Centri Sociali? Oggi solo luogo di emarginazione
La descrizione e i compiti dei “Centri territoriali di incontro” li possiamo ricavare dal sito “on line” del Comune di Trapani: «Vi si svolgono attività di carattere ricreativo, sociale e culturale. Sono fruibili da tutti i cittadini residenti nel territorio comunale da almeno un anno, a prescindere dalle loro condizioni economiche, dall’età e dall’eventuale disabilità di grado medio–lieve. Il funzionamento dei Centri è definito da apposito Regolamento».
Si tratta di quelle strutture comunemente e impropriamente denominate “Centri per anziani”, in quanto frequentati, pressoché esclusivamente, da persone “agé”. Ma, sebbene il Comune di Trapani (e forse non soltanto esso) rilasci la “tessera” (a titolo gratuito) di iscritto soltanto a donne di almeno 55 anni e uomini di almeno 60 anni in regola con i requisiti sanitari, questi spazi (nel complesso ben tenuti e in grado di ospitare attività di vario genere) potrebbero essere utilizzati dai cittadini indipendentemente dall’età, come si è visto.
Lo stesso “Regolamento Centri territoriali di Incontro” del Comune di Trapani recita: «Le istanze di ammissione dovranno essere presentate da tutti i cittadini residenti interessati alla frequenza ai Centri Territoriali, a prescindere dall’età, fermo restando che talune iniziative ed attività sono riservate esclusivamente ai cittadini anziani» (art. 6 – Modalità di accesso e criteri per l’ammissione, qui puoi scaricare il: Regolamento Centri Incontro).
Prospettive potenziali d’aggregazione dei Centri Sociali
In una città in cui l’aggregazione sociale propositiva e fattiva spesso è carente, forse anche questi Centri potrebbero, dunque, funzionare in modo più ampio e proficuo, aprendosi magari a fasce più giovani. Almeno in alcune occasioni, o per determinate attività. Col duplice obiettivo di non “isolare” gli anziani e di non privare altri dell’opportunità di organizzare attività e manifestazioni in queste stesse sedi, senz’altro utili, le cui principali attività (purtroppo quasi esclusive) risultano essere il gioco a carte e il ballo, svaghi, comunque, da non sottovalutare affatto per soggetti che necessitano in modo particolare di mantenere in esercizio le funzioni cerebrali e fisiche.
Il Comune di Trapani ne ha istituito sei, collocati in modo strategico sul territorio di propria competenza. Uno si trova in via Cappuccini, nel centro storico, non lontano dal porto peschereccio (al 31 dicembre 2011 aveva 54 iscritti); un altro in via dei Mille (con 104 associati); uno ancora a Villa Rosina (con 94 presenze) e un quarto in via Conte Agostino Pepoli, a Borgo Madonna, proprio accanto al Santuario (155 gli aderenti). Nelle frazioni, poi, vi sono il Centro di via Lombardo, contrada Bonacerame, a Rilievo (col maggior numero di partecipanti, 160); e quello di via Capitano Rizzo a Fulgatore (gli iscritti sono 101). Questi dati sono stati forniti dalla dottoressa Rita Scaringi, Responsabile dei Servizi Sociali del Comune di Trapani.
I vari Centri stabiliscono periodicamente, d’intesa e con il supporto degli impiegati comunali addetti, gli orari di apertura e le iniziative da svolgere. Essi godono, insomma, di una sorta di “autogoverno”. Le spese di gestione di queste strutture sono sostenute dall’ente territoriale, che riserva ai Centri (alcuni dei quali dotati di televisore, stereo, videoregistratore e dell’abbonamento a un quotidiano) un ulteriore modesto budget (nel 2011 era di circa settemila euro) soltanto per piccole specifiche iniziative.
Una situazione, insomma, nell’insieme positiva ma non priva di lati “deboli”, per gli oltre seicento “anziani” che usufruiscono di questi servizi, malgrado i tagli di spese che l’ente comunale negli ultimi anni ha dovuto perseguire. In qualche caso, dei giovani che svolgono il servizio civile hanno organizzato, presso questi siti, dei corsi e delle iniziative rivolte a ragazzini. Ma, in generale, questi Centri non sembrano adeguati a una “convivenza” di giovani e anziani.
Molti sostengono, peraltro, che l’amministrazione comunale sia stata molto avara e distratta nei confronti dei ragazzi. Basti pensare che da molti anni non esiste un Assessorato per le politiche giovanili. Su questi temi si sono confrontati, giorni addietro, presso il Bar “Punto di vista”, in via Pantelleria, con la presenza di alcuni candidati sindaci, la psicologa Fabrizia Sala, lo psichiatra Gabriele Tripi, il bibliotecario Domenico Ciccarello, il blogger Natale Salvo e altri operatori culturali.
oltre a quelli esistenti che garentiscono la distribuzione territoriale ne occorebbe almeno uno intercomunale,con piscine,mensa sociale,campi di bocce ,palestra,saloni per conferenze per consentire una mini politica in favore delle categorie più deboli : anziani e giovani