Forza Italia: Micciché promuove D’Alì sindaco, ma il senatore nicchia
Si avvicinano le elezioni e Forza Italia indice un’assemblea dei simpatizzanti. La sala è sempre quella dell’Hotel “Crystal” di piazza Stazione, ma l’ambiente e l’entusiasmo non sono più quelli dei bei tempi del 61 a 0.
L’occasione dell’Assemblea che fa rincontrare Gianfranco Micciché, neo coordinatore regionale forzista dopo un lungo esilio, e Tonino D’Alì, Forza Italia in persona a Trapani, è quella di trattare le incombenti elezioni nazionali, regionali e comunali.
Noto subito, però, tante le sedie vuote nella sala; più residui della vecchia Destra (MSI) trapanese che “forzisti” fra i presenti; l’età media da pensionati di molti dei presenti, solo tre giovani fra i circa 100-120 presenti (Giacomo Gucciardo, Salvatore Colomba, l’avvocato Giancarlo Pocorobba).
D’altro canto Forza Italia più che partito un vero e proprio movimento liquido e nel momento in cui le cose vanno male è facile traslocare verso “dove tira il vento”.
Fra i presenti noto i consiglieri comunali trapanesi Totò La Pica (ex), Nicola Lamia, Giuseppe Guaiana, Giuseppe Ruggirello e l’ericina Lella Pantaleo. Ci sono pure gli ex assessori trapanesi Salvatore Savalli ed Andrea de Martino. Ed ancora Vito Santoro, Giacomo D’Alì, Giuseppe Randazzo e Vito Dolce (ex presidenti dell’ATM entrambi), l’avvocato Gino Bosco, l’ex sindaco di Valderice Camillo Iovino. C’è anche una rappresentanza di forzisti della provincia; fra queste la più nota è Eleonora Lo Curto.
L’Assemblea inizia con un’ora di ritardo sul previsto.
La relazione di Tonino D’Alì, forte ma poco innovativa
Prende subito la parola il padrone di casa, il senatore Tonino D’Alì che produce una lunga relazione sulla situazione nazionale, regionale e comunale. Più che una relazione sembra l’arringa di un Pubblico Ministero, D’Alì condanna tutti, da Renzi a Damiano, passando per Crocetta (governo, quest’ultimo «improduttivo, subalterno, inefficace»).
Le frasi sono molto di “circostanza”, i contenuti nuovi pochi.
D’Alì sostiene, in particolare, come «la vittoria del NO al referendum del 4 dicembre ha riaperto scenari politici che sembravano ingessati».
Il senatore rivendica per il suo Partito una serie di battaglie: sull’aeroporto, sul porto, contro un riassetto del territorio (le Province) che non ha funzionato e che si è semplicemente tradotto in quattro anni e mezzo di commissariamento degli Enti e nell’assenza di interventi sia pure conservativi o manutentivi.
Tonino D’Alì ribadisce tanto il suo vecchio progetto della «Grande Città» quanto quello di una stretta collaborazione fra i maggiori centri della provincia (Trapani, Marsala, Mazara e Castelvetrano).
Un accenno alla legge elettorale nazionale di cui si dovrà discutere (sembra favorevole ad un qualcosa di proporzionale) e, quindi, da la propria ulteriore disponibilità a spendersi a servizio dei cittadini per il livello che sarà deciso. Tuttavia da alcune parole traspare un suo interesse per la carica di presidente della Regione siciliana.
Un dibattito sincero e duro, tanta delusione fra i simpatizzanti
Segue un interessante dibattito, con numerosi interventi, la maggior parte estremamente critici contro un Partito che non si riunisce più, che sente di non avere più una leadership nazionale, che ha perso per strada numerosi esponenti, che è lontano dalla “pancia” dei cittadini (una riduzione dei costi della politica reclama, ad esempio, il mazarese Pipitone).
Fra questi posso segnalare l’intervento del capogruppo di Forza Italia al Comune Giuseppe Guaiana che, in definitiva, chiede il “lasciapassare” per una propria candidatura alle regionali, sostenendo che bisogna «puntare sui giovani» (lui), e non permettere che «il nostro Partito sia un Taxi» su cui salire per raggiungere un proprio obiettivo e poi dal quale scendere a comodità (vedi il deputato Girolamo Fazio, ad esempio).
Da più parti esce un invito a Tonino D’Alì a candidarsi a sindaco di Trapani.
Micciché prova a suonare la carica: è l’ora della ragione
Gianfranco Micciché, piuttosto seccato, strappa il microfono dalle mani dell’avvocato Gino Bosco mentre questi domanda «si va alla guerra con quale esercito? Con guerra classe dirigente?».
Il neo coordinatore regionale in palermitano stretto replica a tutti: «non possiamo seguire i grillini; la verità che nella Sicilia di Berlusconi e Cuffaro si stava bene».
Micciché prova, in sostanza, a convincere i suoi che a sbagliare, a far cadere il potere d’acquisto, il reddito, il tenore di vita, siano stati i governi che hanno sostituito i primi, quindi i Renzi e i Crocetta, non certo i vecchi leader travolti da una serie di guai giudiziari.
«Dobbiamo informare la gente di questo», sostiene, in definitiva. «Non dobbiamo più fare emozionare la gente come nel 1994 – spiega Micciché – dobbiamo farla ragionare».
Miccichè rivendica chiaramente il proprio ruolo regionale e, sotto intende una propria eventuale candidatura di vertice «ma vinceranno i grillini con percentuali prossime al 50%».
E D’Alì? Tonino D’Alì deve candidarsi a sindaco di Trapani, sostiene chiaramente Micciché.
Alle sue spalle D’Alì non mostra alcuno entusiasmo, un po pallido e silenzioso, sembra accettare un poco a malincuore questa sorta di “diktat” ma da gran combattente qual è saprà certamente lottare strenuamente anche per questa sua nuova sfida.