LA “FAMOSA” LETTERA DI FAZIO A SODANO
A leggere la parole scritte dal sindaco Fazio, nella sua missiva del 21 agosto (prot. 6335) indirizzata all'ex-Prefetto Sodano, c'è da rimanere … delusi. Non si scorge nulla di nuovo. «Gentile dottor Sodano – inizia così la missiva – ho avuto modo di ascoltare (ci sarebbe da chiedersi come se lui era, naturalmente, assente, NdR) il Suo intervento dello scorso 28 Luglio, quando il sindaco di Erice Le ha conferito la cittadinanza onoraria e devo dire che sono rimasto parecchio amareggiato per ciò che ha affermato …».
Subito dopo Fazio afferma un proprio legittimo, quanto soggettivo ed opinabile, convincimento. «Ecco, dottor Sodano, … (io non) sono disposto, come purtroppo altri fanno, a farmi utilizzare per questioni politiche. Mi auguro che non lo faccia nemmeno Lei …, perché questa è l'impressione che ho ricevuto da tutta questa vicenda».
Dalle opinioni, quindi, il sindaco Fazio passa ad affermazioni volutamente inesatte del tipo «Il Consiglio comunale, se avesse voluto, avrebbe potuto conferire esso stesso, con proprio provvedimento, la cittadinanza onoraria».
Fazio sa di non dire la verità. Non può non conoscere lo Statuto comunale (vedi art. 11 e, in particolare, il primo paragrafo del'art. 49), non può non ricordare l'intervento del segretario comunale dott. Carmelo Burgio, quella mattina del 23 dicembre 2005, nella quale il consiglio lo “impegnava” a conferire l'onoreficienza. Burgio, a domanda del consigliere diessino Salvatore Daidone, affermò, senza che alcuno lo smentisse – neanche lo stesso Fazio presente e seduto a fianco il segretario che «La competenza è una competenza residuale, perché non trova, diciamo, una specifica norma di legge che ne attribuisca, appunto, la titolarità, per cui rientra nella competenza residuale dell'Organo esecutivo (ovvero il Sindaco, NdR)».
«Ciò nonostante, – prosegue il sindaco avv. Fazio – è stata definita la proposta di delibera da sottoporre alla Giunta municipale (procedura inutile, perché di competenza, per come sopra detto, del Sindaco e non della Giunta, NdR)».
«A quel punto» – Fazio aggiunge, cercando di spiegare i motivi che l'hanno portato a tornare indietro rispetto alle proprie dichiarazioni di quel 23 dicembre («non ho nessunissima intenzione di mettermi di traverso per non attuare quanto il Consiglio comunale delibera in merito») – «si è scatenata una vera e propria bagarre politica, assolutamente fuori luogo ed immotivata (a suo parere, naturalmente, NdR), sulla vicenda. Da parte di taluni Consiglieri ed esponenti politici di centrosinistra, forse in vista degli imminenti appuntamenti elettorali (la scadenza naturale del mandato amministrativo era fissata da lì a qualche mese), sono iniziati attacchi politici ed accuse assolutamente infondate (il Giudice è lui, NdR) nei miei confronti …».
Fazio fa "confusione". La scadenza amministrativa era lontana: le elezioni si sono svolte, infatti, nel maggio 2007. La scadenza "prossima", invece, era quella delle "nazionali" (aprile 2006). Questo lapsus avvalora il fatto che egli, con la propria condotta, volesse piuttosto tutelare il sen. D'Alì, che, appunto, sarebbe stato impegnato nelle elezioni in quella tornata.
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Aprendo una parentesi pertinente, Fazio, per onor di Verità (V maiuscola), si riferisce al dibattito politico nato, prima dall'Audizione del primo cittadino dalla Commissione Nazionale Antimafia e poi dalla presentazione della “relazione di minoranza” della stessa Commissione e – inspecie – alle dichiarazioni degli on. Lumia e Sinisi del gennaio 2006 in merito alla presenza al Comune di elementi invischiati in inchieste giudiziarie (il dirigente dell'ufficio tecnico Ing. Filippo Messina) o addirittura condannati in primo grado (il segretario Antonio Galfano) alle quali lui risponde dagli “spalti” del proprio sito internet prima il 24 gennaio 2006 e, quindi, il 27 gennaio 2006.
In particolare Fazio affermava, il 24 gennaio 2006, la sua verità (v minuscola): «E’ falso che l’ex segretario generale del Comune Galfano è rimasto in carica con una condanna per falso. Il segretario ha lasciato il Comune non appena è stata emessa la condanna di primo grado nel suo processo». Affermazione, anche questa dell'avv. Fazio, non rispondente alla realtà: Galfano fu condannato il 26 Aprile 2004, lascio l'incarico (per dimissioni, non certo “sfiduciato” dal sindaco) molto tempo dopo, tanto che la presentazione del nuovo segretario, dott. Carmelo Burgio, avvenne solo il 1 aprile 2005. Poco più di un anno ancora, il 14 agosto 2006, Fazio nominò Galfano proprio assessore!
C'è da notare, per completezza che il “dibattito” sulla legalità, afferente la Giunta Fazio, si trascinava da prima della delibera di conferimento dell'onoreficenza a Sodano: il 27 ottobre 2004 Fazio aveva ritenuto necessario spiegare che lui non ha «avuto rapporti con l’on. Canino, il sen. Pizzo e l’on. Giammarinaro, che non ho mai incontrato nella mia vita». Ed ancora dopo, l' 8 novembre 2004, a seguito di nuovi attacchi politici del “centrosinistra”, Fazio a dichiarare «Evidentemente ho un’idea diversa di ciò che significa fare antimafia, Per me vuol dire dare condizioni di vivibilità ai miei concittadini … per me vuol dire fare rispettare le regole».
Ciò a dimostrare l'inesattezza delle dichiarazioni del sindaco («A quel punto si è scatenata una vera e propria bagarre politica…» ): la bagarre era in corso da mesi dal 2004 almeno, dalla condanna del segretario Galfano (aprile 2004).
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Dopo questa lunga, ma ritengo necessaria, disgressione, torniamo ai contenuti della lettera di Fazio a Sodano dello scorso 21 agosto.
Ancora, per “spiegare” il mancato tempestivo provvedimento di conferimento della cittadinanza onoraria (un titolo che non vale “danari”), Fazio giunge – nel proprio racconto – ad ottobre 2006, «Ho sentito una serie di fesserie, che non ho potuto tollerare oltre. A ciò si è aggiunta, nell'ottobre 2006, la trasmissione “Anno zero” di Michele Santoro che ho ritenuto – e ritengo – profondamente scorretta e dettata da ragioni che probabilmente vanno oltre il diritto di informare i cittadini» (non si comprende quali: se si riferisce a "strumentalizzazioni" politiche ciò sarebbe stato inutile atteso che le elezioni politiche si erano già svolte nell'aprile 2006, NdR).
Il sindaco avv. Fazio spiega le sue ragioni «Se questa fosse stata la reale intenzione della trasmissione, infatti, non si sarebbero occultati artatamente fatti e circostanze, non si sarebbe deciso di intervistare solo chi poteva dare conforto alle tesi che si volevano sostenere …»: qui il primo cittadino omette e dimentica che il giornalista Bianchi tentò ripetutamente di intervistare il senatore Antonio D'Alì non riuscendovi per la “fuga” di quest'ultimo!
Girolamo Fazio cerca di affermare, nella lettera di non essere «pedina importante del sen. D'Ali … io non sono – e non sono mai stato – pedina di chicchessia, ho sempre agito autonomamente … Non mi faccio utilizzare da nessuno, non mi faccio strumentalizzare da nessuno. Ed è per questo che quella delibera sulla cittadinanza onoraria, ancorché definita, non è stata mai votata».
Finalmente scoperto l'arcano! La Verità. Fazio teme che, con la la propria firma ad un tale atto a favore di un uomo (Sodano) che ha “attaccato” D'Alì (quantomeno per il proprio trasferimento fuori da Trapani), egli venga “strumentalizzato” dal centrosinistra per attaccare ed “isolare” il senatore D'Alì a cui Fazio, evidentemente, deve la propria carriera. Una motivazione meschina, dopo tutto.
Fazio, ancora nella lettera, rovescia la situazione «Non ho timori ad assumermi la mia responsabilità ed a confermare che non sono affatto pentito di quella decisione (di non dare la cittadinanza a Sondano, NdR), anche se sapevo benissimo che ciò avrebbe provocato la reazione di chi pensa che la lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata si faccia solo con operazioni di facciata, che sarei stato tacciato, nella migliore delle ipotesi, di sudditanza nei confronti del sen. D'Alì o di vicinanza alla mafia o a chicchessia. Sapevo che mi sarebbe stato più comodo fare la parata (eseguire l'impegno da parte del Consiglio comunale approvato ad unanimità dei presenti, NdR) che tutti si aspettavano per vivere tranquillo».
Il sindaco Fazio prosegue la propria lettera con delle considerazioni più generali e populistiche «La storia della nostra regione e della nostra provincia ci insegna che non si voluta mai realmente combattere la mafia (una dura accusa a chi fa politica dal 1950 ad oggi!, NdR): perché alla fine tale stato di cose è convenuto a molti (tranne – omette di precisare Fazio – ai magistrati ed ai poliziotti uccisi dalla mafia per servire lo Stato, NdR). Da chi ne trae vantaggio perché con essa è colluso e da chi ne trae vantaggio facendo l'anti-mafioso a parole e non anche con i fatti».
«Chi vuole realmente rispettare fare rispettare le regole, da chi è sostenuto?». Fazio, quindi entra nel personale, dimenticando che egli stesso ha tre condanne alle spalle, le ultime – in primo grado – a 6 mesi per violenza privata (caso Dolce) ed a 3 mesi per inquinamento di un torrente (caso Primavera, la cantina di cui era Presidente). Forse queste regole non valgono per lui, o non valgono del tutto? In tal caso quali regole valgono e quali no, secondo il “primo cittadino”?
Quindi l'accusa alla Magistratura «Ho trasmesso così tante denunce circostanziate, per furti d'acqua, per gestioni pubblico-amministrative anomale, per casi di abusivismo edilizio e quant'altro e non so che fine abbiano fatto. Di contro, ho subito quotidianamente attacchi personali e di natura giudiziaria, che chiunque altro non sarebbe disposto ad accettare».
«Io non mi fermo e non mi fermerò mai, rivendicherò il diritto di affermare la verità (v maiuscolo, NdR) e di non mistificare la realtà. Non mi piegherò a chi utilizza il proprio potere per vendette personale (si riferisce ai politici di centro-sinistra, ai magistrati? … lo spieghi! NdR)».
«Solo una cosa mi dispiace davvero – chiude il sindaco, con un po' d'amarezza, ma anche qui omettendo di dire nomi e cognomi e circostanze dei “colpevoli” – Che non si voglia dare a questa Città quella possibilità di riscatto che faticosamente abbiamo tentato di costruire. Ma l'andazzo ormai mi sembra questo. … tanto si è impregnati di cultura clientelare e mafiosa, socialmente accettata. Altri parlano di antimafia con termini ed azioni mafiosi. … Chi vuol dire la sua in Città non può farlo, perché finisce per essere accusato di essere mafioso, venduto a questo o a quello, certamente bugiardo ed interessato …».
Fazio, dimentica solo una cosa: probabilmente anche lui stesso, per alcuni suoi atti e diverse omissioni, può rientrare tra coloro che indica come “colpevoli” dello stato di cose.