Diritti dell’Uomo: a Trapani la politica ne è disinteressata
Trapani, 8 febbraio 2015 – «Soddisfatti per significativi i contenuti espressi nella relazione dell’avv. Giuseppe Marascia e dalle testimonianze dei nostri ospiti. Un po meno per l’assoluta assenza delle Istituzioni e di un qualunque consigliere comunale, anche di quelli della presunta sinistra», questo il commento a caldo – espresso da Natale Salvo, rappresentante del think tank «A Misura d’Uomo», una delle due organizzazioni che ha proposto il primo dei quattro incontri alla biblioteca Fardelliana sul tema dei «Diritti Umani».
Forse, la concomitanza con la «mostra dei ricami» e della inaugurazione di un presunto «circolo sportivo» hanno impedito ai politici trapanesi di poter partecipare.
Sabato si dibatteva del tema «Liberi ed Eguali», e l’avv. Giuseppe Marascia ha sottolineato come «La “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” fa dei documenti di base delle Nazioni Unite insieme al suo Statuto» anche se, tuttavia, «libertà ed eguaglianza sono rimaste che mere affermazioni di principio mortificate nella esistenza reale».
«Un anno fa eravamo pieni di sogni, voglia di programmi, di fare, di introdurre un cambiamento. Purtroppo oggi, però, la Consulta non è attiva». Mourad Aissa, nel proprio intervento rappresentando l’attuale funzionalità della Consulta degli Immigrati eletta a dicembre 2013.
Forse, la «Consulta è stata solo una forma di immagine per l’Amministrazione» ha lamentato il presidente dell’Organo che raccoglie 15 immigrati extra comunitari eletti fra i quasi mille residenti a Trapani, anche se continua a sperare in una voglia di «interazione» da parte dell’Amministrazione Damiano.
Nella propria testimonianza l’esule politico Djika Kossi ha ricordato di esserci «messo dentro» la politica per capire, per «fare qualcosa», anche se non è possibile lottare con «le mani contro le armi», ma sicuro che «la nostra forza è la bocca» Kossi ha cercato di propagandare la democrazia fra i giovani (perché «il cambiamento del Paese proviene dai giovani», ha spiegato). Questa, forse, la sua colpa più grave agli occhi del regime militare togolese.
Rispetto alle bufale sul costo della gestione degli immigrati, Giuseppe Provenza, del Coordinamento Nazionale di Amnesty International, ha tenuto a sottolineare come le «famose» 35 euro al giorno di cui si accenna spesso, in realtà, non vadano direttamente agli immigrati ma proprio agli italiani, ad italiani che così trovano occupazione, impegnati colle cooperative che svolgono servizi per l’accoglienza degli immigrati.
E, poi, ha chiuso Provenza, alla fin fine, i Fondi spesi nell’accoglienza provengano, non già dai contribuenti italiani, ma dall’Unione Europea, dal “Fondo Europeo per i Rifuguati”, che ha stanziato poco più di 100 milioni di euro all’anno a tale titolo.
Nel suo breve, ma incisivo, intervento conclusivo don Rino Rosati, parroco di Sant’Alberto, ha avanzato la proposta che, forse, è un semplice “uovo di colombo” ma che rappresenta la sostanza che chiedeva la conferenza: «le comunità parrocchiali dovrebbero fare questa formazione» sul fenomeno della migrazione, ed invece siamo «presi dall’emergenza di pagare le bollette».
Il Ciclo d’incontri e di sensibilizzazione prosegue il prossimo sabato 28 febbraio quando, alla presenza anche del segretario nazionale del Partito Umanista, Valerio Colombo, si parlerà dei diritto al lavoro e di quello all’istruzione, nonché delle forme di rappresentanza popolare.