LA CULTURA? QUI NON C’E’ PIU’

Franzy - Mistura

Franzy – Mistura

TRAPANI – La «Cultura», nelle sue varie forme espressive, è di certo uno dei fattori di crescita della popolazione e magari sviluppo del territorio. Nel nostro territorio, Erice, Trapani, tuttavia sembra soffrire. Abbiamo chiesto un’intervista a Frenzy voce della band trapanese dei «Mistura» per conoscere il suo pensiero in proposito che s’è mostrato tanto disponibile («Caro Natale accetto con piacere la tua intervista sperando di non essere troppo logorroico») quanto pessimista nelle risposte.

 

«Nel nostro territorio la parola “cultura” è stata cancellata dal dizionario – ci spiega subito – . Questo non significa che non ci siano artisti validi che si esprimono a ottimi livelli in diverse discipline, ma quel poco che riescono a fare, lo fanno con grossi sforzi personali nel deserto piu totale. Manca da parte della collettività, e quindi in primis delle istituzioni, la consapevolezza che investire sul futuro di una città sia anche investire nell’arte e nelle varie forme con cui essa si rappresenta».

«Dublino è per esempio una delle capitali europee della cultura – precisa Frenzy -, la città per eccellenza degli scrittori, ma questo non è un caso, bensi una precisa volontà, pensa che ancora tutt’oggi gli artisti che decidono di risiedere in questa città ricevono un trattamento di favore che si esprime in contributi, borse di studio, alloggiamenti gratuiti o a basso costo. Naturalmente un costo per le istituzioni locali ma che si è trasformato negli anni in un grande investimento. Purtroppo sin quando manderemo a governare persone che sperperano il denaro pubblico in base al loro personale bilancino dei voti avremo sempre intrattenimento squallido e noioso, ma non “cultura”».

«Credo che cultura sia un termine che comprende tanto. La cultura la trovi in un libro ma anche in un buon film, la cultura è ricerca che spesso ha sondato il piu profondo dell’animo umano, è condivisione, è conoscenza e per questo prima la distinguevo dal semplice e oggi spesso noioso (e a volte anche volgare) “intrattenimento”. Oggi di questa parola se ne fa un grande abuso ma credo che tra tutta la spazzatura mediatica che ogni giorno siamo costretti a subire sia nata una nuova cultura: quella del nulla».

«Dei centri di aggregamento sarebbero degli ottimi “input” per i giovani, ma su questo si tace e si preferisce lasciare il monopolio dell’aggregazione alla chiesa. C’è il totale disinteresse per le politiche giovanili; ricordo che un tempo all’assesorato sport e turismo avevano affiancato la delega alle “politiche giovanili”… adesso anche la dicitura è sparita, come a dire: a noi interessa lo sport, il turismo e lo spettacolo, ma delle politiche giovanili non ce ne frega una mazza (scusate la crudezza dell’espressione)».

«E’ da piu di venti anni che insieme ai ragazzi del mio gruppo scriviamo e proponiamo la nostra musica, abbiamo suonato in lungo e largo, abbiamo ottenuto dei riconoscimenti a livello anche internazionale, ma non siamo mai andati in televisione e quindi, per la massa, noi non esistiamo. Ma questo da un certo punto di vista è un vantaggio, perchè nessuno ci ha mai detto cosa scrivere o suonare. Tutto quello che abbiamo prodotto è la nostra reale espressione».

Chiudiamo l’intervista con un’ultima domanda. Cosa può fare oggi la «scuola» per la «cultura»? «Sono molto pessimista da questo punto di vista, se continueremo ad assegnare il compitino agli studenti che nel pomeriggio, dopo averlo svolto, passeranno due ore davanti la play station, un’altra ora guardando il football e il resto riempiendo le loro fantasie di parole come successo, soldi, sesso, motori, competizione etc etc., io non so realmente cosa potrebbe fare un istituzione come la scuola per invertire la tendenza … ».

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