Gli impianti eolici di Trapani
Il presidente degli industriali di Trapani, Piero Culcasi, in merito alla decisione dell’assessore regionale Francesco Cascio di bloccare la realizzazione di nuovi impianti eolici in attesa del varo del Piano energetico Regionale ha avuto modo di dire la sua opinione che, e non potrebbe essere altrimenti, è in disaccordo con quanto stabilito dalla Regione Sicilia.
“La Regione, – dice Culcasi, – si è dotata di un piano paesistico che, in assenza di un piano energetico, dovrebbe bastare per impedire interventi nelle aree di maggiore richiamo turistico. Si ha il sospetto che si voglia bloccare ogni prospettiva di sviluppo di energie alternative in Sicilia e non se ne comprende la ragione”.
A voler essere del tutto sinceri non è che crediamo molto nella vena ambientalista dell’Associazione Industriali, tanto più alla luce dei comportamenti che hanno assunto con la questione del porto commerciale e la Riserva delle Saline. Probabilmente la vera preoccupazione dell’Associazione Industriali è quella relativa ai mancati guadagni che si avranno visto il parere negativo che la Regione ha dato in merito alla costruzione degli Impianti Eolici.
Occorre fare una premessa per spiegare la situazione:
L’ENEL e le nuove società che stanno entrando nel mercato della produzione elettrica devono dimostrare, in base al decreto Bersani (n. 79/1999), di essere collegate (attraverso un espediente giuridico chiamato “Certificato verde”) ad una quota di produzione elettrica da fonte rinnovabile (di nuova installazione) pari ad almeno il 2% della propria produzione elettrica totale. A questo scopo con il decreto del Ministro dell’Industria dell’11 novembre 1999 sono stati introdotti i “Certificati Verdi”.
Il produttore di energia elettrica, o l’importatore che chiede di connettersi alla rete nazionale, deve detenere (perché produce in proprio o perché acquista da chi la produce) la quota, corrispondente al 2%, di “Certificati Verdi”, il cui prezzo oscilla tra le 70-80 lire e le 130 a kWh. Poiché il valore dei “Certificati Verdi” prescinde dalla fonte di energia rinnovabile utilizzata, la scelta degli operatori non poteva cadere altro che sulla produzione eolica, che al momento risulta la più economica.
Il risultato finale è che in Italia, tra tutte le energie rinnovabili, si sta diffondendo nell’uso esclusivamente l’eolico. Per chi costruisce un impianto eolico poi è un grosso affare, come si buon ben capire, perché le società elettriche sono obbligate a comprare l’energia elettrica da loro. Praticamente un ricavo assicurato.
Per i costruttori esistono vantaggi sia legati agli incentivi in conto capitale (fondi regionali strutturali UE), sia il guadagno derivante dalla vendita dell’energia e sia per quel che riguarda il valore finanziario dei certificati verdi vendibili ai grandi produttori e commerciabili in borsa. Per tutte queste ragioni l’investimento in eolico è diventato un vero e proprio “businness”, una forma di produzione di energia più alla moda di una borsa firmata. Tutto ciò è dimostrato dal fatto che le domande di connessione per impianti da realizzare ha raggiunto il numero di 518, per una potenza complessiva di 13.300 MW quasi trenta volte la potenza eolica oggi installata in Italia, che è di circa 700 MW con più di 1.000 torri eoliche, pari al 25% della massima domanda nazionale di energia elettrica (raggiungibile in pieno inverno) che supera di gran lunga l’apporto massimo che le energie rinnovabili (idroelettrico a parte), per loro natura instabili e intermittenti, possono riversare nell’insieme della rete elettrica nazionale. Questa, infatti, deve garantire almeno l’85-90% di energia da fonti stabili (non aleatorie e intermittenti) quali sono le energie da combustibili fossili.
Oggi, non essendo ancora matura e conveniente la tecnologia per immagazzinare in “batterie” o in altri mezzi di accumulo l’energia prodotta con le rinnovabili, in modo da rendere tale energia “utilizzabile” a piacimento, non avrebbe senso economico produrre più del 10-15% del fabbisogno totale di potenza elettrica attraverso fonti rinnovabili intermittenti, quali sono l’eolico e il solare. Ciò soprattutto a causa del peggioramento dell’affidabilità, che al di sopra di tale limite viene introdotto nella rete e della conseguente svalorizzazione del kWh venduto all’utente. Si sta creando, in virtù di questo facile meccanismo di guadagno, una situazione nel nostro che mette in crisi altri, altrettanto significativi, valori collettivi propri del nostro territorio (es. energia solare).
Manca ogni pianificazione strategica nel campo energetico, l’unico criterio di agire è divenuto il mero costo di produzione e, grazie alle incentivazioni, gli operatori sono stati indotti ad investire tutto nell’eolico, lasciando al palo lo sviluppo delle altre fonti rinnovabili come il solare, che hanno molto minor impatto sull’ambiente e sul paesaggio.
Tralasciando il discorso meramente economico, che resta comunque il vero propulsore di questa corsa all’eolico, un altro aspetto da sottolineare è quello dell’impatto ambientale: viene distrutto il valore paesaggistico e panoramico, facendone decadere le vocazioni turistiche. Grave è poi la ricaduta connessa alle infrastrutture che accompagnano l’installazione delle pale eoliche. Scavi, manufatti, scassi, nuovi elettrodotti, chilometri e chilometri di nuova rete stradale di servizio (devastante in zone montane) tra l’altro proporzionata all’accesso di mezzi di eccezionali dimensioni. Si rompe altresì la continuità degli ambienti naturali, aprendo gli ambienti più incontaminati al bracconaggio, alle discariche, senza escludere la possibilità di ulteriori cementificazioni del territorio. Un discorso aggiuntivo va fatto rispetto alla fauna. le pale eoliche costituiscono un pericolo mortale per gli uccelli se queste sono posto lungo le loro rotte migratorie, con percentuali di perdite così alte da vanificare anni di lavoro per la loro reintroduzione e protezione..
Giusepe Pellegrino, Consigliere Comunale di Trapani in seno allo SDI, il quale, nel suo intervento del 16 marzo scorso ha avuto modo di affermare quanto segue : “Faccio notare che di recente sono state proprio molte associazioni ambientaliste – Lega Ambiente, CAI Sicilia, etc., oltre al Presidente del comitato nazionale del paesaggio – che in un recente convegno svoltosi a Palermo, hanno chiesto di sospendere il rilascio delle autorizzazioni alla costruzione di nuove centrali eoliche, cioè proprio quelle associazioni che si battono per le energie alternative.
Infatti, dice Ripa di Meana: “L’Italia è un paese poco ventoso dove è difficile raggiungere i parametri richiesti per le centrali eoliche, dai 5 ai 25 m. di vento al sec. e se aggiungiamo che le 1500 torri già costruite producono solo lo 0,5% dell’energia consumata nel nostro paese, con un risparmio di combustibili fossili dello 0,2%, ci rendiamo conto come i benefici economici e ambientali siano davvero irrisori.”
Non appare quindi un controsenso essere ambientalisti ed essere contrari all’eolico.
“Di contro, – continua Pellegrino – considerato che nei comuni di Trapani, Erice, Custonaci, Buseto Palizzolo, etc. sono stati presentati numerosi progetti, alcuni dei quali già autorizzati, si comprende come quasi tutte le colline del trapanese sarebbero deturpate dalla installazione di queste torri altissime con grave danno per il paesaggio.”
Un’altra considerazione importante fatta da Pellegrino è che: “…al danno si potrebbe aggiungere la beffa: infatti chi ci garantisce che una volta costruite, cioè utilizzati i cospicui finanziamenti, funzioneranno regolarmente? In provincia di Sassari esistono molti impianti di energia eolica costati miliardi che hanno funzionato per poco tempo e ormai abbandonati. Anche nella vicina Mozia hanno costruito anni addietro due centrali eoliche che non hanno mai generato corrente elettrica indispensabile all’isola.”
I costi di dismissione sono talmente elevati che non conviene smantellare nulla, lasciando questi tralicci arrugginiti a deturpare visivamente il paesaggio.
“Quindi, a mio avviso, – conclude Pellegrino – tale decisione (quella della rEgine Sicilia di bloccare tutto N.d.R.) è giustamente volta ad evitare che il paesaggio Siciliano, ed in particolare quello della provincia di Trapani, possa trasformarsi in una selva di torri ed antenne che deturpano il paesaggio e recano un grave danno al turismo che si sta cercando di far decollare. D’altronde ritengo che la Regione, anziché indirizzare ingenti risorse verso l’eolico, possa orientarle verso l’energia solare che sicuramente non crea problemi per l’imbatto ambientale. Per quanto suddetto, invito l’Am./ne a ritirare, almeno per il momento, l’atto deliberativo per l’installazione di 18 pali in località Falcone – Baglionuovo da tempo all’o.d.g. del Consiglio Comunale.”
Ah, dimenticavamo, nella foto potete vedere degli impianti elici nel bel mezzo del parco archeologico di Mothya…