Giustizia Ingiusta: Gruppuso ricorda il Giudizio Finale
Trapani, 29 marzo 2015 – Toccante l’intervento di padre Gaspare Gruppuso, parroco della Cattedrale San Lorenzo di Trapani durante la conferenza “Colpevoli fino a prova contraria”, organizzata da “A Misura d’Uomo”, “Sivisomnia” e “Salviamo la Fardelliana”, e svoltasi sabato alla Biblioteca di Trapani.
Specie quando, proprio ad inizio del proprio intervento, ha ricordato il Vangelo di Matteo (Mt. 25, 36-36): «ero carcerato e siete venuti a trovarmi». Matteo si riferisce al Giudizio Finale, «quando saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra».
Il Padre, spiega Matteo, porrà alla Sua destra, i giusti cioè coloro che, in vita, si sono spesi per chi aveva bisogno, per i più deboli, gli affamati, gli assetati, i forestieri, i malati, i carcerati, perchè «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Solo ai giusti aprirà il proprio Regno.
Gruppuso, che ha vissuto 11 anni della propria vita “in carcere”, quando ha svolto il proprio servizio presso la parrocchia di San Giuliano, quartiere che includeva il Carcere di Trapani, quindi, ha voluto ricordare le «sofferenze terribili», cui vanno incontro i carcerati; i loro «Diritti non rispettati» da parte dello Stato, a cominciare dall’assenza di un «trattamento per rieducare e reimmettere» i carcerati, all’espiazione della pena, nella Comunità; le «opportunità lavorative minime», che lo Stato mette a disposizione dei carcerati, lasciandoli ad un distruttivo quotidiano «bighellonaggio» all’interno della Struttura carceraria. Per non parlare dopo, alla scarcerazione: «chi lo assume un ex-detenuto?».
E ciò nonostante, dati ufficiali 2013 del Ministero alla mano, lo Stato spenda 123,78 euro al giorno per ogni detenuto (di cui 101,69 euro, l’82,15 %, per il Costo del personale; 9,23 euro per il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti, 6,90 euro per l’edilizia penitenziaria e l’acquisto di attezzature).
Sofferenze che includono l’impossibilità di offrire «sostegno economico alle famiglie», oppure i frequenti casi di «mogli che lasciano il marito» perchè carcerato, incutendo in lui altre sofferenze psicologiche. O anche le mancanza di visite da parte delle figlie, per non sottoporsi alla «mortificazione delle ispezioni» intime.
Queste sofferenze – ha continuato padre Gaspare Gruppuso – lasciano nello «sconforto» il carcerato e lo portano, spesso, a casi di «autolesionismo (chi si cuce la bocca, chi digiuna, chi si taglia le vene, chi ingerisce lamette o batterie)» (6.902 casi accertati nel 2013 – ricorda il sito Clandestinoweb – oltre a 1.067 casi di tentato suicidio vero e proprio), o di suicidio (2.395 morti dentro il Carcere dal 2000 al 2015, secondo i dati di Ristretti.it,di cui 856 accertati come suicidio).
Non è stato facile, per padre Gruppuso, nei suoi anni di servizio in Carcere, «assorbire queste cose». Infine la domanda: il carcerato «sta pagando il suo errore (con 2, 3 o 5 anni di Carcere), perchè deve subire una pena supplementare», non prevista dall’Ordinamento di Legge? Anche il detenuto è una «persona umana», o no?