La Posidonia in spiaggia? Un falso problema che costa caro!
L’estate è ancora lontana, ma un buon amministratore sa sempre anticipare problemi e soluzioni per il bene comune, no? Sicuramente non si faranno attendere i comunicati stampa del consigliere comunale Francesco Salone (fuoruscito Forza Italia) ed i provvedimenti urgenti del sindaco Vito Damiano (eletto anche da Forza Italia) in tema di rimozione delle “alghe” dalle nostre spiagge in vista della stagione balneare.
Lo scontro mediatico fra Damiano e Salone
«Bisogna far presto. Le spiagge sono meta di trapanesi e di tanti turisti» lamentava – ad esempio – Salone il 3 maggio 2015 su “IdeazioneNews” accusando di «immobilità» l’amministrazione Damiano [1].
Un corsa al «conferimento in discarica» di tali “alghe” che portano il nome di “Posidonia oceanica”, «al fine di prevenire ed eliminare ogni pericolo per la salute pubblica», assicurava Vito Damiano per come riporta TP24 l’11 maggio 2013 [2].
Due anni dopo il sindaco Vito Damiano, in versione eco-risparmiatore, preferisce «evitare il costoso conferimento in discarica» che poi si ripercuote sulla bolletta TARI e depositare la Posidonia in zona Marausa «nei tratti di litorale soggetti ad erosione e dove non viene praticata la balneazione» per come riporta TrapaniOggi il 17 giugno 2015 [3].
Peccato che il problema Posidonia non esista e che il suo smaltimento si rileva sono un costoso “servizio”, sia in termini economici per i cittadini che in termini ambientali per le nostre spiagge.
Gli studiosi promuovono la Posidonia oceanica
Le banquette di Posidonia, infatti, hanno riconosciute dagli studiosi una funzione nella «protezione delle spiagge dall’erosione» [4], ad esempio, ma anche sono «luogo di riproduzione e deposizione delle uova in riva al mare» per una grande varietà di organismi. Hanno una funzione protettiva pure per i sistemi di dune e la loro rimozione costa la contemporanea “necessaria” rimozione di una parte della stessa sabbia che quindi, anno per anno, va riducendosi.
Nonostante il sindaco asserisca il contrario, tali piante (non è una vera e propria alga) non creano alcun problema per la salute pubblica poiché la Posidonia ha «un’elevata resistenza a processi di degradazione microbica grazie a una quasi totale mancanza di proteine nella sua struttura».
La natura, con la Posidonia, premia economia e turismo
Tutto il problema della permanenza della Posidonia sulla riva, in sostanza, si riduce ad un problema “estetico”.
C’è da segnalare, invece, che «le alghe marine e gli altri residui vegetali costituiscano una componente naturale dell’ecosistema marino» e quindi fanno punteggio, anzi la loro presenza rappresenta un “imperativo” per l’assegnazione delle “bandiere blu” alle stesse spiagge [5].
Giova, a conclusione di questa breve rassegna, come «le banquette di Posidonia sono state ampiamente utilizzate nella produzione di compost» (concime), come a Castelvetrano [vedi Giornale di Sicilia del 28 agosto 2016, nota 6], nelle Egadi una società ligure ne produce cosmetici [vedi Repubblica, 15 gennaio 2016, nota 7] e hanno «ottime proprietà isolanti».
Insomma la loro rimozione è un business solo per le imprese di smaltimento: la conseguenza diretta della loro rimozione, infatti, è solo un aumento considerevole del costo economico della pulizia, nonché la creazione di grandi volumi di residui spesso destinati alla discarica.
Si tratta solo di spiegare tutto questo ai cittadini, insomma di un problema di educazione non di igiene.
Fonti:
[2] TP24 anno 2013
[4] Sea Matter
[5] Bandiera Blu
[6] GdS, 2016
[7] Repubblica, 2016