FAZIO: IL PM CHIEDE L’ARRESTO!
«Un anno di arresto, mille euro di multa e la trasmissione degli atti in Procura per l'avvio di un nuovo procedimento penale per gli ulteriori reati – a parere del PM – emersi nel dibattimento». E' la richiesta del dott. Franco Belvisi, pronunciata stamani al termine dell'udienza del procedimento penale a carico dell'avv. Girolamo Fazio , imputato "contumace" di aver commesso i reati di “inquinamento ambientale” di cui all'art. 137 comma 3 del D. Lgs. 152/06, nonché per aver procurato “alterazioni alle bellezze naturali soggette a tutela da parte delle Autorità”, come da art. 734 del Codice Penale.
La vicenda tra origine da un'ispezione dei Vigili Urbani di Erice che avrebbero accertato, il 5 e 6 maggio 2004, lo sversamento, nel Torrente Canalotti, di liquidi scuri, torbidi e maleodoranti da un tubo che proveniva dalla Cantina “Primavera”, sita in Erice, contrada Torretta, e di cui l'avv. Girolamo Fazio era il legale rappresentante. Analogo fatto era avvenuto il successivo 21 e 23 settembre 2004.
Per il P.M. Franco Belvisi dalle indagini e dal dibattimento sarebbe emerso, senza ombra d'alcun dubbio, che si trattata di «sversamento di scarico industriali non depurati», che la Cantina Primavera era «l'unico stabilimento produttivo di reflui in zona», ma, sopratutto, che la «dislocazione del tubo coincideva con quello indicato nella planimetria allegata alla richiesta di autorizzazione». Ancora Belvisi ha ricordato come, nel dibattimento, lo stesso enologo Sferlazza ha confermato che, per natura, si trattava di «reflui tipici da azienda vitivinicola». D'altro canto, ha precisato il PM, l'ispettore di Polizia Giudiziaria Salvatore Pirro, ha testimoniato che il campionamento è avvenuto precisamente all' «uscita del refluo dal tubo». Dalle analisi dell'ARPA, poi, sarebbero stati rinvenuti – nei reflui – sostanze pericolose quali rame, zinco, cromo, piombo.
Per comprendere la vicenda occorre sapere che la Cantina Primavera era in possesso di “autorizzazione”, rilasciata da parte del Comune di Erice col n. 22 del 12 giugno 2003, allo sversamento del liquido a condizione di adeguata “depurazione” e dell'effettuazione di “controlli” sui reflui. La cantina Primavera di Mimmo Fazio si era adeguata alle prescrizioni, dotandosi di un impianto di depurazione all'avanguardia progettato dall'ing. Ninni Polizzi (N.D.R. Segretario comunale del partito della Margherita), e di controlli effettuati da Azienda che faceva capo allo stesso Polizzi.
Tuttavia, evidentemente, quell'impianto non aveva funzionato a dovere – per ragioni imprecisate -. E Fazio deve rispondere del reato “colposo”.
Il dott. Franco Belvisi – in proposito – non ha mancato di stigmatizzare sia i colpevoli dell'«uso sconsiderato del bene territorio» che hanno trasformato un micro-sistema ambientale in una «fogna a cielo aperto», nonché il teste Ninni Polizzi (chiamato dalla difesa anche come perito di parte) definendolo, ripetutamente, come «risultato non serio ed attendibile». Le dichiarazioni di Polizzi, poi, hanno mostrato «debolezze» ed il teste – per il PM – ha fornito contributi «fuorvianti» ed ha ripetutamente evitato il «contraddittorio» cogli altri periti. Insomma, la sua deposizione sarebbe stata solo un «ultimo disperato tentativo di raddrizzare un giudizio sfavorevole all'imputato».
Ma la “sorpresa” del procedimento è stata l'aperta denuncia, da parte sempre del PM, di una definita «palese e smaccata falsità», ovvero di «carte create a posteriori», ovvero ancora di un «gioco di prestigio per sottrarre l'imputato alle responsabilità». Cosa era successo? La difesa aveva uscito, durante il procedimento, un verbale di assemblea dei soci redatto alle ore 22:00 del 20 settembre 2004, ovvero poche ore prima della seconda ispezione da parte delle Autorità, con cui sarebbe cambiato il legale rappresentante della società e quindi l'ipotetico imputato. Da Girolamo Fazio , diventato vice-presidente della Cantina, alla moglie Lilly Ferro, divenuta nuova presidente. Ma per Belvisi «quel verbale fatto dall'assemblea non è un verbale che corrisponde al vero» (da qui la trasmissione alla Procura per il relativo reato penale) e, in ogni caso, Fazio sarebbe restato il «Dominus di fatto» dell'Azienda.
In chiusura del proprio intervento il dott. Franco Belvisi ha chiesto che il Tribunale non riconosca all'imputato eventuali sconti di pena sia per i precedenti penali specifici dell'imputato e sia per la linea processuale tenuta.
Da parte sua l'avv. Michele Cavarretta – nella propria “calda” arringa – è, inizialmente intervenuto in difesa del perito Ninni Polizzi definendolo «povero ing. Polizzi per come è stato definito» affermando di voler restituire «dignità» al teste «massacrato» dal P.M.
Successivamente l'avv. Cavarretta è entrato nel merito della vicenda non contestando che si trattasse di un «refluo non depurato» e la provenienza dello stesso dalla Cantina dei Fazio. Tuttavia, per l'avvocato della difesa, il metodo di raccolta, conservazione ed analisi del campione aveva violato le regole di condotta e mancando la «certezza della prova» essa era inutilizzabile. Ma, soprattutto, l'avvocato ha contestato il reato addebitato. Per la tipologia dell'Azienda e per la modica – asserita all'avvocato – quantità dei residui metallici pericolosi riscontrati nelle analisi non sussiste il fatto di cui al procedimento. Per la difesa, infatti, il reato andrebbe, quindi, derubricato in quello semplicemente “amministrativo”.
Mercoledì, dalla bocca del Giudice Lucia Fontana, sapremo la verità. Almeno quella “penalistica”.