Cavarretta: Il Popolo non vuole la democrazia, preferisce la demagogia
«Uno dei fenomeni più che interessano la democrazia nei moderni sistemi politici, e in special modo qui in Italia, è la sua progressiva degenerazione in demagogia».
La denuncia è di Giuseppe Cavarretta, relatore della Conferenza “Dalla Democrazia alla Demagogia” promossa dall’associazione “A Misura d’Uomo” e svoltasi presso la biblioteca comunale “Fardelliana” di Trapani.
Fu il filosofo greco Platone, nelle sue opere “Politico” e “Leggi”, a definire la “Demagogia” come la forma corrotta e degenerata della democrazia: «la parola demagogia – ha riportato Cavarretta – indica un comportamento politico che attraverso false promesse, vicini ai desideri del popolo, mira ad accaparrarsi il suo favore».
In sostanza, «la demagogia vuol dire “trascinare il popolo”, con ogni mezzo e per qualunque fine», cosa diversa dalla democrazia che, invece, è «l’esercizio del potere da parte del popolo».
Giuseppe Cavarretta è stato ancora più chiaro: «il demagogo è quindi quel politico che fa leva su sentimenti irrazionali e bisogni sociali latenti, alimentando la paura e l’odio nei confronti dell’avversario politico o di minoranze utilizzate come “capro espiatorio” e come “nemico pubblico”: Adolf Hitler ha creato il suo consenso sull’odio verso gli ebrei, i comunisti hanno creato il loro consenso sull’odio verso i padroni, Berlusconi ha creato il suo consenso sulla paura dei comunisti e per vent’anni la sinistra italiana ha creato il suo consenso sull’odio per Berlusconi».
Fatta questa premessa Cavarretta, il relatore ha posto la domanda chiave: «Perché i demagoghi e la demagogia sono un problema?».
Per Cavarretta è tutto chiaro: «E’ evidente che se non attrai il consenso su dei programmi reali, su delle proposte serie su come gestire la “res pubblica” in generale, ma al contrario catalizzi l’elettorato attorno a slogan, inneggiando ad ideali e sentimenti ed individuando una minaccia da sconfiggere, è chiaro che lo fai perché non hai un reale programma politico nell’interesse pubblico, ma magari avrai un reale programma per il tuo interesse privato o per gli interessi privati delle lobby economiche, industriali e sociale che ti stanno alle spalle».
«Il problema che vive oggi la democrazia, e che muta la democrazia in demagogia, è un problema culturale e per questo insidioso e subdolo», allerta Cavarretta.
«L’uomo è un animale egoista, è un bambino capriccioso. Abbiamo lottato per millenni e secoli per affermare la democrazia e, una volta ottenuto questo giocattolo, lo abbiamo messo da parte o peggio lo trattiamo maldestramente finché a un certo punto si romperà».
Per il relatore la conclusione del ragionamento è bella e pronta: «siamo noi la prima causa di quello che sta accadendo. Perché se demagogia vuol dire trascinare il popolo, se da un lato ci sono dei demagoghi che trascinano, dall’altro c’è un popolo che si lascia trascinare. E lo fa perché, fondamentalmente, non gliene interessa nulla di far funzionare la democrazia, vuole risultati senza partecipare realmente e criticamente al processo democratico con cui si conseguono quei risultati».
«Vogliamo i posti di lavoro, vogliamo meno tasse, vogliamo più diritti civili, vogliamo più ordine pubblico, vogliamo meno burocrazia, … vogliamo, vogliamo, vogliamo … ma alla fine cosa facciamo realmente per ottenerlo, se non vendere, in senso più o meno lato, il nostro voto al miglior offerente?».
Per Cavarretta, «da questo disinteresse si innesca qualcos’altro: ovvero che chi vuole, non fare politica, ma vivere di politica, si limiterà ad offrire, predisporre un menù slogan compatibili tra loro, a vendercelo, senza sapere come e quando realizzare certe promesse».
La soluzione? Per Cavarretta non esiste: «avremo da un lato una parte dell’elettorato che crede di essere utile a qualcosa continuando a vendere il proprio voto e, da un altro lato, un’altra parte di elettorato, ancora più idiota, che crede di essere utile non facendo nulla, standosene a casa ad esercitare la propria sovranità su Facebook».
A mio parere, in mezzo al pessimismo di Cavarretta, è possibile individuare una terza via: quella della “partecipazione diretta” di ognuno di noi alla politica.