ENEA RIVIVE A PIZZOLUNGO
Si sono conclusi da poco a Erice “I ludi di Enea”. Una serie di manifestazioni sportive legate a quanto fece l’eroe virgiliano al fine di commemorare il padre Anchise ad un anno dalla sua morte.
Diverse le discipline previste: dall’equitazione al tiro con l’arco, dalla lotta al ju jitsu, dal kick boxing al pugilato, per finire con la corsa campestre.
Naturalmente i tempi sono cambiati, all’epoca non c’erano ne il ju jitsu nel il kick boxing ma ben altre discipline: la corsa di navi, la corsa a piedi, il lancio del giavellotto e il tiro con l’arco, mettendo in palio splendidi premi.
Prima dell’inizio, Enea pone al centro dell’arena, in vista, i doni: tripodi, corone, palme, armi, vesti purpuree, talenti d’oro e d’argento.
La tromba suona e si dispongono per la prima gara quattro navi: Pristi di Mnesteo, Chimera del giovane Gia, Centauro di Sergesto e Scilla di Cloanto. Vincitore Cloanto sulla Scilla, ma ci sono premi anche per chi si è dimostrato all’altezza per coraggio e generosità.
Dopo la gara con le navi Enea raduna allora Teucri e Sicani per la gara di corsa su una piana erbosa. Vi partecipano i due giovani troiani Eurialo e Niso, amici inseparabili, il principe dei Teucri Diore, e i Sicani Salio (un giovane di origine acarnana), Patrone, Elimo e Panope. Ad arrivare tra i primi tre sono Eurialo, Elimo e Diore.
Nella disciplina successiva si battono i pugili e i premi consistono in un giovenco ornato d’oro al primo e al vinto spada e elmo. Subito si propone il maturo troiano Darete, che in passato aveva atterrato immediatamente Bute, re dei Bebrici. Ma nessun altro vuole sfidare il possente, che superbo pretende subito la vittoria a tavolino. Un compagno di Aceste, Entello, allora, benché più vecchio di Darete, butta al centro dell’arena due cesti colmi d’armi di Erice, l’invincibile fratello di Enea, e offre al troiano una sfida ad armi pari, che naturalmente viene accettata. Entello passa dalla difesa all’attacco e gli infligge una lezione durissima, dedicando il duello vittorioso alla memoria di Erice.
Inizia quindi la gara con l’arco, a cui partecipano Ippocoonte (fratello di Niso), Mnesteo, Euritione e Aceste. La gara consiste nel centrare una colomba volante posta sulla sommità dell’albero maestro della nave di Sergesto. Se Ippocoonte fallisce completamente, Mnesteo colpisce il filo di lino a cui il volatile è appeso, dando modo a Euritione di trafiggerlo in pieno. Aceste, già perdente, lancia comunque il dardo: questo brucia al contatto con la canna, per poi tracciare una via con le fiamme e sparire nel vento. Attoniti, tutti accolgono il segno come un presagio favorevole ed Enea cinge Aceste d’alloro, invitando poi il servo Epitide a chiamare Iulo per la parata dei fanciulli, guidata da Ascanio su un cavallo regalatogli da Didone, e dal suo migliore amico Ati, avo di Ottaviano.
Così si chiudono i giochi e l’eroe troiano è pronto a prendere la volta per il Lazio.
Giochi ormai epici, offuscati un po dalla polvere della storia e che il comune di Erice sta tentando di riesumare.
Ma di polvere ce n’è parecchia anche per ridare dignità ad una “celebrazione” che farebbe bene al nostro territorio, coinvolgendo magari associazioni sportive e atleti provenienti dai paesi e dalle regioni che hanno fatto da sfondo alle perigrazioni del figlio di Anchise e Afrodite.
Un’idea potrebbe anche essere quella di spostare la sede dei giochi, per darne una più consona, utilizzando l’attuale location per una cerimonia di inaugurazione, magari in stile olimpico (tripodi, bracieri, chi più ne ha più ne metta…), prevedere una gara di vela, proprio dirimpetto alla stele che ricorda colui in onere del quale i giochi furono istituiti.
Attualmente lo sforzo è apprezzabile, ma si può sempre migliorare….