LIMPOSTURA DELLA GRANDE TRAPANI
TRAPANI – Torna di moda in queste settimane l’argomento della Grande Trapani, fiore all’occhiello di una certa parte della cosiddetta classe politica trapanese, non solo mirante a fagocitare Casa Santa di Erice, ma il Comune di Paceco; del resto questo avviene nel silenzio del consiglio comunale di Paceco, lasciando trasparire una sorta di non ostilità di principio verso il disegno del centrodestra trapanese.
L’argomento non è nuovo, diversi anni fa il senatore D’Alì lanciò la proposta accampando promesse di lauti finanziamenti della finanza derivata, e questa lusinga serpeggia oggi, proprio in una fase in cui si discute e si prepara la legge sul federalismo fiscale che notoriamente coincide con una fase nuova di abbandono della pratica della finanza derivata per passare a logiche di autonomia impositiva locale .
In verità chi si fa promotore di questa nuova ha fallito da tempo sul piano delle politiche di sviluppo locale e cerca di arraffare il più possibile soffocando le forme di partecipazione alla vita democratica dell’autogoverno locale, in nome di una non meglio definita efficienza dei servizi che ancora costituisce un miraggio irraggiungibile.
Basti pensare al fallimento delle politiche ambientali, alla tragedia delle discariche chiuse, alla crisi perenne del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, alla guerra per il decollo degli Ato e ai conflitti perenni o meglio alle guerre fra i comuni per la contesa dello smaltimento.
C’è nel centrodestra trapanese il disegno di incettare il potere locale di comunità tradizionalmente a maggioranza di centrosinistra, usufruendo di strane e trasversali intese sotterranee con personalità delle piccole comunità circonvicine.
Io credo che l’efficienza amministrativa si discute e si risolve sui tavoli del confronto fra le amministrazioni circonvicine per ricercare virtuose politiche di cooperazione intercomunale che finora non si è voluto fare, e invece la impostura della grande Trapani nasconde un disegno primitivo quanto brutale, per tornare a soffocare l’antico spirito di autonomia delle popolazioni, come avvenne del resto negli anni trenta ad opera della classe agraria e fascista trapanese asservendo Paceco a frazione terminale della città e abbandonandola al controllo di un caporione della milizia nera.
(nella foto: Ignazio Grimaldi, editore, promotore – assieme a D’Alì – del "progetto" della Grande Città).