LA COLLETTA DEL PARROCO

Fabio Barbera

Fabio Barbera

CASTELLAMMARE (TP) – Eh, si capita anche questo! A Scopello il parroco della Paroccchia “Maria SS. Delle Grazie” tale padre Michele A. Crociata ha deciso di fare dei lavori di ristrutturazione alla chiesa. Lodevole iniziativa, ma i soldi – si sa – non sono mai sufficienti e il prete è consapevole del fatto che non basta spolpare solo i fedeli che si presentano alla messa, deve inventarsi qualcosa di meglio per aggiudicarsi una cifretta un po’ più consistente. A Scopello lo conoscono bene: Padre Crociata è di quelli ne sa una più del diavolo!

Il parroco mette mano al pc e scrive una lettera che ha poi imbustato ed inviato a tutti gli operatori economici presenti sul territorio parrocchiale. La lettera è chiara, secca e decisa: “qui ci vogliono i soldi”. Certo non è facile motivare una richiesta così diretta e spicciola, ma Padre Crociata sa come fare: toccando gli interessi e il portafoglio del commerciante sprovveduto, spesso non praticante ma comunque ossequioso nei confronti del clero (perché non si sa mai). Così nella lettera il parroco ricorda agli operatori economici che la chiesa favorisce tutti, anche e soprattutto i commercianti, gli stessi commercianti che ogni domenica percepiscono notevoli guadagni grazie ai clienti che dalla messa si riversano poi nei vari bar, paninerie, negozi di souvenir. Insomma, la chiesa vi dà i soldi dei fedeli, adesso dovete darne un po’ voi alla chiesa!

Questa la strana richiesta che suona quasi come una estorsione dolce. Suona strana anche ad alcuni abitanti del luogo che dopo aver letto la lettera decidono di girarla alla curia vescovile di Trapani per capire se fosse lecito che un prete realizzasse un’azione del genere, così lontana dal pensiero cattolico (in fin dei conti a pensarci bene non è poi così lontana). Il parroco di Scopello, per dar forza alla sua richiesta, allega anche il conto consuntivo dell’anno 2006, una specie di dichiarazione dei redditi, con tanto di entrate ed uscite così quantificate: 7.027,95 euro le entrate tra battesimi, matrimoni, anniversari, libere elargizioni, offertorio; 5.910,33 euro le uscite tra acqua, luce, giardiniere, spese generali e per liturgie! Quel poco che resta nelle casse non gli basta e così decide di chiedere ai commercianti di mettere mano al portafoglio.

C’è da chiedersi se quanto dichiarato corrisponda poi al vero, visto che le entrate per matrimoni e battesimi sono solitamente nettamente superiori alle cifre dichiarate, ma è meglio non stare qui a chiedersi se Dio lavora in nero o fa evasione fiscale (non vorrei che mi arrivasse un fulmine tra capo e collo mentre sto scrivendo questo articolo), meglio occuparsi solo della strana lettera del parroco che, come incentivo alla sua richiesta, scrive anche che nel corso della messa leggerà i nomi di quelli che hanno contribuito (una sorta di pubblicità ai negozianti più “generosi” all’interno della santa messa, neanche un team di pubblicitari di Pubblitalia avrebbe mai pensato ad una cosa più blasfema di questa) non dimenticandosi però di dare ampio risalto anche a quelli che NON hanno contribuito, un po’ per dovere di chiarezza, un po’ per vendicarsi dei commercianti più tirchi che devono essere messi alla gogna dai fedeli.

Quei fedeli che, in attesa delle manutenzioni che verranno realizzate con quei soldi, sognano una chiesa più bella, più comoda. Magari con l’aria condizionata. D’altronde è risaputo che “senza soldi non si canta messa!”.

Fonte: Fabio Barbera.

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