TRAPANI: ITINERARIO 1
via torre di ligny – viale delle sirene – piazza scalo d’aleggio – piazza generale scio – corso vittorio emanuele – via Ximens – via Libertà – via Torre Arsa
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Il giro parte dalla torre fatta edificare nel 1671 dal vicerè Claudio La Monaldo, principe di Lignè (da cui prende il nome, poi modificato in Ligny) e fu fatta edificare in seguito a un vasto piano di fortificazione delle coste Siciliane.
La facciata principale è quella rivolta verso la città ed è stata realizzata in pietra e calcarenite (pietra di tufo) con modanature a cono rovesciato ai quattro angoli.
Oggi è sede del Museo di Preistoria e Protostoria e si può visitare accedendo fin su alla terrazza.
Un poco più avanti, procedendo verso Ovest e poi girando a destra è possibile scorgere la piccola chiesa di San Liberale, protettore dei pescatori e dei Corallai. La chiesa ha perso la bellezza del seicentesco stile che adornava la sua facciata, presentandosi oggi estremamente semplici e lineari ma non ha perso l’incanto del paesaggio in cui è calata, tra cielo e mare.
Dall’altro lato sorge il quartiere delle Barracche, dove in pratica oggi si trova il porto peschereccio a guardia del quale sta la Colombaia, una delle torri cittadine raffiguranti nello stemma. La torre è uno dei simboli della città ed è posta su un’isoletta che, secondo alcuni ricercatori, è l’inizio della famosa falce da cui ha preso il nome la città. Secondo lo storico Diodoro Siculo la prima edificazione della Colombaia è da attribuire ad Amilcare Barca intorno al 260 a.c. il quale eresse la torre detta Peliade al posto di un faro ivi pre esistente.
Il suo utilizzo è variato nel tempo,da torre difensiva nell’antichità a riparo per le colombe (durante il periodo Romano) care a Venere ericina, da sede della contraerei durante la seconda guerra mondiale (invero poco efficace) a carcere fino al 1965, oggi purtroppo versa in uno stato di pesante degrado, in attesa di un piano di recupero che possa restituirla alla città.
Sempre in zona si trova il Lazzaretto, luogo dove venivano ricoverati gli appestati e il Villino Nasi, la casa donata dai cittadini trapanesi a Nunzio Nasi, discusso parlamentare trapanese dalla carriera politica tra luci ed ombre. Oggi Villino Nasi si può visitare.
Da qui, andando verso ovest si arriva a Piazza Generale Scio ove possiamo trovare il Palazzo dei Mutilati, il convento dei Cappuccini e l’attigua chiesa dell’Epifania. In questa chiesa trovò sepoltura Antonio Nolfo, scultore trapanese, e si conservano le statue della crocifissione e si Santa Lucia rispettivamente di Michele Valenza e Giuseppe Tartaglia.
Dalla piazza si snoda la lunga via intitolata a Vittorio Emanuele II che ha come punto d’arrivo il bellissimo palazzo Cavarretta.
Proseguendo nel giro ci spostiamo verso il quartiere S. Francesco dominato dal complesso dei PP. Minori conventuali. La chiesa e il convento trovano le loro origini nel 1224, ma tutto l’edificio degli alessandrini è stato sistemato su disegno dell’architetto P. Bonaventura Certo. Nella chiesa, a forma di croce latina, sovrastata da una grande cupola, si ammirano le statue di stucco di Cristoforo Milanti, rappresentanti le virtù morali del Santo, il crocifisso in legno di Giacomo Tartaglia e la statua di Sant’Antonio da Padova di Pietro Orlando.
Vicino la chiesa si trova la via Corallari, così chiamata perché era abitata dai pescatori di corallo, mentre nel quartiere Putielli esistevano una gran quantità di botteghe (putie N.d.R.) con il grande magazzino di cui era proprietario Felice Serisso il quale, si narra, fece decapitare la moglie per averlo tradito con uno schiavo. A Felice Serisso adesso è intitolata una via che taglia il quartiere da sud a Nord e questa, una volta era delimitata da due porte di ingresso alla città: Porta Ossuna, oggi distrutta e Porta Botteghelle, ancora oggi esistente.
Il giro continua spostandosi nella vicina via San Francesco d’Assisi ove si possono trovare due veri gioielli d’arte, la chiesa dell’Immacolatella e quella delle Anime Sante del Purgatorio.
La prima rappresenta uno fra i più bei monumenti barocchi di Sicilia per la sua composizione scenografica interna dove si possono ammirare gli splendidi stucchi creati da Alberto Orlando. La seconda, costruita sul finire del 1688, presenta un particolare interesse artistico per il leggero e severo, al tempo stesso, prospetto, realizzato nel 1712 su disegno dell’Architetto Giovanni Amico. Questa chiesa, dopo la distruzione della chiesa di San Michele durante la II guerra Mondiale, è diventata, tranne qualche parentesi, la sede stabile dei Gruppi dei Misteri: 20 gruppi che vanno in processione dal Venerdì al Sabato prima di Pasqua.
Da qui ci si immette nella principale Corso Vittorio Emanuele (detta anche Rua Grande) ove sorgono la maggior parte, insieme alla via Garibaldi, dei palazzi signorili della città. Qui infatti incontriamo il palazzo di don Alessandro Ferro con orologi, giardino pensile e medaglioni che raffigurano gli eroi della famiglia, il palazzo del Vescovado e quello dei Baroni di S. Gioacchino proprio di fronte alla chiesa del collegio dei Gesuiti.
Collegata al Vescovado, la chiesa Cattedrale intitolata a San Lorenzo. Costruita nel XIV secolo, incorporò nella sua struttura la cappella dedicata a San Giorgio. La cupola fu aggiunta nel 1743 mentre nel primi anni dell’800 il palermitano Vincenzo Manno la affrescò.
Al suo interno sono custoditi del Padre eterno (Domenico La Bruna), la crocifizzione (Van Dijck) e San Giorgio (Andrea Carreca). Degna di essere citata e la statua di san Lorenzo che risale al XIV secolo.
Quest’ultima, sorse nei primi anni del 1600 per conto dei padri Gesuiti, che vollero costruirvi accanto un grande complesso da adibire a convento e scuole.
Chiesa e convento furono ultimati nel 1705 e anche essa, assieme alla già citata chiesa dell’Immacolatella, rappresenta un importante esempio di barocco in città. Al suo interno, le pareti e la navata centrale sono decorati da stucchi a mezzo rilievo toccati in oro e rappresentanti scene bibliche realizzati da Bartolomeo Sanseverino, allievo del Serpotta. Nell’abside è murata la pala raffigurante l’immacolata realizzata dal Morabiti, attorniata da pilastri di marmo raffiguranti i quattro elementi primordiali della natura. A metà della navata il bellissimo pulpito di marmo con figure di angeli a rilievo e mezzo rilievo.
All’interno della chiesa si conservano i quadri di Sant’Ignazio (Vito Carreca), San Francesco Saverio (Pietro Novelli), un crocifisso in legno di Giuseppe Milanti e una statua in marmo di Santa Rosalia di Giacomo Tartaglia. Il capolavoro assoluto però è rappresentato da degli armadi in noce, finemente lavorati da Pietro Orlando che vi ha scolpito alcune scene della vita di Sant’Ignazio, fondatore dell’ordine.
Dietro la chiesa Cattedrale, a piazza Matteotti, i palazzi dei Melilli e Michele Martino Fardella barone di Mokarta e da qui si dipana la via Libertà ove si trovava la chiesa di San Giovanni (oggi al suo posto l’Oviesse) e di fronte ad esso il grande palazzo dei principi Sanseverino, adibito prima a sede del Capitano di giustizia e poi a teatro.
Da qui ci si immette nella via Torre Arsa dove troviamo, sulla sinistra, il vecchio mercato del Pesce (1874) oggi in fase di ridefinizione per quanto riguarda il suo utilizzo e all’angolo la chiesa del Carmine la cui costruzione inizia nel 1617 e termina nel 1651. Tra le pitture che meritano di essere citate una raffigurante la Trinità e la Vergine (Vito Carreca) e tra le sculture un crocifisso di Pietro Orlando, l’Addolorata di Francesco Nolfo e un Cristo alla Colonna di pietra incarnata di Alberto tipa.
Di fronte alla chiesa ma all’angolo opposto si trova il palazzo dell’Intendenza di finanza, un tempo appartenente alla chiesa di Maria SS. Del Soccorso (Badia Nuova), a seguire l’arco di via delle Arti sovrastato dalla torre Meteorologica e sullo stesso lato ma più avanti, porta Oscura e la torre dell’Orologio adiacenti Palazzo Cavarretta.
Palazzo Cavarretta era sede del senato prima e di alcuni uffici del comune adesso. Così come lo vediamo adesso risente degli interventi eseguiti nel XVII secolo per iniziativa di Giacomo Cavarretta. Le tre statue che lo adornano sono state scolpite da Giuseppe Nolfo e raffigurano San Giovanni, la Madonna di Trapani e Sant’Alberto degli Abbati.
Proseguendo in questa direzione si arriva in una piazzetta dove si trovano la fontana di Saturno e la chiesa di Sant’Agostino. La prima fu costruita nel 1342, dalla famiglia Chiaramonte per ricordare il primo acquedotto che portò l’acqua a Trapani. Vi fu posta la statua del Dio (secondo altri il figlio di Noè, Cam) perché il dio era considerato in epoca antica il protettore della città.
La seconda invece, oggi adibita ad auditorium, era l’antico tempio dei templari.
La via termina con il palazzo della Capitaneria di Porto (1930) e sfocia nell’ex piano della Gran Guardia (odierne piazza della Repubblica e piazza IV Novembre) ove insistono la Casina delle Palme (sec. XIX) e, più avanti l’ottocentesca statua di Giuseppe Garibaldi.