” – così dichiara la Acquamar in una nota del 20 aprile 2004 indirizzata, tra gli altri, alla stessa Provincia.

La vicenda di quella che diviene, nel frattempo, la “discarica abusiva del Porto”, rappresenta, insomma, l’ennesima puntata dello scontro tra un’Amministrazione Pubblica, in questo caso quella della Provincia guidata da una ottusa Giulia Adamo, incapace, ignorante ed arrogante, e quella rara figura di “cittadino consapevole” dei propri diritti e che lotta, anche da solo, moderno Don Chisciotte, per averli riconosciuti.

La Acquamar – avviati i lavori il 17 marzo, dicevamo – inizia a recuperare melma e rifiuti depositati sul fondale del porto peschereccio ed a depositarli sulle banchine e sulle aree limitrofe, vicino a case, attività commerciali ed al mercato del pesce.

Il Comitato di Quartiere si muove, ma poi “osservanti e fiduciosi” delle Istituzioni (delle quali sono “capipopolo” e “serbatoi di voti”) rinunciano – nonostante “in situazioni di poco conto si danno tanto da fare, ora in una situazione così tanto grave e delicata non hanno voluto prendere decisioni“, così accusa Salvatore Cassisa.

Salvatore Cassisa è un abitante di via Torre di Ligny, rientra nella categoria dei “cittadini” tranquilli ma che non accettano soprusi e chiedono il rispetto della legge. Il primo aprile 2004 avvia la vertenza “rifiuti” – scrivendo un’accorata lettera al Prefetto ed altri Organi di competenza. La lettera – firmata da circa 100 cittadini – tra l’altro denuncia “assistiamo un pò increduli ed un pò stupefatti nel vedere come si stanno svolgendo i lavori … non osservando i criteri minimi di base e cioè sicurezza ed igiene pubblica … ci troviamo con una discarica a cielo aperto …considerato che questi rifiuti, oltre che ad essere liquami di fogna, sono, sopratutto, residui oleosi scaricati dalle sentine dei pescherecci, … quindi pericolosissimi per la nostra salute…”.

Quindi l’intraprendente cittadino chiede che “in tempi brevissimi, si ponga fine a questa vergognosa situazione“. Non molto fiducioso di una effettiva risposta da parte delle istituzioni, si rivolge anche alla stampa per denunciare il caso. Ne nascono dei “pezzi” piuttosto importanti. L’8 aprile La Sicilia titola: “Viviamo in una grande discarica tra rifiuti pericolosi”.

Lo stesso giorno i lavori vengono sospesi dalla Acquamar, “per insufficienza delle aree di stoccaggio e per l’impossibilità di smaltire i materiali di risulta”, comunica la società alla Provincia ed all’Autorità Portuale. La Ditta chiede, inoltre, che venga formalizzate “le operazioni da porre in essere“, cioè loro non vogliono responsabilità, dica l’Autorità come trattare i rifiuti. La nota non riceverà, però, alcun riscontro.

Nel frattempo Cassisa chiede “aiuto” anche alla Legambiente di Trapani, nella persona del suo presidente Natale Salvo.

Esaminata la vicenda, si constata che, in effetti, l’Impresa che svolge i lavori viola diverse norme del Decreto Ronchi sul trattamento dei rifiuti. Inoltre i rifiuti creano disagi per i cittadini a causa dei cattivi odori, nonchè danneggiano il paesaggio e si trovano in un sito prossimo a beni artistico-culturali di particolare interesse (Torre Ligny, Villa Nasi, Lazzaretto…).

Pertanto, il 14 aprile, Natale Salvo firma e presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Trapani. La notizia è riportata, l’indomani, da un nuovo articolo de La Sicilia. Natale Salvo, inoltre, trasmette copia della denuncia a Prefettura, Provincia, Comune, Asl, Soprintendenza ai BB.CC.AA. chiedendo ad ognuno, per quanto di competenza, di intervenire.

Smossa dalla colpevole cecità, la Soprintendenza, a firma del dirigente ing. Alessandro, appena due giorni dopo, il 16 aprile 2004 scrive alla Provincia, ed al Comune di Trapani, denunciando che “nulla risulta agli atti della Scrivente” dei lavori di drenaggio fondali e del relativo deposito rifiuti, nonostante che “l’area interessata ricade in zona tutelata ai sensi del D.Lgs. 490/99“. Insomma per fare lavori in quell’area occorreva un permesso della Soprintendenza, ma nessuno ha pensato di richiederlo, i lavori, quindi, sono “abusivi”.

La Sicilia, il successivo 22 aprile, titola”Porto peschereccio. Il dragaggio non rispetta il vincolo”.

Tra l’altro l’art. 163 della legge 490/99 prevede l’arresto sino a due anni e l’ammenda da 15.493 a 51.645 euro anche a carico dei proprietari di aree, in caso di effettuazione di lavori su beni ambientali, senza la dovuta autorizzazione, qualora si creai una “alterazione dello stato dei luoghi che reghi pregiudizio all’aspetto esteriore che è oggetto di protezione”.

Dalla Provincia, colpevole, quantomeno, di superficialità nella gestione dei lavori, non giunge alcuna dichiarazione, ma le “cose” – finalmente – si muovono ed la sera del 19 aprile si svolge, presso la Prefettura, una Conferenza di servizi per affrontare e risolvere il problema. Tuttavia – stante la lettera-raccomandata che l’Acquamar scrive al Prefetto il successivo 20 aprile – pare che la riunione sia infruttuosa. L’assessore Di Discodia, per il Comune di Trapani, prende l’impegno di far accettare nella discarica pubblica comunale di C.Da Borranea, i rifiuti, ma, poi, “dimentica” di darne informativa alla società, la Trapani Servizi, che gestisce l’impianto.

La situzione dei rifiuti viene dibattuta da AltraTrapani – il 24 aprile – nel corso di una trasmissione radiofonica svolta presso gli studi di Radio Tele Mare, ed alla quale partecipano, oltre lo stesso Natale Salvo, Salvatore Cassisa – in rappresentanza degli abitanti del quartiere – e Antonietta Calamia – consigliere comunale dell’UDC.

Il 25 aprile, Natale Salvo scrive all’Acquamar, per essere messo a conoscenza delle eventuali “evoluzioni” della vicenda. Il Geom. Romano, titolare della Ditta appaltatrice, l’indomani, risponde denunciando “il modo di gestire – da parte del Pubblico Apparato – una opera nell’interesse della collettività”. L’opera – prosegue l’Acquamar – è iniziata solo “dopo oltre 2 anni, durante i quali la Ditta è stata impegnata a sollecitare la P.A. affinchè venisse rimosso ogni ostacolo per la esecuzione dei lavori”.

Anche la Ausl, intanto, si è mossa, su richiesta di Legambiente, svolgendo (il 22 ed il 26 aprile), un’indagine sulla discarica.

Giulia Adamo – finalmente – fa capolino dali schermi di Telesud, ma solo per tuonare contro chi (Legambiente ed i cittadini) sta bloccando i lavori di dragaggio.

I primi di maggio – infine – riprenderanno i lavori, proprio eliminando il deposito di rifiuti di Piazza scalo d’alaggio che viene trasferito alla discarica comunale.

L’impegno di Salvatore Cassisa e Natale Salvo ha raggiunto il risultato: l’area interessata ora è stata bonificata. E’ bastato un mese di “battaglia”. Prosegue, tuttavia, con ulteriori sviluppi, l’inchiesta sull’accertamento delle responsabilità per la discarica abusiva.

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