Caso Bondì: Multe SOES, il Comune di Erice si lava le mani
LO STATO DEL’ARTE DELLA VERTENZA. Le posizioni ufficiali, al Comune di Erice, al momento, sono due. Quella del Comandante dei vigili, dott. Giacomo Ippolito, che ha deciso di “sposare” fino in fondo la posizione della SOES ed è quindi assolutamente contrario all’annullamento delle multe, e quella della prima commissione consiliare che, sentite le parti, ha preso carta e penna ed ha scritto al sindaco trasfertista, rag. Giacomino Tranchida, invitando ad annullare le multe. Due posizioni contrastanti. Si resta in attesa della nota ufficiale del difensore civico del Comune di Erice, avv. Rapisarda, che sembra anch’egli essere convinto della buona fede e delle ragioni dei ricorrenti.
Il boccino, quindi, è nelle mani del sindaco che dovrà decidere se, come logica impone, imporre al comandante Ippolito l’annullamento delle multe o invece “lavarsi le mani” pilatescamente e lasciare che a decidere sia il Giudice di Pace di Erice.
COSA DICONO I CONSIGLIERI COMUNALI. I consiglieri della prima commissione ad unanimità (presidente Brucato ex-MPA, Ciaravino PD, Tosto ex-MPA, Loggia UDC e Mazziotta PDL) hanno dapprima “interrogato” al Comandante Ippolito che, “messo alle strette”, ha “confessato” che “nella zona in questione non è stata posta la segnaletica verticale di divieto di sosta fuori dagli stalli a pagamento”, segnaletica che lo stesso Comandante definisce “opportuna ma non indispensabile”. La Commissione, altresì, ha rilevato che “dal limite degli stalli alla macchina parcheggiata corrispondono circa cinque metri, sostanza idonea a poter eseguire la manovra necessaria di entrata e di uscita dagli stalli a pagamento” senza dare intralcio. La Commissione, pertanto, scrive – lo scorso 26 novembre – al sindaco chiedendo di “assumere i relativi provvedimenti”.
COSA DICE IL COMANDANTE IPPOLITO. Il comandante pro tempore della polizia municipale di Erice non sa come scaricarsi da una vicenda che, forse, è divenuta, piu’ grande di lui. Il testo della sua missiva al Comitato del 17 novembre è chiaro in proposito. E segna la “paura” di prendere una decisione. “L’annullamento di un preavviso – scrive – che non presenti evidenti vizi di illegittimità rischia di generare, da parte dell’Organo accertatore, il reato di abuso e/o omissione e la sua soppressione arbitraria è penalmente perseguibile, oltre che espone la Pubblica Amministrazione alla contestazione del danno erariale da parte della Corte dei Conti”.
I RISVOLTI. La vicenda, rileva, infine un aspetto assurdo e chiaramente persecutorio. Secondo un ipotesi del legale del Comitato, per il ricorso al Giudice di Pace per l’annullamento delle decine di multe da 38 euro ciascuna (piu euro 11,60 di “spese” di notifica) i cittadini dovrebbero versare dei diritti di circa 46 euro per ciascuna singola multa, senza serie possibilità di rimborso (di solito il Giudice compensa le spese).
Così i ricorsi diventano pure anti-economici. Insomma i ricorrenti avrebbero un “vittoria di Pirro”. Ecco perché un’amministrazione che tuteli legalità e giustizia dovrebbe intervenire di propria iniziativa. Ma Tranchida, come detto, da questo “orecchio” pare non sentirci.